Andrea Pubusa
Uras è iperattivo sul fronte “elezioni regionali”. Perso il seggio al senato è l’ultima carta che gli rimane prima della definitiva scomparsa. Propone una coalizione larga, larghissima, ma in realtà raschia la pentola dopo aver concorso a buttare alle ortiche un patrimonio e un radicamento enormi della sinistra sarda. Uras, più che dalla ragione, è mosso dalla disperazione. Le sigle del centrosinistra sono al lumicino, mettendole tutte insieme forse riescono a restare a galla, a non scomparire dall’Assemblea regionale. Sì perchè questo è uno degli scenari possibili: la espulsione per volontà popolare di PD & C. dalla massima istituzione sarda.
La disperazone di Uras è tale che non esclude neanche un’intesa con FI. “Ci troviamo in una fase in cui l’interesse della comunità deve superare i limiti che ci siamo posti E comunque anche in Parlamento mi è capitato di lavorare in tandem con Emilio Floris…“.Insomma, una grande coalizione contro il populismo, ossia contro il M5S, in realtà per salvare se stessi.
Se questa giravolta di Uras può suscitare sorpresa, è invece fisiologica in Maninchedda all’approssimarsi delle elezioni. “Primum vivere deinde pilosophari“. A destra o a manca purché si campi. Paolo, che è capace ed ambizioso, voleva candidarsi alla presidenza col centrosinistra, ma vista la malaparata (”se il centrosinistra si presenta in modo classico verrà travolto anche se candida Maradona“, osserva Deiana il presidente dell’ANCI), vira a destra per salvare almeno la presenza in Consiglio.
Ma tutto questo bastera a far dimenticare lo scandalo della legge elettorale regionale? L’attacco feroce alle autonomie locali con il commissariamento delle province? Cancellerà il ricordo umiliante della subalternità al governo Renzi, anche quando ha tentato di sopprimere con la revisione costituzionale le autonomie regionali e la rappresentanza locale nel Senato? E lo sfascio della sanità? E l’abbandono del mondo del lavoro? Non c’è campo in cui il centrosinistra non abbia fatto l’esatto opposto di quanto gli elettori si aspettavano da questo schieramento. Non c’è un punto su cui possano vantare un successo.
Alla disperazione di Uras e Maninchedda fa da contraltare la sicumera di Puddu. E’ convinto che il M5S sbanchi come alle politiche. Ma le regionali sono altra cosa, seguono altri codici. Il M5S, che pure ha fatto un contratto di governo a livello nazionale dopo le elezioni, dovrebbe pensare ad un’intesa simile prima, perché la legge elettorale sarda è fortemente maggioritaria, e se vuoi vincere devi prender un voto in più del tuo concorrente. D’accordo nello scartare l’alleanza con un partito, ma esiste in Sardegna una vasta area democratica, delusa dal centrosinistra, che ha fatto molte battaglie in questi anni. Pensare di favorire la formazione di un “raggruppamento” e dargli visibilità elettorale sarerebbe una mossa utile al M5S e alla Sardegna. All’isola perché determinerebbe una svolta e un cambio di gruppi dirigenti. Al M5S, anzitutto, perché potrebbe consentirgli di vincere le elezioni, secondariamente perché, dopo l’alleanza di governo con la Lega, espliciterebbe, dove possibile, una propensione per le forze democratiche. Ci vuol poco a capirlo, ma i pentastellati isolani pensano che i voti vengano sempre trasportati dal vento e non anche grazie a scelte appropriate.
1 commento
1 Aladin
30 Agosto 2018 - 21:18
Anche su Aladinews: http://www.aladinpensiero.it/?p=86519
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