D’accordo la lotta a Salvini, ma Conte e Di Maio sono la stessa cosa?

28 Agosto 2018
3 Commenti


Andrea Pubusa

 

 

Se fossi a Milano parteciperei alla manifestazione anti Salvini-Orban per ovvii motivi, ma non esito a dire che l’opposizione al governo ha le armi spuntate. Guardate la vicenda Autostrade, Toninelli pubblica in un battibaleno la convenzione pro Benetton, la cui secretazione, anche da parte del centrosinistra, era funzionale solo a nascondere sconcezze politiche e amministrative, a celare la svendita dello Stato e dei suoi beni a privati senza scrupoli (festaioli anche di fronte alla tragedia e al lutto del Paese intero). Si possono versare i mitici fiumi d’inchiostro da parte dell’intellettualità di sinistra, ma non si riuscirà a scalfire il valore democratico di questa decisione e l’annuncio di rendere pubbliche anche le altre concessioni nascoste. E l’annuncio di Conte di voler revocare la concessione? E quello di Di Maio di voler rinazionalizzare, ossia riportare nella sfera statuale la gestione di beni sovrani? Si può gridare quanto si vuole contro la destrosità del M5S e del governo, ma nessuno presterà orecchio ad un raggruppamento che ha al centro il PD (liberista, privatizzatore e affarista) e alleati (molti di LeU) che, a suo tempo, hanno avallato quelle scelte scellerate.
Anche sui migranti Conte non è Salvini. E’ il suo esatto contrario. Quanto quello è sguaiato e volgare, Conte è misurato e ragionevole. Ha posto a livellp internazionale una questione importante: aprire tutte le frontiere d’Europa. Anzi ha detto di più e meglio: chi entra in Italia entra in Europa. Se la Unione esiste, così è, con tutte le implicazioni del caso. Mi sembra una impostazione corretta, che le forze democratiche dovrebbero sostenere senza reticenze, perché è l’esatto contrario di quanto dicono Orban e Salvini, che sono per chiudere a tutti, non perché tutti aprano. Anche qui gridare “al lupo al lupo di destra” nelle piazze serve a mettere in pace la coscienza, ma non a postare di un millimetro gli equilibri politici
Parimenti inefficace è la via giudiziaria contro Salvini. Ha spiegato bene sul Fatto l’ex procuratore capo di Firenze, Ubaldo Nannucci, aderente a Libertà e Giustizia, che l’ingresso nel territorio di uno Stato non è libero, è sempre soggetto ad autorizzazioni e provvedimenti delle Autorità statali, e, dunque, mentre è ripugnante la condotta politica di Salvini, difficilmente essa potrà avere rilevanza penale.
Anche il decreto dignità, al di là delle sue debolezze, segnala il reingresso dello Stato nel mondo del lavoro e dell’impresa, come hanno messo in luce anche osservatori e giuristi di area democratica non piddina.
Quali conclusioni si possono trarre da queste veloci e sommarie considerazioni? Esiste una oggettiva differenza fra le posizioni di Salvini, tendenzialmente regressive e razziste, e quella di Conte. Di Maio & C., sempre difensori della Carta e anche in questo caso rispettosi dell’azione dei PM. Su questi poli bisogna schierarsi. Non c’è altro. Non il PD, da cui è venuto il più duro attacco alla Costituzione nel 2016 e le politiche affaristiche e contro i lavoratori, non lo sciame delle sigle di sinistra, rispettabili, ma ininfluenti. Lo sviluppo della democrazia in Italia si gioca accompagnando il M5S nella sua evoluzione, dopo il repentino boom. Ragionando a contrario: se le forze democratiche non si porranno questo obiettivo e non lo raggiungeranno, gli equilibri, potranno spezzarsi con una torsione verso destra, di cui oggi il M5S è, tutto sommato, l’antidoto più robusto. Bisogna dare ai pentastellati una sponda che consenta loro di mollare Salvini. Questo non vuol dire esentarli da critiche anche dure, ma sapendo anche che hanno un ruolo importante. E’ un compito difficile, ma fare di tutta l’erba un fascio è sbagliato e perdente..

3 commenti

  • 1 Tonino Dessì
    29 Agosto 2018 - 00:36

    Caro Andrea, accompagnare un M5S che si fa guidare da Salvini, dovresti convenirne, non fa. Ripugna ormai a ogni democratico. Dubito che la strada che indichi, quella di difendere l’alleanza subalterna all’uomo che indica l’Ungheria di Orban come faro della nuova Europa sovranista possa essere seguita da un’opposizione democratica che, si, sconta l’assenza di una rappresentanza politico-parlamentare, ma cionondimeno sta reagendo già da mesi in Italia. Noi non possiamo, a mio avviso, per dispetto o per ritorsione contro una sinistra che ormai si è suicidata da sola, esser acquiescenti all’ondata neofascista rappresentata dalla Lega e della quale il M5S si sta rivelando succube. Non vale più ricordare il ruolo avuto dal M5S nella campagna referendaria. Anche Salvini e persino Berlusconi votarono contro la revisione proposta da Renzi. Potrei persino consentire sull’importanza di esercitare un’influenza affinchè il M5S non degradi su una deriva opportunistica. Ma il modo migliore non può essere quella di assecondarli nel loro appiattimento.

  • 2 Aladin
    29 Agosto 2018 - 07:55

    Anche su AladiNews: http://www.aladinpensiero.it/?p=86505

  • 3 admin
    29 Agosto 2018 - 10:21

    Caro Tonino,
    Ho sempre pensato che l’azione politica debba essere volta a spostare forze e a creare nuovi equilibri. Non credo che come democratici dobbiamo arrenderci a considerare perduti alla causa democratica i pentastellati. Quanto ha inciso nell’ingresso al governo di Salvini il niet di Renzi? Una diversa responsabilita’ democratica del PD avrebbe dato equilibri diversi alla politica nazionale. Siccome le contraddizioni nella coalizione di governo vengono al pettine e saranno sempre piu’ forti. Il M5S deve avvertire di avere una alternativa. La ghettizzazione del M5S e’ stato un grave errore e lo e’ ancora di piu’ persistere. Chiamarli fascisti o simili non risponde al vero e non paga.
    Tu dici spesso che non bisogna pensare ed agire per far dispetto al PD. Valuto anche il PD per quello che ha fatto e fa: un disastro. Quest’area potrebbe avere una funzione e riprendersi se propone un progetto di svolta democratica. Ma per far questo deve rivedere a fondo la sua impostazione ideale e politica e non puo’ eludere la questione dei 5 Stelle. Naturalmente, come tu dici e ripeti, il M5S deve sentire l’opposizione democratica, ma questa deve anche indicare vie d’uscita possibili. Ora non mi pare lo stia facendo.
    Andrea

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