Amsicora
La mattina scendo presto in spiaggia. Non voglio contendermi lo spazio con nessuno. Io piazzo l’ombrellone, poi son gli altri a circondarmi. a io tengo la posizione, con asciugamani e sedia, come in trincea.
Ieri dopo la solita lettura soporifera sulle sorti della sinistra, questa volta mi tocca Tommaso Nencioni, “La sinistra travolta dal fallimento della bella époque”…., mi sdraio per sonnecchiare, ma ahime!, nel più bello mentre sto per prendere sonno, sento alitarmi sui piedi qualcosa. Che sarà mai? Apro un occhio, per tenere l’altro a riposo. Oddio, un cane! Mi alzo e vedo un signore che guarda compiaciuto i miei piedi e la bestia; dal contegno, sembra si aspetti ch’io gli faccia le feste. Il suo cane mi ha degnato di considerazione! Evvivaaa! Se mi avesse pisciato i piedi - secondo lui - avrei dovuto saltare per la gioia! Ma non corrispondo. Deludo le sue attese!
Qui, scusate, una premessa e’ d’obbligo. Sia ben chiaro, io non ce l’ho coi cani, belle bestie e non faccio come quelli che dicono “io non sono razzista, ma...” No, dico sul serio e confermo, non ce l’ho davvero con queste bestie meraviglioso, anche nel ricordo di mio padre che in paese, prima di trasferirci a Carbonia, ha sempre avuto cani e di uno, Lilla, ha parlato con nostalgia fino alla fine dei suoi giorni. Ne magnificava le doti a caccia,, “a cassixedda” e “a cassamanna“, e con le capre era un vero pastore, le guidava, le governava, raggiungeva quelle che si attardavano. Lilla per mio padre era un’amica, una compagna di lavoro e di svago. Come posso avercela coi cani io? Sarebbe come offendere la memoria di mio padre… e di Lilla. Offenderei tutti quei cani che nelle campagne si sono guadagnati e si guadagnano il pane e la stima dei padroni, rendendo servizi impagabili.
Sapete chi invece ce l’aveva coi cani, in bidda? Tziu Nonnis, lui sì, proprio li detestava. Abitava di fronte al Municipio, nell’area dove ora c’è la piazzetta col magnifico murale di Francesco del Casino sulla latitanza a Nuxis dell’Avv. Salvatore Cadeddu, martire di Palabanda. Siccome allora il fiume non era stato follemente tombato, lì c’era un ponte, passaggio obbligato per uomini e animali. Bene, tziu Nonnis aveva in tale odio i cani, che nel davanzale della sua finestra al primo piano teneva una batteria di pietre, di pezzatura congrua, che, immancabilmente scaricava sui cani che, poveretti. passavano lì per entrare o uscire dal paese. E ormai fra i cani la cosa era così risaputa (un passaparola?), che quando si avvicinavano alla sua finestra le povere bestie, prima stavano guardinghe, poi facevano uno scatto per superare indenni l’area di tiro di tziu Nonnis, che, per fortuna delle bestiole, era ormai vecchio e non aveva buona mira. Per dire dell’intelligenza dei cani del mio paesello, avevano capito che tziu Nonnis non poteva lanciare i suoi micidiali proiettili in presenza di altre persone e allora aspettavano a passare quando entrava o usciva dal ponte un carro a buoi o un cavallo o contadini a piedi, insomma s’intruppavano. Il terribile vecchio guardava minaccioso, ma scoppiava di rabbia per l’impossibilità del lancio.
No, io, per capirci, non sono come tziu Nonnis, io non ce l’ho coi cani, ce l’ho coi padroni. Proprio così. Ce l’ho, ad esempio, con quelli che se ti spaventi, si offendono perché ti dicono che il loro cane è buonissimo, come se tutti siano tenuti a saperlo. Oppure se tu gli dici di mettergli il guinzaglio, ti rispondono che a nessuno piacciono le manette e loro non sono guardie carcerarie. E simili amenità. Orbene, quello che mi sono trovato davanti ieri in spiaggia era di questa tipologia e per di più continentale, nordico, quindi con l’aria del sacente in gita nel contado. Subito si risente perché non faccio feste al suo cane, anzi lo guardo …in cagnesco. E quando gli dico, con garbo, ma con fermezza, che c’è l’area cani e i cani non si portano fra gli ombrelloni, sentite cosa mi dice! “Il mio cane fa il bagnetto una o due volte al giorno e ha fatto tutti i vacini. Voi, invece, tollerate in spiaggia i negri, i vu cumprà che bagno non ne fanno mai, o quasi e i vaccini chissà…“. E chissa’ cosa mangia?! “A Candy - prosegue - dò tutti i giorni le crocchette Monge superpremium. E’ sano e va di corpo come un orologio!“. “Meraviglioso“, faccio io. E lui subito, con aria supponente, guardandomi dall’alto in basso: “E se proprio lo vuol sapere, caro signore, Candy beve acqua Rocchetta“. ” Plin plin“, faccio io, d’istinto. “Proprio così - ribatte lui - Candy è sana dentro e bella fuori”. “E poi io ho scopetta, paletta e sacchetto: raccolgo tutto io…” “e scommetto che fa la differenziata”, lo incalzo io, con ironia, “…sì proprio così - precisa lui puntiglioso - metto nell’umido; i negri invece la fanno in giro, ai bordi della spiaggia“. “E lei ritira anche quella?“, chiedo con sarcasmo. “No quella rimane li’ e chissa quanti virus!“. Amommia! “Sa perché portano il caftano, perché così possono calarsi i pantaloni e fare i bisogni senza mostrare il sedere! E voi li preferite alla mia cagnetta! a Candy“. Ma guarda un po’ chi mi doveva capitare! “Senta - gli dico deciso – i vu cumprà non li prefersico al suo cane, …alla sua Candy, li preferisco a lei, che per quanto mi riguarda è persona indesiderata…“. Alcuni sardi intorno fanno ampi cenni d’assenso. “…E allora, se è così che voi sardi trattate i turisti, che vi portano il benessere, io in Sardegna non ci torno…”. “Dei suoi soldi non sappiamo che farcene, torni a casa sua e qui non si faccia più vedere!“. E lui: “non leggete neanche i giornali! Salvini ha vietato il commercio ambulante in spiaggia, se comprate dai negri venite multati anche voi!…Ma per voi gli italiani non vengono prima“. Qui rischio di compromettermi, giuro che se avessi avuto qualche anno in meno, gli avrei spaccato il muso…, manco a dirlo, alla sarda, con una testata! Ma per fortuna, se ne va, indispettito…con la sua Candy in braccio, ripetendo che in questa terra d’incivili non ci metterà più piede. “. Preferiscono i negri alla mia Candy“; ripete, incredulo e scandalizzato.
Ma guarda un po’ cosa può succederti nella spiaggia quando non sei isolato!
Per voltar pagina, decido di prendermi un bagno, così per staccare, per farmi passare l’incazzo. Quando rientro mi reimergo nella lettura di Nencioni: “il frutto avvelenato sta nella logica speculativa, quella dell’abbandono della dialettica fra autonomia e egemonia”.”La ricostruzione del nesso tra conflitto e istituzoni è la chiave di volta…“. Is callonis, disperato mollo il Manifesto e mi butto alle parole crociate de l’Unione sarda!
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