In spiaggia fra racconti di preti integralisti, tradimenti e fattucchiere

13 Agosto 2018
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Amsicora

 

Scendo in spiaggia al mio solito posto, ma, ahime!, il vento dal mare non ha riportato neanche un pugno di posidonia. Neppure un piccolo strato di alghe per allontanare ombrelloni e gitanti vari. Mi trovo così di nuovo circondato da umanità varia chiassosa e vociante, che non rispetta neppure le distanze minime. E così al mio fianco si piazza una signora con la nipotina, mentre io leggo un fondo del compagno Bonilli sul Manifesto, populismi, popolo, moltitudini e l’immancabile ricostruzione della sinistra sulle parole, non sui lavoratori in carne ed ossa, nei luoghi di lavoro e di vita, nelle lotte.
Non faccio in tempo ad arrivare a metà e mi cala un irrefrenabile sonno. Mi stendo sulla stuoia, ma, senza preavviso, la mia vicina emette uno strillo sovrumano, che mi fa sobbalzare: “Sammuelllla! Stai nell’acqua bassa! Non allontanarti, che nonna ha paura!”.
Non so che fare, se leggo mi viene il sonno, se tento di dormire vengo svegliato di soprassalto. Bah, decido di sfogliare i titoli, senza immergermi in letture importanti. A destra alcuni parlano degli acquisti del Cagliari, mentre le mogli narrano delle disavventure per la cresima del figlio di una di loro. Il parroco non lo vuole ammettere.. “Don Luigi dice che se non frequentiamo la parrocchia non può ammettere Mirko ai sacramenti. Mi toccada andai a Narcau, ma ti paridi giustu? E l’amica: “Du nanta ca don Gigi esti severu. Esti fattu aici, esti antigu. Lassadu perdi bai a Narcau, don Franco cresimada a tottus… bastara un’offerta, diacci sesi accanta de su ristoranti abui deppis fai sa festa de cresima e is invitaus bessinti de cresia e funti prontus po pappai…”. “Eia fatzu propriu diaicci, bau a Narcau e prenotu sa cresima e su ristoranti…”. Ma con la cresima non si diventa cavalieri di Cristo? Difensori della Chiesa? Che c’entra il ristorante?
Io, nel frattempo ho ripreso l’editoriale di Bonilli, e sono al punto in cui spiega che popolo e classe sono due concetti diversi, nel secondo c’è coscienza di sé, della propria funzione produttiva e sociale, mentre il popolo è un insieme di individui indistinti. Un punto delicato, centrale, richiede concentrazione. Ma, ahime!, vengo distolto dalla riflessione: “Sammuelllla, guarda chi c’è! E’ venuta Fabbiolllla con la mamma, con Rita!”. ” Vieni a conoscere la cuginetta del continente”. E dopo i convenevoli, le bimbe vanno in acqua e le due donne si immergono in una chiacchierata confidenziale e intima. “Rita dimmi e Micchelllle, come stà? Non viene al mare?” “Ohi, zia, a te lo posso confidare, con Miki siamo ai ferri corti”. “E ita e’ succediu? Non mi neristi chi si seis separaus!”. “Separaus non propriu, ma siamo vicini”. “Lui si è invaghito di un’egua, una troietta, e non se ne stacca”. “E tu cosa hai fatto?”, fa la zia. “O me o lei, gli ho detto, ma lui ha chiesto una pausa di riflessione e non sciu ita fai. Ita mi cunsilasa, cara zietta?”. “Sa situazioni e’ seria, ma non impossibili. Bisungiada andai de tzia Maria Fronteddu”. “De tzia Maria Fronteddu?”, interrompe Rita. sorpresa. “Maria fairi miraculus!”, risponde pronta la zia. “Nanta chi siada una bruxia, e de facci paridi popriu una strega”, osserva la nipote. E ma esti in gamba - riprende la zia:” Ti ricordi Emilia Lampis? Teniada una causa cun su bixinu, Efisiu Piredda, un omini antipaticu, prepotenti, le voleva portar via una striscia di terreno nel confine. In Carbonia, in Pretura, ari perdiu sa causa. Esti andara de tzia Maria Fronteddu e da cunzilada de fai appellu in Tribbunallli a Casteddu e po s’udienza da donada una bustina cun pruineddu, polverina, de ghettai in s’aula de s’udienza prima de comenzai sa discussioni”. “E accomenti esti andada?”, chiede Rita, con ansia. “Emilia ari bintu sa causa e Efisiu nd’esti bessiu scorrau”. “Ne è uscito scornato? Davvero!?, commenta Rita, entusiasta. “Allora vado da tzia Maria, si vosteti m’accumpangiara”. “Certu, andausu impari, t’avvertu perou, deppis fai tottu su chi Maria ti pregontada senza fare domande” “E ita stoccada ara bolli?”. “Ma po fai filtrus amorosus a una da pregontada de da portai una boccetta de picciacciu…”…” ha chiesto un flacone di urina?, chiede, sorpesa, Rita. “Ih, come quando vai a fare le analisi, non la porti la boccetta? Ma lei non fa analisi, la usa per fare una polverina, che devi mettere nel caffè a Micchelllle e vedrai che tornerà da te come quando eravate fidanzati”. Anzi, po rafforzai su intrugliu, vuole anche un pelllo…mi caspisci? “Un pelo?”, fa Rita. “Ma come faccio a metterlo nella tazzina del caffè di Miki?”, obietta. “No, tranquilla, lo passa nell’urina e poi lo brucia, insieme ad altre cose che sa lei. Tui in su caffei depis poni su cinusu, la cenere, su pruineddu”, spiega, con pazienza, la zia. “Ah devo mettere la polverina!?, dice Rita, rassicurata. “Proprio così, la bustina comenti fais cun su zuccuru”, soggiunge la zia. “Se è così di peli anche due gliene do’. Mi spiniu. Magari! S’importanti che Miki torni. Che bello sarebbe! Esclama Rita, speranzosa.
Io sono arrivato alla fine dell’articolo di Bonilli, dove immancabilmente se la prende coi pentastellati, populisti e imboglioni, destinati al fallimento, mentre la sinistra risorgerà piu’ forte che mai. E quando apprendo queste belle previsioni, Rita e la zia si danno un appuntamento importante. “Martis a mengianu andausu a chistionai cun tzia Maria Fronteddu”, dice la zia. E Rita, felice: “a Martedì mattina”. “Arregordadindi porta boccetta e pellllli!”, raccomanda la zia.
Mi son rotto di chiacchiere e del vociare intorno a me, decido si buttarmi in acqua, e mentre mi immergo, mi viene un’idea prodigiosa: e se andassimo anche noi della sinistra da tzia Maria Fronteddu? Chissà, la sinistra avrebbe più chance di ripresa che seguendo le ricette dei tanti Bonilli, fatte di paroloni e concetti difficili e astratti. Sì, sì, compagni e compagne, per noi ci vuole un filtro magico, ci vuole una tzia Maria Fronteddu! Una magia, non vi pare?

 

 

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