Soru fra progetto e realizzazione

10 Marzo 2009
3 Commenti


Tore Melis

Il progetto e gli obiettivi programmatici di Progetto Sardegna e di Soru ottennero nel 2004 un ampissimo consenso. Il largo successo di Soru dimostrava che quell’idea coincideva con i desideri dei Sardi. In questi anni di governo regionale quel progetto, pur essendo rimasto intatto nella prospettiva, ha fallito totalmente negli iter di realizzazione. Soru ha fatto come quel tale che attardandosi a preparare il migliore dei giacigli per un ospite, lo lasciò al freddo, e quando sentendosi pronto per l’accoglienza decise di aprirgli la porta, lo trovò morto per assideramento.
In questi quattro anni scorsi la vera assente è stata la Politica. Specificatamente è mancato il ruolo della vera ars regia aristotelica, vale a dire la capacità di costruire le decisioni. Assumere decisioni non basta a fare grande e vincente un uomo politico, né aiuta a realizzare un progetto ambizioso, per quanto buono!
Quando si decide senza costruire le decisioni anche ciò che di buono si riuscisse a realizzare, si sgretolerebbe al primo cambio di vento… ed il vento è massicciamente cambiato in Sardegna!!
Più volte si è parlato di Soru come la febbre, individuando nella malattia il problema da risolvere.. ma certo è che la febbre andava combattuta e i sardi hanno iniziato da lì.
Andrea Pubusa ci chiede di interrogarci sul perché Soru e il centro sinistra abbiano perso le elezioni con uno scarto così ampio? La risposta è semplicissima! Soru ha perso per tanti motivi, e analizzarli uno per uno richiederebbe moltissimo spazio e tempo, ma a mio avviso, due ragioni sono più significative di altre. La prima consiste nell’aver agito scambiando la cosa pubblica come una cosa propria, non tanto per questioni d’interesse privato, quanto per un metodo che ha trasceso quella terzietà caratteristica dell’agire istituzionale. Abbiamo osservato Soru, in più occasioni, agire e decidere come se persona fisica, partito e istituzione, fossero la medesima cosa.
La seconda ragione consiste nell’aver integralmente trascurato gli aspetti congiunturali dell’economia sarda, dimenticando di praticare quella “politica economica” di cui l’isola aveva bisogna per il contingente. In questo senso egli ha commesso esattamente lo stesso errore di Prodi. Prodi, infatti, fecce approvare una finanziaria fortemente antipopolare senza tener conto della precaria situazione del Senato, sul quale pendeva la spada di Damocle della crisi.
Soru ha accantonato la politica del consenso, disconoscendo la preziosità di tale attività, specie quando si volesse realizzare un progetto di prospettiva lunga. Egli ha tagliato, segato, eliminato enti, leggi e misure. Ha usato il maccette al posto dei bisturi. Il sistema della formazione professionale non andava bene? Giusto, riformalo! Invece nulla, eliminato! Bisognava tutelare il patrimonio costiero? Giusto, quindi perché non avviare un percorso per “costruire” una legge con gli attori principali dei territori, e soprattutto, perché non discutere subito una Legge chiara e capace di essere motore di sviluppo e di salvaguardia. Invece no, si fecce la Legge salva coste , poi il PPR e solo dopo quattro anni, si avviò la discussione sulla legge urbanistica (mai approvata). Si voleva fare il Betile? Va bene, allora perché non costruire un accordo di programma, chiamando a raccolta il mondo produttivo, creando protagonismo e aspettativa fra la gente, fra i disoccupati, fra le imprese. Nulla di tutto questo, Soru impose un progetto proprio, basato sul “ a bonolla o a marolla”, attirandosi così contrasti tali da non consentirgli di realizzare nulla.
Che dire poi dei comparti produttivi: il settore artigiano si è visto tagliare (da un giorno all’altro) i fondi di 4/5. Istituti fondamentali per la tenuta dell’economia isolana, (quali i crediti garantiti e agevolati), sono stati spazzati via senza alcuna discussione e dimostrando di essere totalmente privi del punto di vista olistico. Oggi, mancando quegli strumenti, la forte crisi finanziaria sta riconsegnando molti piccoli imprenditori fra le braccia degli usurai. Inoltre, il comparto del Commercio usufruiva di interventi medi pari a circa 25 milioni di euro l’anno, invece, con Soru, per i primi due anni, non fu bilanciato un solo euro, e negli anni successivi, non sono mai stati superati i 7 milioni di posta. Nel frattempo, però, l’opinione pubblica rimaneva attonita per le questioni della S&S e dei 70 milioni di euro messi a disposizione per tale intervento, (torniamo alla storia del miglior giaciglio per l’ospite).
Gli strumenti di agevolazione messi in campo dalla Giunta Regionale (PIA, LR 51/93,LR 15 ecc. ecc..), in questi anni non hanno tenuto in conto (con una miopia sconcertante) della specificità dei vari territori della Sardegna. Addirittura la LR 51/93 ha attribuito più premialità e maggiori contributi ad un’impresa di Sanluri, Villacidro o di Oristano, piuttosto che ad un’impresa di Silius o di Escalaplano, proprio perché aventi sede in Comuni il cui privilegio economico sarebbe quello di operare all’interno della giurisdizione della Provincia di Cagliari; come se Escalaplano fosse nell’interland Cagliaritano!!
V’è di più. Vorrei ricordare che la Sardegna non ha usufruito della finanziaria 2007; fu, infatti, approvata a giugno e resa esecutiva a settembre. A questo si deve aggiungere che a dicembre 2008, Soru si è dimesso, mandando per aria la finanziaria 2009 e rinunciando a mettere in campo una politica del consenso almeno negli ultimi 8 mesi di governo. Se qualcuno avesse la pazienza di guardarsi i bilanci di consuntivo della Regione, scoprirebbe che la Sardegna ha residui passivi pari a circa 7 miliardi di euro. E’ assurdo che la Sardegna, con i suoi gravi problemi strutturali e la crisi economica e occupazionale di cui è vittima, possa permettersi di non spendere 14 mila miliardi di vecchie lire già impegnate. Detto ciò, non sono certo contento della vittoria del centro destra, né ho colto con piacere la vittoria di Cappellacci, anzi! Ma una cosa è certa, prima saremo capaci di lasciarci Soru alle spalle e prima saremo in grado di far ripartire il centro sinistra in Sardegna. Perché no, anche attraverso organizzazioni politiche fortemente autonomiste ed autonome!!

3 commenti

  • 1 Franco Branca
    10 Marzo 2009 - 19:48

    perfetto! e si potrebbe aggiungere…
    ma… per completezza d’informazione non sarebbe bene anche ricordare almeno che il grande regista della politica economica regionale è stato il PROF Francesco Pigliaru? e che è grazie a lui che la Sardegna ha goduto i benefici dell’opera del geniale Direttore del Centro Regionale di Programmazione che risponde al nome di Salvatore Orlando?

  • 2 Giancarlo
    10 Marzo 2009 - 20:16

    Troppo lungo articolo più sintetico, la gente vuole la notizia,non riassunti kilometrici.Cè la sostanza programmatica che conosciamo dobbiamo fare un analisi politica della nostra diaspora dell’essere di sinistra.

  • 3 Sergio Ravaioli
    11 Marzo 2009 - 11:43

    Una breve integrazione all’integrazione di Franco Branca.
    Non dimentichiamo neppure il gigantesco “facimme ammuina” della progettazione integrata. Non solo 14.000 persone e imprese per bene impegnate a pestare acqua nel mortaio, ma anche un retrostante vuoto culturale nella dirigenza politica che confonde la partecipazione con la lotteria di capodann, e che spaccia le chiacchere al bar dello sport per progetti di sviluppo.
    La partecipazione deve avere strutture che la sostengano (come a suo tempo previsto dalla L.R. 33/75) ed una classe politica (meglio: una classe dirigente) capace di definire indirizzi, strategie, tempi, alleanze: cosa di tutto questo abbiamo visto negli ultimi cinque anni? (anche nei precedenti venti a dire il vero). Nulla.
    Avrei anche molto da dire su come la UNICREDIT ha gestito l’istruttoria dei progetti seguiti alla kermesse dei 14.000, ma credo interesserebbe a pochi.
    Per carità!
    Il punto più basso della programmazione regionale. Ed i protagonisti di quelle vicende ancora osano aprire bocca e presentarsi come economisti!

Lascia un commento