Il boicottaggio di Durban II, l’incontenibile deriva a destra di Israele e l’altra faccia di Obama

15 Marzo 2009
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Massimo Marini

Dopo il plauso sostanzialmente unanime incassato dal neo-presidente Obama per le sue scelte in campo economico, di investimenti sulle rinnovabili, di redistribuzione del reddito (o meglio, di armonizzazione del prelievo fiscale), iniziano ad emergere le prime ombre della nuova amministrazione USA per quanto concerne la politica estera. Il multilateralismo propagandato e promesso in campagna elettorale, inaugurato con la calendarizzazione del ritiro dall’Iraq e la riapertura del dialogo con la Russia di Medvedev/Putin, si è dovuto scontrare con la realpolitik e gli interessi lobbistici che riguardano la spinosa questione medio-orientale. E’ in quest’ottica che va inquadrato il boicottaggio promosso dagli USA nei confronti del Vertice ONU sul razzismo, chiamato Durban II, che si svolgerà a Ginevra a metà aprile. Nonostante le rassicurazioni dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti dell’uomo Navi Pillay e del Segretario Ban Ki Moon, i quali hanno garantito che le distorsioni verificatesi durante il primo vertice del 2001, in particolare l’esplicito e inaspettato comportamento apertamente antisemita di alcune ong, non si potranno in alcun modo ripresentare, l’amministrazione USA ha ritenuto che la bozza di testo del vertice non fosse più in alcun modo recuperabile, e che la conferenza tutta, come evento, rischi di diventare un palcoscenico per quelle nazioni come Siria e Iran, che sull’antisemitismo esplicito basano la propria propaganda in medio-oriente. Ciò che più lascia perplessi e che non convince delle argomentazioni usate dagli USA per boicottare il vertice (e a ruota raccolte da tutti coloro i quali su questa linea si sono attestati, Italia in testa - con il Ministro Frattini, ma anche con il PD), è questa assurda censura dei termini utilizzati nella bozza, nella quale si parla di “discriminazione razziale nei confronti del popolo palestinese come dei siriani nel Golan occupato e altri abitanti dei Territori arabi occupati”, di una politica israeliana che nei territori rappresenta “una violazione dei diritti umani, un crimine contro l’umanità e una forma contemporanea di apartheid”, di politiche israeliane che costituiscono “una seria minaccia per la pace e la sicurezza internazionale e violano i principi fondamentali del diritto internazionale umanitario”. Nella bozza vengono inoltre denunciate “torture, blocco economico, pesanti restrizioni al movimento e chiusura arbitraria dei territori occupati”. Tutte denunce e conclusioni raccolte dai periodici report delle organizzazioni per la difesa dei diritti dell’uomo, dai lavori dell’ONU stesso, addirittura dagli studi compiuti dalla Banca Mondiale. Sarebbe utile capire cosa c’entri l’antisemitismo con constatazioni che si basano su dati assolutamente oggettivi, raccolti in modo incrociato da rilevatori differenti, sovranazionali e indipendenti. E’ probabile che il boicottaggio di Durban II fosse già previsto dallo staff di Obama ben prima della tragica operazione “Piombo Fuso” (1300 palestinesi morti, moltissimi donne e bambini inermi - mass media internazionali lasciati fuori) che però, come un beffardo scherzo della storia, ha mostrato al mondo intero la totale noncuranza di Israele nei confronti delle risoluzioni ONU e più in generale della diplomazia internazionale. In sostanza ci si sarebbe aspettati da Obama ben altro che questo tirarsi fuori, dato che il vertice avrebbe potuto rappresentare veramente una seria piattaforma di rilancio della lotta all’intolleranza e al razzismo nelle numerose e inquietanti forme che sta assumendo negli ultimi tempi. Il messaggio invece è apparso chiarissimo: non si critica Israele, in nessun caso, pena l’etichetta di antisemita, la posta in gioco (geopolitica, economica) è troppo alta e nemmeno il tanto propagandato rilancio della centralità dell’uomo e dei suoi diritti universali può intaccare questo dato di fatto. Un atteggiamento, una strategia che rende inquieti, soprattutto alla luce del risultato elettorale israeliano che ha visto la schiacciante vittoria della destra estrema e l’uscita di scena a livello governativo della Livni. (www.massimomarini.blogspot.com)

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