Lo stupore del Ministro dell’interno e i nodi del Governo che stanno venendo al pettine

14 Luglio 2018
3 Commenti


 Tonino Dessì

Lo “stupore” manifestato da Salvini a me ha fatto venire in mente l’espressione sconcertata che può assumere una di quelle persone chiamate in cagliaritano “balossu” (stolido) di fronte a una reazione secca e imprevista a un proprio comportamento fastidioso e sgradevole.
Che il Ministro dell’Interno e la sua politica da Erode avrebbero prima o poi, sempre per dirla in cagliaritano, “sbruncato”, era prevedibile e previsto.
La situazione stava già tracimando il limite dello stesso ordine pubblico interno, con un Paese diviso e turbato da odio dilagante e da segnali di violenza, mentre si configurava giorno per giorno il fallimento di un’azione fondata solo sulla propaganda, capace di far nuovamente diventare emergenza un’emergenza che non c’era e che concretamente non c’è.
Nessuna invasione, infatti, però in pochissimo tempo un ritorno ai periodi più acuti delle stragi per affogamento in mare.
L’intervento del Presidente Mattarella sulla vicenda del pattugliatore della Guardia Costiera Di Ciotti, sopraggiunto, diciamocela tutta, anch’esso giusto entro il tempo-limite prima che emergesse una domanda ancora inespressa, ma ormai serpeggiante, su cosa stesse aspettando per richiamare il Governo alla collegialità interna e al rispetto della Costituzione, degli impegni internazionali umanitari e delle leggi dello Stato, mi ha stimolato tre riflessioni.
La prima è che ci è voluto il Capo dello Stato per scuotere il Presidente del Consiglio da una condizione da Alice nel Paese delle meraviglie sempre più sconcertante, messa in evidenza tanto dalla modestia quanto dalla mancanza di rappresentatività delle sue presenze nei consessi internazionali.
Tuttavia i dubbi sull’adeguatezza di Conte, proprio in questa contingenza, sono diventati più forti e concreti.
Senza un Presidente del Consiglio non c’è Governo, c’è una congrega di Ministri-satrapi. E qui istituzionalmente stiamo tornando indietro di qualche lustro nella vita politico-istituzionale italiana.
La seconda è di carattere storico. Tutti gli studiosi hanno sempre sostenuto che se nel 1922 Vittorio Emanuele III avesse firmato lo stato d’assedio, la marcia su Roma e con essa il fascismo tumultuosamente nascente si sarebbero dissolti come neve al sole.
Il coraggio pusillanime delle destre estreme non ha mai retto all’impatto con ferme reazioni delle democrazie supportate dagli strumenti della legalità costituzionale.
E noi per fortuna non siamo nemmeno in regime di Statuto Albertino, ma disponiamo di una Costituzione abbastanza forte da non prevederlo neppure, lo stato d’assedio, per rispondere alle emergenze nella pienezza della legalità repubblicana.
Non è detto che prima o poi questi mesi di governo non finiscano anche sotto le lenti dell’indagine penale, interna e internazionale. Gli estremi ci son tutti, non solo a parer mio.
La terza riguarda un richiamo alla realtà, perché nei giorni scorsi proprio un senso di artificiosa estraniazione dalla realtà emergeva anche da molti ambienti democratici, per non parlare di certe frange della postsinistra opportunista.
La destra non è ancora maggioritaria, in Italia. La coalizione Berlusconi-Salvini-Meloni non ha affatto vinto le elezioni del 4 marzo e il partito più forte al suo interno si è fermato al 17 per cento.
Questi sono i dati materialmente e formalmente accertati dal voto, quali che possano essere i sondaggi, variabili, che vengono rilevati nelle diverse fasi della vita del Paese.
Questo Governo nasce in conseguenza di più errori strategici compiuti dall’attuale opposizione non di destra (chiamarla di centrosinistra o di sinistra sarebbe, mi rendo conto, improprio), che ne porta grande responsabilità per essersi sottratta a comporre una formula alternativa pur concretamente messa in campo e a suo tempo praticabile.
Questo Governo sta operando inoltre in un contesto di imprevista subalternità della forza di maggioranza relativa, il M5S.
Non si illudano tuttavia gruppo dirigente, militanti ed elettori fideisti e disciplinati: alle conseguenze dei propri comportamenti non si sfugge a lungo e i consensi elettorali come son venuti possono sfumar via.
Soprattutto se, come anche qui non è difficile prevedere, su temi di decisiva importanza sociale, si rischia a propria volta di “sbruncare” ancora più malamente.
Consideriamo il tema pensioni.
Se sul ricalcolo retroattivo dei vitalizi dei parlamentari la parola presto passerà alla Corte costituzionale, l’attacco ormai più che preannunziato (chi abbia pazienza legga questo link: http://www.rassegna.it/mobile/articoli/pensioni-sindacati-governo-si-fermi), alle pensioni dei lavoratori, impatterà direttamente sulla condizione sociale ed economica di milioni di famiglie e li non ci sarà argomento di distrazione capace di contenere una reazione certa e ineluttabile.

3 commenti

  • 1 admin
    14 Luglio 2018 - 06:23

    Andrea Pubusa
    Le notazioni di Tonino sono, come al solito, affilate e in genere condivisibili. In questo intervento trovo discutibile l’ultima parte, e cioé quella in cui ipotizza che il ricalcolo voluto da Fico sui vecchi vitalizi della Camera sia il preludio per un attacco generalizzato alle pensioni di tutti i cittadini, anche di quelli con pensioni misere. Tutto può succedere in questo pazzo mondo, ma bisogna riconoscere ai pentastellati ch’essi si sono mossi sempre nell’ottica di contrastare i privilegi della politica, fattasi casta o oligarchia, in favore di una redistribuzione a vantaggio dei ceti più deboli Su questi temi hanno schiantato una pseudosinistra fattasi casta.. Mi pare che ora sia Fico sui vitalizi che Di Maio (col suo decreto Dignità) si stiano muovendo in questa direzione. Altra cosa è poi stabilire quanto queste misure siano efficaci e dotate di coerenza interna, Tuttavia, mentre i governi precedenti, compresi quelli di c.d. centrosinistra, annunciavano e imponevano sudore e sangue ai ceti più disagiati, questo sembra andare in senso opposto. E non credo che Di Maio e compagni vogliano disperdere l’ampio consenso conquistato facendo una politica antipopolare sul piano sociale.
    Faccio questa precisazione perché siamo in una fase molto delicata, in cui non ci possiamo permettere sconti verso nessuno, ma neanche errori di valutazione critica. Staremo, comunque, vigili.

  • 2 Aladin
    14 Luglio 2018 - 07:52

    Anche su AladiNews: http://www.aladinpensiero.it/?p=84972

  • 3 Tonino Dessì
    14 Luglio 2018 - 10:09

    Caro Andrea, sono considerazioni sulle notizie ufficiali, non valutazioni aprioristiche.
    Nel decreto dignità ormai è certo che verrà inserito il ricorso ai vaucher nei comparti del turismo e dell’agricoltura.
    Sulle pensioni Boeri (area PD sgradito alla Lega, ma gradito al M5S) ha sempre prospettato il ricalcolo contributivo, oggi Di Maio prospetta il taglio di quelle superiori ai quattromila euro, la Lega invece un contributo di solidarietà proporzionale su tutte: insomma se non è zuppa è pan bagnato.
    Sui vitalizi, come sai, sono stati aboliti nel 2011. Il provvedimento adottato dall’Ufficio di Presidenza della Camera prevede un taglio retroattivo di quelli già in godimento. Una punizione postuma per “la casta”, che colpirà indiscriminatamente gli e le ex parlamentari, da Ilona Staller “Cicciolina” a Luciana Castellina; poco importa per loro forse, ma l’ingresso nell’ordinamento previdenziale della revocabilità dei diritti acquisiti riguarda tutti noi.
    Nel frattempo Salvini e Toninelli stanno tenendo in Mare altri 400 profughi e Di Maio dice “Se hanno esagerato non me ne frega niente”. Forse è il caso di aprire gli occhi e annettere che le cose non stanno affatto andando nel verso giusto. Prima di doverci arrivare con amarezza e disgusto.

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