Salvini “sbruncau”. Ma sa cos’è la legittima difesa?

13 Luglio 2018
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Andrea Pubusa

Migranti: nave Diciotti, finita attesa, sbarcati © ANSA

Migranti: nave Diciotti, finita attesa, sbarcati © ANSA

 

Segnatevi e ricordate questi due nomi: Ibrahim Bushara, sudanese, e Hamid Ibrahim, ganese. Sono i nomi di due uomini coraggiosi che hanno opposto resistenza al reinvio in Libia dei migranti che insieme a loro tentavano di lasciare l’Africa per l’Europa. Un tempo li avremmo sentiti nostri compagni di lotta per una società più giusta e per la fine della vergognosa tratta di uomini che oramai, sotto gli occhi e con la connivenza dell’Europa, si consuma nell’altra sponda del Mediterraneo. I due sono scesi dalla nave per primi, scortati dalla polizia ma fieri e a testa alta. Per loro il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, voleva la gogna mediatica: il trasferimento in catene al carcere di Trapani. I due poveri migranti trofeo della sua balentia. Ma il ministro ha perso il senso della realtà e dà segni di impazzimento. Ha ragione il sindaco di Trapani a definire la lunga attesa della Diciotti “una vicenda surreale, degna di una storia di Pirandello“. Come si fa ad impedire l’attracco in Italia ad una nave battente bandiera italiana? Ma non basta! Come fa un ministro a interferire sui poteri della magistratura, che sola dispone limitazioni della libertà personale?
Salvini ha sbattuto il muso al muro, “sbruncau” diciamo in paese e dintorni, e rischia di romperselo di brutto. Non è lui il cantore della legittima difesa? Ma, quando ne parla, sa di cosa tratta? O pensa ch’essa esista solo a favore dei bianchi benestanti e contro il ladri e i neri brutti e cattivi.
L’art. 52 del codice penale italiano, al primo comma recita: « Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio o altrui contro il pericolo attuale di un’offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa». Lo legga Salvini e se lo faccia spiegare. Chi (bianco, nero o giallo) compie un fatto illecito costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio o altrui (sottolineo “altrui“) non è punibile se c’è proporzione fra difesa e offesa. Ora, è a tutti chiaro che Ibrahim Bushara e Hamid Ibrahim difendevano se stessi, i loro congiunti e gli altri migranti dal pericolo di tornare nei lager libici, ossia tutelavano la loro incolumità e quella degli altri malcapitati. E sfido chiunque a negare che una protesta forte nei confronti del comandante della nave per non rimandarli in Libia non sia proprozionata al bene messo in pericolo, ossia la sicurezza e la vita stessa dei migranti.
Salvini rischia non solo di non vedere i due encomiabili neri in carcere, ma anche di non vederli processati. E se processo ci sarà,  rischia di vederli assolti in mezzo al plauso generale, proprio in nome della sua tanto amata legittima difesa e dello stato di necessità.
Forse il segretario leghista, tuttofare e onnicompetente, sta iniziando la sua parabola discendente. Come Renzi, per delirio di onnipotenza, per sindrome da sondaggi. Speriamo che il monito (sa sbrunchiada) di Mattarella lo riporti coi piedi per terra.

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