Sardegna-Regionali. Partita a due o, ancora, a tre?

11 Luglio 2018
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 Andrea Pubusa

Ieri ho letto della rissa sfiorata alla riunione regionale del PD a Oristano. Ed ho avuto la conferma che il PD sardo è in potrefazione. morto da tempo. L’altro giorno ho visto, però, anche l’articolo dell’Unione sarda su un dibattito, indetto da simpatizzanti e iscritti del PD a Nuoro, presenti Massimo Zedda e Mauro Usai. Due sindaci giovani, dalla bella faccia, apparentemente esterni alla vecchia gerarchia del PD e del centrosinistra. Insomma, un’iniziativa che mostra un volto diametralmente opposto a quello, ringhioso, mostrato ad Abbasanta. Riflettendo su queste vicende,  ho avuto conferma delle mie convinzioni sulla sorte prossima ventura del PD sardo, destinato a uscir dalla scena regionale, stritolato dalla tenaglia Centrodestra-M5S. Tuttavia, le facce del sindaco di Cagliari e di Iglesias hanno insinuato in me qualche dubbio. Per il centrosinistra non tutto è perduto, anche se le condizioni per salvarsi sono al limite dell’impossibile.  Avevo considerato il centrosinistra spacciato, fuori gioco, destinato al terzo posto e fare una fine elettorale leggermente migliore di quella toccata quattro anni fa Michela Murgia. Pensavo ad un piazzamento che, con la legge truffa vigente, avrebbe dato a PD e alleati 4-5 seggi. La partita - ho scritto - si gioca fra centrodestra e M5S, destinato, tuttavia, a perdere senza alleanze. E questo mi ha indotto a ipotizzare, per battere la destra, all’utilità di una formazione sociale di matrice progressista, da affiancare al M5S, onde accrescerne il consenso ed eventualmente dare quell’apporto percentuale per battere il centrodestra. Qualcunmo ha interpretato questa mia ipotesi come una sorta di tradimento della sinistra. Ma a parte il fatto che la sinistra è deceduta per suicidio da almeno dieci anni, è evidente che la mia preoccupazione è soltanto quella di salvare il salvabile, di battere la destra, ormai probabile vincitrice. Insomma, cercare di ribaltare in corsa un risultato negativo preannunciato.
Oggi, è presto per dirlo, ma quella ipotesi mi sembra meno sicura. Il centrosinistra ha un’alternativa. Una lista di quest’area che metta da parte i vecchi arnesi e presenti facce nuove. tipo il sindaco di Iglesias, con Massimo Zedda capolista può se non vincere, certo riprendersi il secondo posto, condannando alla marginalità proprio il M5S.
Quali elementi mi inducono a questa considerazione? Anzitutto il fatto che Zedda è un vincente. Non sto qui ad esprimere le mie opinioni politiche su Massimo né quelle, ancor più severe, sulla sua persona. Non è di questo che intendo parlare né questo è rilevante se non in cerchie ristrette, che però non fanno massa. Nei grandi numeri Massimo è una figura che dà affidamento, è sindaco della “capitale” isolana, ha fatto della cazzate sul piano amministrativo (Lirico), ma la magistratura lo ha trattato con morbidezza, quasi accarezzato, segno, anche questo, della credibilità che ha acquisito perfino negli ambienti giudiziari democratici (un po’ come Soru, anch’egli beneficiario di sentenze clementi, diversamente dalla Barracciu e da altri del centrodestra e del centrosinistra). Zedda, mentre il centrosinistra era già in rotta, ha vinto le ultime elezioni al primo turno, con un consenso ampio. E’ balzato agli onori della ribalta nazionale. Quindi una coalizione con Zedda capolista ha dalla sua tutta una serie di fattori non trascurabili ai fini di una vittoria, primo fra tutti il successo stesso del candidato nelle prove precedenti. Mentre sarebbe disastrosa una ripresentazione di Pigliaru, che avrebbe l’effetto opposto di indurre alla fuga e allo sbando il popolo del centrosinistra. A ben vedere sarebbe minoritaria anche una lista con a capo Maninchedda, persona di formidabile tenacia e di non comune capacitò, ma ondivago e visto a sinistra come un democristiano con vene sardo-populiste.
D’altra parte, è corretta l’osservazione di Zedda e altri sul M5S. Il vento  alle regionali non soffierà per i grillini con la stessa forza travolgente del 4 marzo. Forse, alle regionali, non si leverà per niente. Nello stesso giorno nel Lazio le elezioni politiche e quelle regionali hanno dato per il M5S e il PD risultati profondamente diversi. La presenza di Zingaretti si è fatta sentire. Da noi poi il M5S sulle questioni regionali balbetta, ha formato dei gruppi di lavoro, ma la produzione non si vede, è di là da venire e il tempo stringe. Anche la leadership pentastellata non è ancora visibile. Si sa dell’aspirazione dell’ex sindaco di Assemini, ma niente più. Fra l’altro Puddu e’ sotto processo per abuso d’ufficio, e una condannal potrebbe essere inibente.  Non si sa neanche se il M5S voglia fare un uso intelligente della legge truffa regionale, che non consente contratti di governo successivi, stanti i forti premi di maggioranza, ma solo preventivi, proprio in vista di ottenere il premio. Puddu ha dichiarato di voler confermare la linea tradizionale della non alleanza con altri partiti, ma questa propensione non esclude la possibilità di accordo con formazioni sociali non partitiche, disposte a dare un contributo in termini programmatici e di mobilitazione per battere la destra e determinare una svolta nel governo regionale. Certo è che senza un allargamento i pentastellati stentano a vincere a livello locale.
C’è però un grave ostacolo ad un rilancio del centrosinistra sardo, ed è costituito dal PD. Zedda potrebbe prendere la guida delle operazioni solo a condizione di avere mano libera sulle liste, sull’impostazione politica e perfino su nome e sigla. Occorre un camuffo, un mascheramento anche a livello di immagine. Fuori  la vecchia guardia, dentro molti volti nuovi, apparente forte discontinuità, linea disinvoltamente critica verso la Giunta Pigliaru con la ripresa di temi cari alla sinistra, fuoco ad alzo zero contro il governo gialloverde. Nuovo nome e simbolo. Ecco la difficoltà sta tutta qui, e non è di poco conto. I Soru, i Marroccu. i Lai & C., che l’altra sera stavano per fare a strumpas a Oristano, saranno disposti a farsi da parte nell’interesse superiore della coalizione? Esiste ancora un interesse supriore da quelle bande?
Vedremo. Tutto è in movimento. E tutto è possibile …anche l’impossibile: un ritorno in gioco di un centrosinistra travestito e imbelletato. Chi vivrà vedrà.

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