Mario Sciolla
Mario Sciolla, già vicesindaco di Iglesias e consigliere regionale del PCI negli anni ‘80, c’invia questa riflessione, che volentieri pubblichiamo. Nell’invitare gli eventuali interventori ad attenersi al merito dei problemi, cogliamo l’occasione per chiedere a M. Sciolla un’analisi del voto ad Iglesias, dove, accanto agli astenuti, molti sono transitati al centrodestra, posto che questo schieramento ha avuto il 63,3% dei voti contro il 33,7% del centrosinistra. Per risalire la china è essenziale capire questo dato più che stigmatizzarlo.
Con profondo malessere ho votato Soru, tenendo ben presenti i metodi di governo che non condividevo e i rischi possibili in caso di sua vittoria. Ma non prevedevo il disgusto che avrei provato nel leggere i saccenti maître à penser che, da questo blog, spiegano al colto e all’inclita l’eleganza delle loro piroette e la loro sagace e originale ricerca sulla vera destra e sulla vera sinistra, per cui per essere di sinistra bisogna votare a destra.
Una decina di giorni fa sono stato invitato, da amici non sardi, a dare una possibile spiegazione della disfatta a chi, fuori dall’isola, voleva capire. Chi vuole può leggere il pezzo. Non vi troverà molti elogi per Soru e vi leggerà le ragioni di un voto (il mio) molto sofferto.
Ma devo imparare, evidentemente, che basta saper individuare un programma, portato con garbo e con debito atteggiamento nei confronti dello stato centrale, “da non vedere aprioristicamente come un nemico”, per trovare la soluzione ai dilemmi politici. L’attento Branca avrà, forse, occasione di spiegarci in quali periodi, dacché esiste questo assetto istituzionale, il rapporto stato – regione è stato diverso da un confronto che non implicasse anche un potenziale scontro. Persino nel centralistico PCI ci dicevano che la natura del rapporto sarebbe rimasta quella, anche nel caso in cui il partito fosse giunto al governo del paese. Il problema era, semmai, individuare la divaricazione tra proclami autonomistici e pratica reale del governo regionale per un partito che fosse al governo sia a Roma che a Cagliari. Problema che si poneva, allora, per la DC e che si sarebbe posto in eventuale situazione analoga per il PCI. Problema che si porrà sempre, comunque. E che si porrà anche ora, signor Branca. E non è improbabile che in breve tempo si possano individuare evidenti discrepanze tra proclamato confronto con lo stato e … allineamento con chi ne regge le sorti.
Non mi era necessario un signor Branca per vedere la profonda crisi della sinistra, l’esigenza inevitabile di un’autocritica, l’esigenza di recuperare la capacità di analisi, anche individuando nello schieramento avversario elementi disposti alla proposta e al dialogo. Ma la scoperta di Branca è tale da annichilire. Tutto dovrebbe attuarsi non solo “dialogando” con l’altro schieramento, ma … votandolo! Colombo e via via altri navigatori cercavano nuovi lidi con prua a est – a sinistra – finché le navi di Magellano e il suo residuo equipaggio, circumnavigando il globo, giunsero alla longitudine di partenza … ritrovandosi a destra. Prendiamo atto che constatazioni così mirabolanti sono possibili anche ai perigliosi esploratori delle teorie politiche. Ma, in tema di navigazione, esiste anche l’altro adagio, sui topi che – in caso di naufragio – sono i primi ad abbandonare la nave.
Un blog che si rispetti può limitare l’analisi politica alle vie tradizionali? Ampliamo l’arena del cimento! Infatti già qualche giorno prima avevamo appreso da Sergio Ravaioli che le vicende politiche si spiegano con le leggi di mercato, considerando attentamente la distinzione e la combinazione di marketing e di advertising: basta conoscerle e si capirà perché un partito si afferma, stenta, arretra, vince o perde le elezioni. E’ una questione di confezionamento del prodotto e di debito accompagnamento della campagna pubblicitaria! Ed ecco, infatti, che l’esperto di marketing e di advertising non indugia un attimo a dare il suo plauso non appena compare l’articolo di Branca (è Ravaioli a inviare il primo dei commenti). Non limita l’analisi del campo scientifico in cui eccelle. Ricorre ad eleganti echi danteschi, facendoci sapere che per lui, già da tempo, la sinistra via era smarrita.
Sono padroni di fare le scelte che vogliono, di proclamare di essere stati di sinistra, di annunciare di aver votato a destra. Ma è rivoltante il tono. Non esistono i modi misurati di un commento. Ci si rivolge direttamente all’articolista chiamandolo affettuosamente per nome. Come dire: “tra noi colti, intelligenti, sagaci, originali ci si può intendere”. Questi signori si sono autoproclamati élite. Talmente bravi da ritrovarsi necessariamente in pochi. Non sono mie deduzioni. Riporto le parole che Ravaioli rivolge a Branca: “Mi fa molto piacere ritrovarmi in compagnia, sparuta ma qualificata”. Questo blog vuole dare spazio a simile “salotto mondano”?
Nell’aristocratica élite di pensatori che ci ammaestrano, non poteva mancare neanche il tocco di classe di chi, affondando la lama, sapesse mettere in mostra la raffinatezza delle citazioni classiche. Il collega Teresio Altea (pardon, ex-collega; io sono in pensione) spiega il tracollo di Soru con la mancata lettura dei classici greci, operando un arguto parallelo tra il tiranno della pòlis greca e il monocrate Soru: bastava conoscere Ierone o Della tirannide! Se avesse letto quest’opera di Senofonte che riporta un dialogo tra il tiranno Ierone e il poeta Simonide, Soru ne avrebbe tratto i dovuti ammaestramenti, riducendo i danni o, addirittura, evitando la sconfitta.
Spiegherò in conclusione quanto incongruo sia il riferimento al dialogo senofonteo (sconcertante, se addotto da un docente). Ora ha priorità un’altra considerazione. Non difendo certo il metodo tendenzialmente autocratico di Soru (chi vorrà leggere il mio pezzo richiamato all’inizio se ne potrà ben rendere conto). Ma c’è proprio di che menare vanesio autocompiacimento, nella presunzione di “elegantemente” infierire sullo sconfitto? Rivaluteremo Maramaldo perché, colpendo il morente Francesco Ferruccio, “uccise un uomo morto”? E’ un altro esempio meschino dell’anelito a volersi collocare nell’élite della “compagnia sparuta, ma qualificata”.
Eppoi, almeno si adducessero testi congrui! Se insegniamo il greco, dobbiamo anche spiegare il significato vero dei testi e le idee autentiche degli autori greci. Il collega Altea (ri-pardon) fa scaturire una lezione di democrazia dall’opuscolo di Senofonte e pare dimenticare che egli militò nella parte oligarchica più ferocemente antidemocratica di Atene (quella dei “trenta tiranni”), che Simonide fu poeta “cortigiano” di professione, al servizio di tiranni che elogiava con liriche a pagamento, tale da ottenere anche la vendetta degli dei se il tiranno non lo pagava adeguatamente, come narra un noto passo di Cicerone. Altea pare non rendersi conto di cosa intenda Senofonte nel parlare del rammarico del tiranno che non può avvalersi dei valenti (álkimoi), dei sapienti (sophói), dei giusti (díkaioi) perché li teme. Caro collega (terzo pardon), l’autore non pensa al popolo, ma a quelli che – secondo una lunga e persistente tradizione aristocratica greca – sono gli unici valenti, sapienti e giusti: gli áristoi [= i migliori]; il popolo è presente anche nel passo da te ricordato, ma per essere indicato sprezzantemente come pléthos [= moltitudine].
Qualcuno forse vorrà sapere chi è questo signor nessuno (io) che si arroga il diritto di criticare i colti e nobili maître à penser di questo blog. Non mi nasconderò dietro un dito. Sono stato militante (e, in qualche modo, dirigente) del PCI per vent’anni. Ho avuto una “carriera” istituzionale che definirei mediocre: consigliere comunale a Iglesias per 15 anni, vicesindaco della città per tre anni, consigliere regionale nel 1984-9. La mia ultima tessera di partito risale al 1991; nasceva, allora, il PDS. Dall’anno successivo non rinnovai la tessera, anche partendo da una semplice constatazione: in un intero anno gli iscritti non avevano ricevuto neanche una convocazione per riunirsi. Metodo, ahimé, spesso seguito anche nelle vicende successive. Rivendico sempre il diritto dell’autonomia del voto, senza condizionamenti di scuderia. Talvolta ho votato (in maniera non indolore) per partiti anche piuttosto distanti da quello ch’era stato storicamente il mio e non l’ho nascosto: l’ho detto, con fermezza, ma anche con la debita modestia. Da tempo non partecipo più alla politica attiva, ma non riesco ad ignorarla.
In occasione del referendum del 2007, dopo decenni di eclissamento, ho volutamente preso posizione pubblica contro la legge statutaria voluta da quel Soru che, pure, avevo votato nel 2004. Profondamente deluso di Soru, avevo deciso per il voto di protesta (IRS di Gavino Sale) e lo avevo detto a molti. L’attacco al capo dello stato e alla costituzione da parte di Berlusconi mi avevano indotto a dare priorità esclusiva alla valenza politica nazionale del voto. E mi sono fatto scrupolo di farlo sapere a quanti sapevano del mio orientamento precedente. Anche questo blog aveva ospitato la mia dichiarazione.
Sono, oggi più che mai, alla ricerca di una via credibile in cui riconoscermi, almeno in modo soddisfacente. Mi interessa molto chi con sincerità espone analogo sforzo di ricerca.
4 commenti
1 Quesada
10 Marzo 2009 - 08:39
Quando il water di casa si tappa e lo spazzolino non risolve, non è sufficiente provare disgusto, denunciare il fatto e lamentarsi della puzza.
E necessario che qualcuno prenda coraggio e ci infili le mani per stapparlo. Se in casa nessuno riesce a vincere lo schifo (e la sitazione si protrae a lungo) è necessario chiamare qualcuno da fuori. E questo servizio non è mai gratis!
….
(Sarò anch’io un maitre à penser?).
2 stefano de candia
10 Marzo 2009 - 16:35
solo una considerazione generale sig. Mario…
Quando si perde come ha perso Soru e quando le motivazioni di tale sconfitta non vengono prese seriamente in considerazioni si può solo continuare a sbagliare…
Lei sarà, come tanti di noi, un uomo intetllettualmente onesto ma fà lo stesso errore che altri prima di lei hanno commesso e cioè quello di non voler analizzare affondo e appieno la situaizone politica generale e di preferire scorciatoie ideologiche che sono solo un paravento mentale per non riconoscere che non esistono più ideologie certe e nemmeno personaggi degni di essere votati a prescindere dallo schieramento.
Se lei come tanti continuerà a voler affermare di essere di sinistra lo faccia pure, io sono tra quelli che crede che non esista un solo essere umano realmente di sinistra, forse Madre Teresa di Calcutta…, ma che probabilmente esistono persone che hanno a cuore un pò di equità sociale ma non capisco davvero cosa c’entrino con gli schieramenti politici attualmente in essere… quindi per decenza evitiamo di schifarci di cose che son bazzecole rispetto alla realtà quotidiana…
Le ricordo che Soru ha letteralmente rivoltato il PD, spaccato tutto il csx e come se non bastasse ha creato lo scontro direttamente con il berlusca facendo passare la campagna elettorale come una cosa personale tra loro venendone letteralmente spazzato via.
Se tutto questo non le basta me ne dolgo ma allora credo che lei rientri a pieno titolo tra quelli destinati a perdere ancora e per lungo tempo e sempre senza riuscire a trovare le vere motivazini della sconfitta patita perchè troppo presi a fare i permalosi contro chiunque gioisca della sua sconfitta, come se uno quando vince debba dolersi per l’avversario…
Spero davvero che lei e quelli che come lei la pensano trovino quanto prima la strada della sopportazione per le opinioni di tutti e lo facciano in fretta per poter dare una vera e forte opposizione allo strapotere dei vari berlusca, soru e quelli che con loro governano tutto.
Le propongo una visione indipendentista del futuro, scelga lei con che formazione politica, che la levi da questa spirale pseudo destra e pseudo sinistra.
3 admin
12 Marzo 2009 - 17:13
Mario Sciolla c’invia questa commento.
Ringrazio Stefano De Candia per la franchezza.
Dissento nettamente da alcuni suoi argomenti, ma pare di individuare in lui un atteggiamento franco.
Si sbaglia, comunque, nel ritenermi prigioniero di scelte ideologiche. Se ne ha voglia, può rendersene conto leggendo come spiegavo a lettori non sardi i perché della disfatta:
http://lnx.sinapsi.org/wordpress/2009/02/27/i-perch-di-una-disfatta-riflessioni-sul-voto-in-sardegna
Su sollecitazione di un lettore, avevo anche dato qualche valutazione successiva in merito alla scelta del PSd’Az:
http://lnx.sinapsi.org/wordpress/2009/03/06/politica-sarda-alcune-risposte
Evito di rispondere al signor “Quesada”, perché si nasconde dietro pseudonimi.
Mario Sciolla
4 laura cicilloni
18 Marzo 2009 - 13:57
Concordo: l’incoerenza è uno dei mali della politica. I personalismi fanno il resto
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