Le misurette sul lavoro di Di Maio sono rivoluzionarie rispetto all’attacco di Renzi

5 Luglio 2018
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Amsicora

Vi pare che, per un rivoluzionrio del mio calibro, le misure sul lavoro del governo Conte, a firma Di Maio sono importanti? No, compagni ed amici, sono acqua fresca. E il compitino, esposto con buone maniere, da Conte?  “Noi non vogliamo punire l’impresa”. “Siamo per i lavoratori e per l’impresa”. “Per una felice convivenza capitale/lavoro”. Immaginatevi cosa posso condividere io di tutte queste belle parole! Nulla. Che ne penso? Minchiate, base ideologica per fottere i lavoratori e ingrassare i padroni. Che c’entra tutto questo galateo con la lotta di classe? Son parole  funzionali alla lotta del padronato e alla passività della classe operaia e lavoratrice.
E allora? Allora del decreto Di Maio non condivido la restante parte di precarietà, aborro il semplice risarcimento nel licenziamento senza giusta causa. Se questa manca la reintegrazione è doverosa come forma di esecuzione in forma specifica dell’annullamento del licenziamento.
Ma detto, tutto questo, e vi assicuro, mi sono contenuto, non posso fermarmi qui. Molti compagni che un tempo erano nel Partito comunista e nel vecchio Partito socialista, hanno iniziato a vergognarsi di essere stati comunisti e socialisti, hanno cambiato nome. Si sono dati nomi strani, in un mutamento continuo e roccambolesco. Non dicevano i romani che le parole indicano l’essenza delle cose? Se non vuoi essere più comunista o socialista (vero) vuol dire che sei altro. Ma, vabbé, non sottilizziamo, siamo laici, apriamoci al mondo e alle idee nuove. Però, cambia qui, cambia là, alla fine mi trovo che un partito che si chiama democratico vuole scassare la Costituzione in chiave oligarchica, che impone ai lavoratori sudore e sangue, dice che li rafforza la soppressione dell’art. 18, che bisogna colpire le loro pensioni, che l’Europa vuole il precariato per aumentare l’occupazione, dice che mentre tutto si sfalda, c’è la ripresa economica. Una politica di estrema destra …fatta da forze che si chiamano di sinistra. E tutti ora a interrogarsi: in cosa ha sbagliato la sinistra? Cosa deve fare per riprendersi? Compagni ed amici, non ha sbagliato nulla. Non imbrogli lo scambio dei nomi. E’ la nuova destra e fa la politica della destra di oggi, con qualche apertura ai matrimoni gay e al testamento biologico, istituti di normale civiltà, buoni per borghesi di destra e non. Una destra moderna, non becera nella forma, compassionevole, ma feroce nell’attività di comando e predatoria delle risorse pubbliche, avida nel contrastare la redistribuzione.
Beh, allora capite che per me rivoluzionario non pentito del 900, anche quelle di Di Maio, misurette in astratto, in concreto mi paiono una gran cosa. Da salutare con gioia e da sostenere con forza. Del resto avete visto come si sono incazzati i padroni? Lesa maesta! Come vi permettete - dicono a muso duro - a occuparvi di lavoro e di contratti? Come vi è venuto in mente di mettere becco, dove deve comandare il mercato, ossia noi? Se tutti quelli che si chiamavano di sinistra o di centrosinistra non si sono azzardati, ci provate voi, caghetti a 5 Stelle, né di destra né di sinistra? Vorrebbero dire “lo chiede l’Europa”. Ma avete visto che da quando è nato il nuovo governo, la parola magica “ce lo chiede l’Europa” non viene più pronunciata? Ed anzi si è scoperto che l’Europa non aveva neanche bisogno di chiedere perché i Monti, i Letta jr., i Renzi e i Gentiloni a loro dovevano la carica. Quindi ne erano espressione organica, priva di qualunque autonomia di pensiero e d’azione.
E allora, spero capiate la mia difficile situazione. Sono strategicamente imbuffalito, ma tatticamente felice. Non stiamo andando verso i socialismo, questo è sicuro, ma non vediamo neanche i lavoratori, i ceti popolari e i deboli irrisi e crocifissi da sedicenti sinistri o centrosinistri. Almeno, oggi con Di Maio non c’è la beffa e il danno è minore. La sofferenza dei ceti deboli viene attenuato con dei panicelli caldi, anziché accresciuto con la presa per il culo.

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