Andrea Pubusa
Gigi Muledda fa parte di quella generazione che, con Emanuele Sanna e Luigi Cogodi, rappresentarono i pezzi da 90 del PCI dell’ultimo ventennio del secolo breve. C’erano anche i Francesco Cocco e pochi altri della sua pasta, ma questi ultimi erano i vasi di coccio in mezzo a vasi di ferro.
Gigi, Emanuele e Luigi furono i primi in Sardegna, nel partito che fu di Gramsci, ad intendere il PCI non come un fine, o meglio un’istituzione per un fine, da servire senza se e senza ma, ma come un mezzo per far valere il proprio ego, la propria personalità. Il Partito comunusta come uno strumento senza finalità superiori, suscettibile d’esser piegato alle proprie aspirazioni. I singoli prevalenti sul collettivo. Non è un caso che Luigi Cogodi lasciò senza neanche essersi battuto per salvare il PCI dalla svolta di Occhetto (aderì alla mozione del NI) e Gigi, come lui, prese strade “di stampo” sardista-autonomista, prima di cercare e trovare altri approdi. Cogodi a Rifondazione, quando fu chiaro che questa organizzazione era scalabile e non aveva l’inconsistenza elettorale de Il Manifesto dei primi anni ‘70; Muledda al PSdaz, che manteneva una sua discreta forza elettorale a fronte di una dirigenza senza spessore e dunque perforabile.
E’ stata l’involuzione ideale di questa dirigenza tardocomunista, alla quale, direttamente o indirettamente, e nei tempi lunghi, si deve la scomparsa prima del Partito comunista e poi, pian piano. dalla stessa sinistra. Quel grande patrimonio morale e organizzativo poteva salvarsi, certamanente rinnovandosi nei contenuti e nelle modalità di lotta, ma mantenendo intatto un orizzonte superiore, costituito dalla volontà di realizzare una società pienamente democratica e tendenzialmente egualitaria. Persa questa finalità, tutto il resto diventava rito vacuo e inutile, per ingenui sognatori fuori dal mondo.
Gigi aveva certamente doti caratteriali e di furbizia politica superiori alla media, anche se poi, alla lunga i risultati non sono stati eccezionali.
Gli va riconosciuto che le sue scelte, dopo il passaggio imprevedibile al Psdaz, non sono state verso un notabiliato di stampo democristiano, come i Cabras e lo stesso Emanuele Sanna e gli altri satrapi della fase marcescente della deriva postcomunista e postsocialista. La creazione dei Rossomori testimonia la sua ferma determinazione di manenere il suo impegno nell’ambito della sinistra. La sua è rimasta così un’aspirazione ad un notabiliato vagamente riformatore, anche se poi ha fruito della legge truffa regionale e solo tardivamente si è battuto per modificarla e contrastare l’attuale approdo moderato e di destra sostanziale del “centrosinistra” sardo. Gli va dato atto anche del suo impegno in difesa della Costituzione contro le proposte eversive di Renzi. E li si è consumata anche la rottura col PD sardo ed è maturato il proposito di ricercare un’alternativa. E questo era il suo impegno dell’oggi.
Sul piano personale è stato sempre un compagno simpatico, un conversatore brillante, pronto alla battuta arguta e appropriata, un interlocutore piacevole, un oratore di efficacia notevole. Nel piattume della politica sarda è certamente una perdita. La sua presenza in questa fase sarebbe stata certamente preziosa. Lascia un vuoto.
Addio Gigi!
1 commento
1 Franco Meloni, direttore Aladinews
2 Luglio 2018 - 23:58
Anceh su Aladinews: http://www.aladinpensiero.it/?p=84582
Lascia un commento