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Il vertice europeo si è concluso senza rotture, con qualche novità. Anzitutto di principio. Quella migratoria «è una sfida non solo di uno Stato membro, ma di tutta Europa nel suo insieme». Questo è il perno dell’accordo, da cui discendono le conclusioni del Consiglio europeo, adottate all’unanimità all’alba dai capi di Stato e di governo dell’Ue. Il documento in 12 punti introduce diverse novità. Fra le altre, in ordine al Mediterraneo centrale, «l‘UE continuerà a stare dalla parte dell’Italia», rafforzato il sostegno alla regione del Sahel, alla Guardia costiera libica, alle comunità costiere e del sud del paese, si legge nel documento.
Come chiesto dall’Italia, le conclusioni del Vertice evocano la necessità «di un nuovo approccio fondato su azioni condivise o complementari tra gli Stati membri per gli sbarchi di chi è salvato nelle operazioni di ricerca e soccorso» in mare. Con questo obiettivo i leader chiedono alla Commissione di «esplorare rapidamente il concetto di piattaforme regionali di sbarco» nei paesi terzi che dovrebbero «operare distinguendo le situazioni individuali dei migranti, nel pieno rispetto del diritto internazionale e senza creare un fattore calamita».
Le conclusioni del Vertice prevedono che «sul territorio dell’Ue chi viene salvato secondo il diritto internazionale debba essere preso in carico sulla base di uno sforzo condiviso, attraverso il trasferimento in centri controllati istituiti in alcuni Stati membri, solo su base volontaria». Insomma, sembra di capire, chi accoglie non è obbligato a tenersi i migranti, che potranno, invece, essere smistati subito in altri paesi.
Un passo avanti verso una assunzione di reponsabilità europea. Ma molto c’è da fare e da precisare, sopratutto sul carattere “volontario” della presa in carico dei migranti da parte dei paesi non di sbarco. Certo è che la responsabilità collettiva della UE è l’unica strada per far fronte ad un femomento destinato a durare nel tempo e per porre seriamente le basi per un inserimento.