Aquarius svela il volto nero dell’Europa

12 Giugno 2018
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Andrea Pubusa

E’ paradossale che nel Vecchio Continente per sollevare una questione di diritti fondamentali e di solidarietà fra gli Stati membri occorra un gesto inusuale e sconvolgente come quello di Salvini e del governo italiano. Questo è il punto. Così come è grave che la Spagna intervenga umanitariamente una tantumin deroga” alla sua linea ordinaria che è di chiusura totale nei confronti dei migranti. Di più e peggio, è straordinariamente grave che nessun altro Stato si faccia avanti con generosità. Eppure la Francia, ad esempio, con la sua politica coloniale, passata e recente, è causa di molti dei mali che producono migrazione. E che dire dell’Inghilterra? Insomma, proprio in nome dei diritti fondamentali, che in Europa sono nati, è a dir poco sconcertante che non esista una corsa alla disponibilità e che la richiesta di modifica del Trattato di Dublino veda l’Italia in difficoltà. Gli Stati europei con governi xenofobi non ci staranno alla revisione e gli altri, meno chiusi, non si sa quale linea terrano. Una cosa è certa, l’Europa sui conti e sulle politiche di “sudore e sangue” per i ceti popolari è arcigna, severa ed esigente, invece sui diritti della persona è distratta e assente. Gioca a “fotti compagni“: chi i migranti li riceve se li deve gestire e tenere.
Lo scenario europeo che si va delineando è spaventoso: in Germania e dintorni ci sono i popoli di prima classe (la razza ariana?), gli slavi sono i servi (badanti e dintorni), i neri nuova massa schiavile. E’ una china pericolosa, che non porta a nulla di buono, perché è intrisa di sostanziale razzismo con diverse sfumature.
In questa vicenda di paradossi, c’è - come si è detto - il fatto che a richiamare l’attenzione su questa situazione sia un gesto, oggettivamente incivile e inaccettabile, come quello di Salvini, mentre le persone e le forse ragionevoli e (sedicenti) democratiche lo squilibrio e il  degrado, seppure con le buone maniere, lo hanno creato.
Dobbiamo ammettere, con preoccupazione e sconcerto, che l’Europa è ammalata nel profondo e che gli umori che avanzano fanno paura. Anche perché i ceti popolari, da cui dovrebbe venire una spinta all’accoglienza e all’uguaglianza, sono quelli più esposti al contaggio razzista. Ci attendono giorni duri. Bisogna riprendere la battaglia democratica, ma in un quadro di crescente difficoltà, reso ancor più difficile da evidenti strumentalismi di schieramento.

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