Tonino Dessì
Nella discussione politica di questi giorni ha cominciato ad aver rilievo la questione della flat tax, a seguito degli annunci del Vicepresidente del Consiglio e Ministro dell’economia e del lavoro Di Maio concernenti la sua imminente introduzione, cui è seguita una polemica fra i senatori della Lega Alberto Bagnai e Armando Siri -il primo in predicato di diventare sottosegretario al ministero dell’Economia- sulle relative modalità (prima applicazione alle imprese, poi alle famiglie, oppure tutta insieme dal 2019).
Ho avuto modo di accennare alla criticità della questione in occasione dell’analisi del “contratto” politico-programmatico (https://www.democraziaoggi.it/?p=5472).
In linea generale ho osservato che “se alla flat tax -che sia pure articolata in due aliquote non sembra del tutto conforme al principio costituzionale della progressività- conseguisse un calo sensibile delle entrate tributarie dello Stato, non solo non ci sarebbe il finanziamento delle misure contenute nel contratto di governo, ma potrebbero mancare le risorse ordinarie per garantire il welfare, con particolare riferimento al Servizio Sanitario Nazionale. A quel punto, il keynesismo che sembra ispirare la parte “attiva” della politica economica del contratto si volgerebbe, all’inverso, in liberismo, perché ovviamente solo chi avesse un consistente incremento del proprio reddito disponibile, a seguito della riduzione del l’imposizione fiscale, potrebbe pagarsi privatamente quello che non potrebbe più essere garantito dal servizio pubblico”.
Preciso oggi che non mi convincono affatto i ragionamenti addotti circa il fatto che la riduzione delle aliquote incoraggerebbe un comportamento più virtuoso dei contribuenti, riducendo il fenomeno dell’abnorme evasione fiscale fino al punto di compensare il rischio di un calo drastico e insostenibile del gettito tributario, compensazione cui contribuirebbero anche gli effetti del nuovo regime fiscale sulla crescita dell’economia. Al momento infatti nulla di concretamente attendibile supporta questa “copertura virtuale” della proposta di riforma.
Come mi è capitato di fare in occasione del referendum costituzionale, vorrei ora introdurre uno spunto di ragionamento circa gli effetti che questa riforma potrebbe avere sulla specialità regionale sarda, caratterizzata dal fatto che la nostra relativa autonomia finanziaria poggia sulla titolarità di quote del gettito erariale (dai sette decimi dell’Irpef e di altre imposte ai nove decimi dell’IVA), come stabilite a seguito dell’accordo del 2006 che ha introdotto la legge di modifica dell’articolo 8 dello Statuto.
A Statuto vigente, un calo del gettito erariale si tradurrebbe in una sensibile riduzione delle entrate della Regione, con un effetto di compressione della sua capacità di spesa.
Si potrebbe in astratto suggerire (ma chissà se coi tempi che corrono una simile proposta incontrerebbe consenso in un clima tuttora sfavorevole alle specialità storiche) che il gettito mancate venga comunque garantito con un contributo compensativo diretto a carico del bilancio dello Stato, ma è ovvio che si entrerebbe in un nuovo regime di dipendenza dalla finanza centrale che contrasterebbe con tutto l’impianto della nostra specialità.
Altra ipotesi potrebbe essere quella di compensare la riduzione con un aumento delle quote di risorse erariali fino ai nove decimi generalizzati o addirittura fino ai dieci decimi siciliani, ma anche in questo caso si tratterebbe di attivare una vertenza dai risultati incerti per i noti e accennati motivi di clima culturale e politico intorno alle specialità.
Una cosa quindi mi preme fin d’ora richiamare all’attenzione.
Messa così com’è impostata nella discussione in corso, la flat tax non è coerente con più punti dell’impianto costituzionale. Non sono in gioco solo il principio equitativo di progressività e il finanziamento dello Stato sociale, ma ancora una volta si affacciano rischi di strangolamento della specialità istituzionale e dell’autonomia sostanziale della Sardegna.
1 commento
1 Aladin
7 Giugno 2018 - 07:52
Anche su Aladinews: http://www.aladinpensiero.it/?p=83475
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