Governo: Di Maio-Salvini al traguardo. Riaffermata la centralità del Parlamento

31 Maggio 2018
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Andrea Pubusa

Che l’impuntatura di Mattarella domenica sera fosse eccessiva è provato da quanto è successo dopo. Liquidato Conte, il Capo dello Stato ha incaricato Cottarelli. Errore madornale, si fa un governo del presidente quando si ha certezza di avere la fiducia tecnica o meno. Ma, quando Cottarelli è tornato al Colle con nello zainetto neanche un voto, è apparso chiaro che non lui ma il Presidente della Repubblica si stava esponendo ad una figuraccia di dimensioni storiche. Di qui la immediata retromarcia del Colle. Cottarelli ridotto al ruolo di esploratore. Veloce richiamo di Di Maio, che sblocca la situazione. Un semplice cambio al Ministero dell’Economia e tutto è risolto. Conte ora andrà di nuovo al Quirinale per sciogliere la riserva.
Ci sarà tempo per  valutare la vicenda. Ma ci sono molti luoghi comuni da segnalare. Di Maio subalterno, Salvini vincente. Di Maio è stato impulsivo nell’evocare l’impeachment, ma ha fatto bene ad insistere per la formazione del governo. Solo chi non comprende cosa significa dover rappresentare 11 milioni di voti può affermare che Di Maio ha avuto un ruolo meno apprezzabile di quello di Salvini. Il merito del positivo esito della crisi è sopratutto suo. Ed è apprezzabile la motivazione di fondo: dare al paese dopo 7 lunghi anni un governo espresso dagli elettori e non un’emanazione dell’oligarchia, che ci ha imposto Monti, Letta jr. e Renzi. Governi non a caso antipopolari e impopolari.
C’è un’importante riaffermazione del carattere parlamentare del nostro ordinamento e della centralità del Corpo elettorale. Sì perché da domenica a oggi si è svolto un braccio di ferro duro fra le ragioni del Parlamento e la pretesa del Presidente della Repubblica di imporre un governo a prescindere dalla volontà delle due Camere. Ed è un bene che la vicenda si sia chiusa con la riconquistata centralità delle Camere. Può essere un passo per un ritorno alla normalità costituzionale, dopo la turbolenza del regno di Napolitano e i segnali di continuismo di Mattarella, e dopo l’assalto alla Carta di Renzi.
Ora, nasce il governo e dobbiamo giudicarne l’opera, senza pregiudizi, ma senza sconti, a partire dai tanti punti caldi, dalle questioni sociali a quelle riguardanti i migranti. 

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