Ecco perché io, uomo di sinistra, ho votato Cappellacci

6 Marzo 2009
14 Commenti


Franco Branca

Franco Branca c’invia questo intervento “provocatorio”, che volentieri pubblichiamo per due ragioni: anzitutto, perché le posizioni non condivise o non del tutto condivise ci aiutano a riflettere; secondariamente, perché questo contributo testimonia una tendenza presente nell’elettorato del centrosinistra, che ha concorso, insieme all’astensione, a determinare la pesante sconfitta della lista Soru. Ed anche su questo bisogna scavare, senza rimozioni o censure, per capire.  

Io, uomo di sinistra, che mi sono sempre concesso il lusso di dire e, per quanto possibile, di fare le cose in cui ho creduto, ho provato giovedì sera una sensazione di soddisfazione, a sentire la conferenza stampa del dott. Cappellacci, perché, come molte migliaia di altre persone, libere e di sinistra come me, gli ho concesso un’apertura di credito, col mio voto, pubblicamente annunciato, e, stando alle cose dette, non ho proprio da rimpiangere niente. Certo, ancora siamo nella fase iniziale, quella in cui prevalgono le buone intenzioni e le speranze, ma non solo. A sentirlo parlare dei vari argomenti, nel merito, mi sono detto che davvero, oggi, viviamo una situazione bizzarra, ed anche paradossale, se stiamo a categorie di analisi preconcette ed aprioristiche.
Il candidato del centrodestra stravince con un programma, ma soprattutto con un atteggiamento ed un modo di porsi, che impartisce lezioni di democrazia al candidato del centro-sinistra.
Rapporti istituzionali: apertura di credito al governo centrale, che non viene visto aprioristicamente come un nemico, ed alle amministrazioni locali, delle quali si riconosce la funzione e che si intende tutelare e valorizzare. (vecchio patrimonio culturale ed istituzionale della sinistra). Sanità: al primo posto attenzione alle esigenze della salute e delle popolazioni che vivono in situazioni periferiche, non ai conti degli ospedali visti come aziende. Lavoro, occupazione, persone con redditi al di sotto della soglia di povertà: al primo posto interventi straordinari per garantirgli un minimo di reddito che possa consentirgli di tirare avanti. Piccole imprese “l’ossatura della nostra economia”, che devono essere aiutate a crescere. Ambiente: rispetto e valorizzazione dell’ambiente, consapevoli del suo valore strategico, ma non con l’atteggiamento snob di chi la villetta (o villona) al mare ce l’ha o può concedersi le vacanze alle Maldive e tutti i fine settimana in agriturismo. Turismo: obbiettivo: un turismo sostenibile diverso da quello costiero, che proponga cultura, tradizioni, ambiente della nostra isola, che possa contribuire alla formazione del pil regionale dall’8 al 15 % a fine del suo mandato… massima attenzione alla Formazione e Istruzione: “il nostro primo capitale è il capitale umano”, cercando di creare le condizioni per valorizzare in loco le professionalità formate ed offrirgli qui uno sbocco di lavoro…
No, non sto riportando il programma del centrosinistra, sto riportando fedelmente il programma riproposto con fermezza e sorriso dal nuovo Presidente della Regione.
Perché mai la gente di sinistra non avrebbe dovuto votarlo? Il sig. Soru ha dimostrato durante tutto il suo mandato di non avere niente a che fare con i valori profondi della sinistra, che partono dal rispetto dell’altro, da rapporti autenticamente democratici, da capacità di ascolto, da considerazione per le persone ed il loro lavoro. Ha disprezzato i dipendenti regionali, gli operatori della formazione, le amministrazioni locali, gli stessi rappresentanti sindacali, le massime rappresentanze politiche della popolazione, e soprattutto il Consiglio Regionale.
Esattamente il contrario di ciò che ha fatto il dott. Cappellacci.
Chi dei due è di sinistra e chi di destra?
Quando, durante la campagna elettorale, facevo simili considerazioni, molti tra i miei amici restavano inorriditi, sembrava che bestemmiassi… e sono stato quasi insultato quando, quasi un anno fa (articolo sull’Unione Sarda del 26 aprile 2008) ho detto le stesse cose, ed ho facilmente previsto che, ripresentando il sig Soru come candidato alla Presidenza della Regione avremmo regalato al centrodestra il governo della Regione per i prossimi 10 anni.
Sbagliavo soltanto in una cosa: il governo di centrodestra – autoritario, per giunta - c’era già, nei fatti. E, anche se può sembrare paradossale, oggi chi ha vinto è una formazione che si qualifica di centrodestra ma, purtroppo, ha dato lezione di democrazia al centrosinistra.
Certo, bisognerà vedere i fatti, ma i fatti del Sig Soru li abbiamo già visti.
E adesso cosa faremo, noi della sinistra? Esistono motivi per continuare ad esistere? Abbiamo conservato un’identità, ragioni di fondo e proposte che giustifichino l’esistenza di una formazione realmente di sinistra? Io credo di sì, ma per parlarne ci vorrebbe più spazio. Più difficile è la strada per il Partito Democratico, che, con la sua collocazione centrista e con le sue ambiguità (non complessità) e senza più monopoli sulla “diversità morale”, non ha molto da dire di diverso rispetto a concorrenti esterni ben strutturati, come l’UDC, od interni alla coalizione, come Di Pietro.
Questi ultimi sono i veri vincitori delle elezioni nella nostra regione.
I dati dei voti evidenziano come il blocco di centrodestra sostanzialmente eguaglia i voti del blocco di centrosinistra. Chi ha fatto la differenza sono UDC e riformatori, che si sono alleati al centrodestra, contrariamente a quanto accade a livello nazionale.
E questo dice tutto sull’intelligenza della leadership politica della sinistra regionale, e soprattutto sull’intelligenza politica – pari a zero - del sig. Soru e della sua corte.
La loro miope presunzione non gli ha consentito di vedere al di là dell’orizzonte ristretto della propria autoreferenzialità. Non hanno capito niente della situazione reale. Non hanno saputo aggregare consenso. Hanno saputo soltanto disperdere un enorme patrimonio accumulato in decenni. E quando dico hanno mi riferisco non soltanto al sig. Soru, che, ripeto, politicamente è una pura invenzione, ma anche e soprattutto ai cosiddetti leader dei partiti della sinistra, che hanno portato la situazione allo sfascio esclusivamente perché hanno anteposto le proprie esigenze personali di rielezione agli interessi più generali dei partiti e dell’area politica di cui volevano essere espressione. E così, finalmente, sono stati mandati a casa.
Ma un’area di un 15-20% dichiaratamente di sinistra continua ad esistere. Il punto è creare, da subito, un referente politico credibile da costruire insieme, che non può essere nessuna delle vecchie e nuove sigle da sola.
Il Partito Democratico non sembra aver tratto alcun insegnamento da quanto è accaduto. L’atteggiamento prevalente è “non ci hanno capito” ed il sentimento provato, oltre la delusione, è quello di chi subisce un tradimento. Di qui la riproposizione del sig. Soru come leader dell’opposizione. Auguri! Non sono solo fatti loro. Riguardano tutti. Perché la prospettiva (a medio termine) di un cambiamento di schieramento al governo non può fondarsi soltanto sull’aspettativa di un’implosione nel campo avversario, come è accaduto negli ultimi 15 anni, in cui le elezioni si sono vinte perché le hanno perse gli altri.
Anche nello schieramento di centrodestra esistono forze, idee ed uomini schiettamente democratici, con i quali la sinistra può ritrovare – dopo aver ritrovato se stessa – un terreno di lavoro comune ed un’alleanza.
Oggi c’è bisogno di chiarezza e di verità, soprattutto. Di capacità di autocritica e di ritrovare la capacità di interpretare le esigenze popolari (una volta si diceva “di classe”) in modo adeguato alla nuova situazione, con nuove energie e nuove intelligenze, prendendo dal passato tutto quanto c’è di buono, di idealità ed uomini, che devono riprendere a vedere l’impegno politico innanzitutto come servizio, invece che come mestiere. Con nuove regole che garantiscano la possibilità di esercitare in prima persona rapporti democratici tra gli uomini, nei partiti e nelle organizzazioni, rinunciando all’idea di affidare a qualcuno – il ducetto locale, parodia di quello nazionale - la delega in bianco a pensare e fare in nome e per conto nostro.

14 commenti

  • 1 Sergio Ravaioli
    6 Marzo 2009 - 11:39

    Caro Franco,
    Condivido in pieno i tuoi ragionamenti ed ho condiviso il tuo comportamento.
    Anche io ho votato Cappellacci (tramite il PSd’Az, non so tu) e credo di aver condiviso con te le mille discussioni e tensioni con amici da una vita (ed anche in famiglia!) che cercavano di riportarmi sulla “…sinistra via”.
    Mi fa quindi molto piacere ritrovarmi in compagnia, sparuta ma qualificata, di irriducibili che intendono riservare la FEDELTA’ ai rapporti interpersonali e non estenderla a quelli politici. Fedeltà che peraltro sarebbe monodirezionale: su quanto non sia stata di sinistra la giunta Soru sono perfettamente d’accordo con te. Oltre alla tua, proprio oggi (6 marzo) ho avuto il piacere di leggere su l’Unione Sarda un’analisi di un altro vecchio amico, Peppino Marci, che pure condivido totalmente.
    Anche io, come te (e come tanti), ho pronosticato l’esito inevitabile di queste elezioni da lunga data e l’ho pubblicamente sostenuta (come pochi) nei pochi spazi ai quali avevo accesso: su questo blog, su quello di Maninchedda e tempo addietro anche su l’AltraVoce (prima che la posizione assunta da quel giornale nei confronti di Soru mi inducesse a non scrivervi più).
    Una certa differenza con le tue analisi la riscontro solo per quanto riguarda il futuro, che tu affronti partendo dalla domanda “E adesso cosa faremo, noi della sinistra?”.
    Io non mi ritengo più “di sinistra”. Se partissimo dal concetto che tu ed io (e forse anche Peppino Marci) abbiamo di sinistra, potremmo anche trovarci d’accordo, dichiaraci tutti di sinistra e poi andare insieme al ristorante per concludere una piacevole serata. Ma il materialismo di cui ci siamo sempre nutriti ci impone di fare i conti con la realtà: quali sono i partiti attraverso i quali la sinistra si materializza? Quelli ormai specializzatisi in cinico esercizio del potere e in personale conservazione della posizione di privilegio dei propri dirigenti. Non dimentichiamo che, con l’apprezzata eccezione del PSI, tutti i partiti “di sinistra” che si sono accodati a Soru hanno addotto come principale motivazione “con Soru si vince!”. Quindi per loro l’importante era vincere; per fare cosa non aveva molta importanza, l’argomento veniva liquidato così: “dall’altra parte è peggio”.
    Questa è la triste realtà della Sardegna nel 2009!
    E con la logica del meno peggio e del turarsi il naso la sinistra non ha mai vinto.

  • 2 Carlo Dore jr.
    6 Marzo 2009 - 11:42

    Campane a festa: le democrazia ha trionfato, le tirannide di Soru è stata sconfitta, il governo nazionale non deve essere visto come un nemico. Francamente non ho più nè tempo nè voglia di portare avanti queste discussioni, anche perchè i miei argomenti non sono stati recepiti dall’elettorato. Ho perso, e mi viene solo in mente la frase di Guccini: <>. Soru è stato sconfitto, la democrazia ha trionfato…però…accidenti! Sono quasi le 11! Devo scappare! Tra un pò comincia il mio turno di ronda….Sapete com’è: la democrazia ha dei costi…

  • 3 Carlo Dore jr.
    6 Marzo 2009 - 11:46

    Nel post precedente, non è stato inserito il passaggio tra le virgolette. La frase di Guccini a cui facevo riferimento era:
    “Ma adesso avete voi il potere,
    adesso avete voi supremazia, diritto e Polizia,
    gli dei, i comandamenti ed il dovere,
    purtroppo, non so come, siete in tanti e molti qui davanti
    ignorano quel tarlo mai sincero
    che chiamano “Pensiero”…

  • 4 stefano de candia
    6 Marzo 2009 - 14:15

    Anche io sono un’uomo che ha come ideali la parità delle opportunità di partenza, l’uguaglianza di fronte alla legge, alla scuola e alla salute… non sò se però posso definirmi più di sinistra perchè se di sinistra sono considerati anche gente come Cappellacci, Soru o altri personaggi del genere credo proprio che io sia semplicemente uno inquadrabile con le definizioni esposte sopra…

    In assoluto sono comunque un indipendentista convinto che ha dato il voto al PSd’Az ma non a Cappellacci come presidente in quanto non lo conosco bene ma non mi è piaciuto per nulla il suo approccio, non che ovviamente quello di Soru sia migliore…a nzi.

    La realtà è che la situaizone attuale meriterebbe un apporto di tutti a prescindere dagli schieramenti e dovrebbe privilegiare la progettualità di lungo periodo perchè per uscire dalla crisi bisogna agire su 2 piani entrambe indispensabili che sono un piano dell’immediatezza, cioè misure immediate di supporto, che consente di dare respiro e vigore immediato e un piano di progetto a lunga scadenza che ci consenta di essere pronti quando la crisi finirà e goderne al massimo i frutti e prendere i minori rischi in una nuova ricaduta dell’economia, che ovviamente ci sarà…

    Cappellacci per me adesso dovrebbe essere capace di fare quello che ci si aspetta da un governatore e cioè governare cum grano salis che in questo momento è assai necessario e probabilmente guardare nelle sue azioni anche alle intelligenze esterne al suo schieramento perchè per uscire con meno ossa rotte possibili in questo momento servono tutte le braccia e tutte le teste possibili…

  • 5 franca p.
    6 Marzo 2009 - 21:35

    … Ricorda molto la storia dell’uomo che per fare un dispetto alla moglie si taglia gli attributi.

  • 6 Marcello Madau
    7 Marzo 2009 - 00:00

    L’articolo di Branca è una magnifica dimostrazione
    di come l’avversione personale - non la critica anche severa -
    verso una persona possa creare una preoccupante eclissi della ragione. Il programma del nuovo presidente può essere condivisibile o meno,
    ma parlarne in termini così acritici, credere a qualche parola di superficie e non individuarne rischi, pericoli e lacerazioni, visibili ad un occhio critico dopo una lettura attenta, è scoraggiante. Siccome non devo convincere persone di sinistra che il programma di Cappellacci sia un programma di destra (senza che ciò sia in sè negativo, ma solo non condivisibile: l’analisi di quanto vi è scritto, e ne ho dato conto, sui beni culturali e ambientali, ha confermato tale evidenza), meglio sottolineare come la crisi della sinistra sia anche simboleggiata dalle parole di Branca e dalla natura dello spazio riservatagli. Non è una novità nè cosa non lecita, e neppure particolarmente nuova, che da sinistra si possa transitare a destra, senza l’improbabile esercizio di definirsi di sinistra, che ricorda da vicino la maniera dei socialisti berlusconiani.

  • 7 Quesada
    7 Marzo 2009 - 09:16

    “…. dalla natura dello spazio riservatagli.”
    Cosa vuol dire?

  • 8 Gavino Corda
    7 Marzo 2009 - 10:54

    Gentile sig.Branca,
    ho capito :il Signor Soru è di destra e il Dottor Cappellacci è di sinistra.
    La buonanima di Gaber, che diceva il bagno essere di destra e la doccia di sinistra, sarà d’accordo?
    E la sintassi, la grammatica sono di destra o di sinistra?
    “…e noi della sinistra cosa faremo? avremo un motivo per continuare ancora ad esistere?…”
    No, gentile Sig. Branca, credo proprio di no:

  • 9 M.P.
    7 Marzo 2009 - 19:02

    Secondo me bisognerebbe azzerare tutto e ricominciare NON da ZERO, bensì dalla realtà vera, quella di tutti i giorni, di tutti i SARDI, qui in Sardegna, dove possiamo discutere con dati di fatto certi, perché abbiamo la possibilità di vederli direttamente, di toccarli con mano.
    Solo così ormai si può valutare ciò che è giusto o sbagliato. DESTRA e SINISTRA semplificano troppo, possono facilmente rovesciare le posizioni, indurre in errore, confondere.
    Proviamo a ragionare come Tommaso, rifiutando scatole chiuse (è di sinistra, mi pare), qualunque sigla vi sia stampata sopra (Ma non è questo che cantava Gaber?). Proviamo ad andare oltre la stupida invocazione di Moretti a D’Alema, e ragioniamo liberamente sulle cose senza alcun pregiudizio, mantenendo fermi certamente gli ideali che ci contraddistinguono, ma valutando la possibilità di realizzarli, almeno in parte, per quel che si può, che si riesce, rispettando anche.
    Franca p., neanche il contrario però: per Soru né turarsi il naso, né tagliarsi gli attributi.
    Marcello M., non avversione personale, ma critica di fondo ha spinto me e innumerevoli altri entusiasti del Soru 2004 a votare contro (Psdaz+Sale, io). Cappellacci (lui, non Berlusconi) a parole mi piace; vedremo i fatti. “Lo spazio riservatogli? A Branca?” La parola a tutti, spero; altrimenti spiegati meglio!

  • 10 Giuseppe
    8 Marzo 2009 - 23:06

    Ero e sono di sinistra, per meglio dire sono progressista, e mi trovo in diffcoltà di fronte una cosi lucida e spietata analisi sull’operato del sig.Soru e di tutta la nomenclatura del centro sinistra sardo. Mi viene da pensare che con certe affermazioni non si vada lontano. I programmi, per essere valutati, vanno messi in opera. Non mi sento a priori di contestare questo nuovo presidente, ma già si sente l’interessamento della continuità politica del governo per risollevare le sorti di questa terra martoriata dal sig Soru. Energia a minor costo per le asfittiche industrie, leggi centrali nucleari. Tagli ai fondi della Sassari -Olbia. Lavoratori comunque licenziati nell’Iglesiente. Mancata stabilizzazione dei precari della pubblica amministrazione. E a proposito di Abbanoa, colpevole Soru della sua nascita, provate a leggere l’art 23 bis, L. 112/08 sulla definitiva privatizzazione dell’acqua. Certo è un buon programma di sinistra quello del centro destra. Peccato… se il buon giorno si vede dal mattino.

  • 11 angela.m.
    8 Marzo 2009 - 23:25

    “La natura dello spazio riservatagli”. C’è tutto. E c’è la spiegazione del fatto che di certa sinistra “politica” la gran parte della sinistra in carne ed ossa stia finendo per aver paura. Caro prof. Pubusa, perchè non lo chiude il sito, oppure ancora: perchè non lo dedica a tramandare nei secoli i meriti e l’opera omnia deI compagni Soru e Kim il Sung?

  • 12 Marcello Madau
    9 Marzo 2009 - 00:06

    Forse a poco servirà notare che discutere della natura dello spazio riservato magari è un’osservazione semiologica, finalizzata a cogliere le posizioni di campo e di evidenza in relazione al messaggio complessivo veicolato (al di là della volontarietà della scelta redazionale), e non certo negare lo spazio. Ma è più facile suggerire presunte censure. Trovo più interessante che qualche lezione morale venga da chi si nasconde dietro pseudonimi o iniziali (escluse quelle, note, del compagno direttore di questo blog).

  • 13 admin
    9 Marzo 2009 - 09:09

    Non capisco le reazioni ad un intervento, che in fondo confessa pubblicamente, ciò che migliaia di elettori del centrosinistra, stando ai risultati, hanno fatto nel segreto dell’urna, magari rimanendo nei ranghi o addirittura negli organismi dirigenti dei rispettivi partiti. E’ un fenomeno che oggi và indagato più che stigmatizzato. Perché è potuto accadere e cosa fare per riconquistare questi elettori? Questo è il problema.
    Inviterei poi ad un confronto garbato e rispettoso, sopratutto verso chi, come Marcello Madau, sà assumere posizioni nette e chiare, senza mai indulgere all’insinuazione o scadere nell’attacco personale. Sono convinto, del resto, che se Franco Branca avesse inviato il suo intervento al comune amico (anche Branca partecipò al Manifesto della prima ora) Marco Ligas, questi - con le dovute precisazioni - lo avrebbe pubblicato sul Manifestosardo. E nessuno di noi avrebbe sospettato Ligas di “intelligenze col nemico” (a.p.).

  • 14 Antonello Murgia
    9 Marzo 2009 - 23:55

    Per comodità utilizzo una frase di John Stuart Mill tratta da un saggio di Giulio Giorello che recensii l’anno scorso per questo sito: “Se si vietasse di dubitare della filosofia di Newton, gli esseri umani non potrebbero sentirsi così certi della sua verità come lo sono. Le nostre convinzioni più giustificate non riposano su altra salvaguardia che un invito permanente a tutto il mondo a dimostrarle infondate”. A domanda precisa sono convinto che tutti risponderemmo d’essere d’accordo; quando argomentiamo con chi la pensa diversamente da noi spesso ce ne dimentichiamo. E mostriamo preoccupazioni ingiustificate per lo spazio dato ad interventi che non condividiamo. Credo sia anche questo un segno non trascurabile della crisi attuale. Non condivido le conclusioni cui è giunto Franco Branca perché non vedo quale credito si possa dare alla longa manus di Berlusconi in Sardegna (ve lo ricordate come è nata la sua candidatura?). Non saranno certo le belle parole del valvassino locale del più grande bugiardo mai affacciatosi sulla scena politica italiana a potermi convincere. Ma trovo più utili interventi come quello di Franco, che mi segnalano l’esistenza di un problema, rispetto a quello di tanti servi sciocchi (talora poco disinteressati) che hanno continuato a ripetere, come lo specchio della matrigna di Biancaneve: “Sei tu la più bella del reame, sei tu la più bella del reame” quando sarebbe stato molto più utile (oltre che più onesto) suggerire qualche sostanzioso ritocco.

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