L’incarico a Giuseppe Conte? Bah! Torna ad affacciarsi l’ipotesi Di Maio a Palazzo Chigi. E’ vero che Conte non è imposto da Mattarella, in stile Napolitano, è scelto dalle forze della coalizione, ma è un illustre sconosciuto, forse neanche dotato dell’autorevolezza per fare il premier. Insomma è un buon prof. universitario. Non è Rodotà, Zagrebelsky o Pasquino, per fare degli esempi di autorevoli cattedratici, ben noti al pubblico per il loro impegno politico-culturale. Dunque, meglio Di Maio. E’ lui che ha condotto il M5S alla vittoria, è lui che gli elettori pentastellati hanno votato per il governo. Lui ha la piena responsabilità di rispondere agli italiani della conduzione del governo.
Le perplessità emerse da più parti nelle ultime ore sulla figura di Conte non vertono, dunque, dal mio punto di vista, sull’imprecisione del curriculum universitario, ma sul fatto che un ritorno pieno alla Costituzione può realizzarsi con la nomina alla guida dell’esecutivo di un leader politico, e non di uno qualsiasi, ma di quello più votato. Conte va benissimo per il ministero della Riforma dell’amministrazione. Se i dubbi di Mattarella sono di questa natura, credo ch’essi siano fondati. Forse, la lentezza del presidente è volta a dar modo a Salvini e Di Maio di riflettere sulla questione. Le questioni del contratto sono invece invenzioni dei media ostili o di scarsa cultura istituzionale. In ogni caso il contratto dovrà essere trasfuso in un programma di governo, che il presidente del consiglio incaricato dovrà sottoporre a Mattarella e con quel programma presentarsi in Parlamento per la fiducia.
Anche sui ministri la stampa più che informare spesso crea confusione. La lista dei ministri, che il Quirinale deve prendere in considerazione non è quella che circola sui giornali. La squadra di governo dovrà essere discussa tra il premier incaricato e il presidente della Repubblica come prevede la Costituzione.
Ad un giudizio d’assieme, la crisi, pur nella complessità della situazione conseguente all’emergere di nuovi equilibri, si sta svolgendo secondo prassi, con un atteggiamento molto corretto e perfino ossequioso delle due forze tacciate di populismo e di barbarie. Da questo punto di vista tutto procede bene. Sul piano sostanziale sono legittime le perplessità, ma non per pretesi strappi o rotture, ma per il pericolo di continuismo con le politiche precedenti, condite con una più intensa moralità pubblica, almeno da parte di pentastellati. Ma questa è la benvenuta! E’ molto, ma non basta.
Rispunta l’ipotesi Di Maio
22 Maggio 2018
1 Commento
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1 Aladin
23 Maggio 2018 - 00:16
Anche su Aladinews: http://www.aladinpensiero.it/?p=82903
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