Amsicora
Ricordate il vecchio allenatore Boskov? E’ rimasto famoso per una frase tanto ovvia quanto profonda: “Il rigore c’è quando l’arbitro fischia“. Così immancabilmente rispondeva il buon Vujadin ai giornalisti che gli chiedevano la sua opinione su un rigore contestato. Ora a proposito dwll’abuso d’ufficio si può dire altrettanto? “L’abuso c’è quando il giudice lo dice in sentenza“. La frase di Boskov, apprentemente banale, nascondeva una profonda verità, e cioé l’assoluta insindacabilità del giudizio dell’arbitro. E così è anche per l’abuso d’ufficio. Il giudice può anche accertare la violazione di norme. Ma l’elemento psicologico? Quando c’è dolo? Quando c’è solo colpa che non basta per ritenere sussistente il reato?
La procura ha impugnato la sentenza di assoluzione di Massimino in primo grado, ritenendo sussistente il dolo nella nomina della Crivellenti, il Procuratore generale, ossia il PM in appello, straccia (inusualmente) l’atto del suo collega e dice che, neanche per sogno!, il dolo non c’è. E allora,c’è o non c’è? O meglio come si fa a dire che se c’è o non c’è? Secondo alcuni, maliziosi, i giudici lo decidono coi dadi, così come farebbero in ogni caso di dubbio. Dopo 50 anni di professione e 55 di studi giuridici, anch’io penso che i dadi siano uno strumento molto influente nelle decisione e nelle sentenze. Ma c’è una variante. La sensazione del magistrato, che si forma su molteplici e vari fattori: la natura del caso, la personalità dell’imputato, perfino la sua faccia (confesso: anch’io avrei difficoltà a condannare Massimino con quel bel faccino da bravo ragazzo! Ha un viso incompatibile col dolo!) oppure la consonanza politica. Per esempio, ci sono molti di area latamente democratica che pensano che i dem o i loro alleati sono tutti tendenzialmente onesti, insomma corretti. Gli stessi pensano che quelli del centrodestra siano tutti mascalzoni, e così via. In questi casi, se il dolo c’è o no, non si desume dalle carte, ma aliunde come dicono i giuristi. Ossia si cerca altrove, da valutazioni d’altro. E così può accadere del tutto legittimamente che, nello stesso caso, il dolo sia ritenuto esistente da un magistrato e inesistente da un altro. Insomma, c’è quando il giudice lo dice. “Il rigore c’è quando l’arbitro fischia“.
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