Riconversione RWM: si allarga il movimento con nuove adesioni

7 Maggio 2018
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Gianna Lai

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Si è tenuta ieri una affollata assemblea indetta dall’ARCI  sulla riconversione della RWM di Domusnovas. L’incontro - come ha spiegato Franco Uda nell’introduzione - mira ad allargare a Cagliari l’opera di sensibilizzazione già avviata nel Sulcis-Iglesiente, di cui le recenti due giornate di fine setimana ad Iglesias sono solo una tappa. Prima Uda e poi gli altri relatori hanno messo in luce la valenza non solo locale della battaglia contro la produzione di armi a Domusnovas. E’ emersa l’esigenza di ampliare  il movimento all’insegna della pazienza e del coinvolgimento. Ci sono interessi apparentemente contrapposti, quelli dei lavoratori della RWM, e quelli di chi vuole un lavoro diverso, si tratta, col dialogo, di mostrare che in fondo siamo tutti per ilx lavoro, ma orientato verso produzioni civili, non belliche.
Le relazioni introduttive hanno trattato il tema da diversi punti di vista, Carlo Cefaloni
, giornalista ”Città Nuova” ha messo ibn luce l’impegno per la pace dei cattolici, Maurizio Simoncelli, Vicepresidente IRIAD (Istituto Ricerche Internazionali Archivio Disarmo, ha tracciato un quadro della situazione internazionale e dei caratteri nuovi delle guerre attuali. Scarpa del Comitato per la riconversione della RWM ha invece tracciato un quadro delle iniziative condotte nel Sulcis-Iglesiente, mentre Nicoletta Dentico, Vicepresidente Fondazione Finanza Etica ha evidenziato gli enormi interessi finanziari che ruotano intorno alla produzione e alla vendita di armi, L’assemblea è stata importante anche per le nuove adesioni, il Comitato d’iniziativa costituzionale e statutaria, con un bell’intervento di Fernando Codonesu, e dell’ANPI, con la presidente cittadina Gianna Lai, che ha ripreso, stintetizzandoli gli argomenti su pace e guerra trattati nella relazione introduttiva dell’Assemblea cittadiba degli iscritti ANPI, svoltasi il 26 scorso.
Ecco la relazione di Gianna Lai, che illustra la posizione dell’ANPI sui temi della pace e del lavoro, posti ieri alla base dell’adesio.ne al movimento anti bombe.(a.p.)

 

L’Assemblea degli iscritti sia apre con una bella Mostra dell’ANPI sulle Madri Costituenti, in occasione dei 70 anni  della nostra Carta, perché dalla rottura rivoluzionaria dell’ordine nazifascista nasce l’Assemblea Costituente e, a tutt’oggi, la Costituzione resta il punto più alto dell’esperienza democratica in Italia, i suoi valori  dispiegati ancora  nella loro ‘inesaurita potenzialità’. Da qui dobbiamo partire e, se la Mostra pone al centro le donne, allora, venendo a questo nostro  presente, dobbiamo ricordare che in Sardegna sale al 60% la disoccupazione femminile, come denuncia la CGIL, e son pagate il 20% in meno degli uomini le donne che  lavorano. Da qui si parte, perché è proprio l’esplosione delle diseguaglianze a mettere  in pericolo il futuro della democrazia, della pace e l’economia dell’intero pianeta. L’esplosione delle diseguaglianze, in contrasto con tutte le Costituzioni e le Carte internazionali dei diritti. E gli esiti si sentono oggi che spirano più forti i venti di guerra, mentre non può che essere l’uguaglianza nei diritti fondamentali la  base di una rifondazione della politica, a garanzia della dignità della persona.
Oggi, mentre spirano forti i venti di guerra, ribadiamo che la pace resta l’obiettivo principale, di fronte alla violenza e ai morti provocati da Israele nell’aggressione contro la Palestina, di fronte all’escalation americana in Siria. E dobbiamo dire che il nostro governo  non deve coinvolgere il Paese a fianco degli Usa, dell’Inghilterra, della Francia, l’art.11 della  Costituzione è imperativo, e se di solo supporto logistico dice che si tratta, ribelliamoci: quale supporto logistico, la guerra è un lavoro sporco, opponiamoci con forza, come dicono i documenti del Comitato Nazionale dell’ANPI. Perché da  Sigonella  son partiti aerei per quei territori, e le basi italiane ospitano  armamenti e strutture e equipaggiamento pronti all’uso, e in  Sardegna facciamo ancora i conti con la RWM fabbrica tedesca di armi che decide di ampliare, per complessivi 50 milioni di euro, le sue strutture, mentre il Comitato Sardo ne chiede giustamente la riconversione sulla base della legge 185.
Allora capiamo cosa intendesse Papa Francesco quando parlava, nei mesi scorsi, di terza guerra mondiale in atto:  bisogna organizzare una opposizione forte, riprendere le marce della pace, costruire il massimo dell’unità possibile per fermare la guerra. E per  combattere la grave emergenza democratica delle diseguaglianze nel mondo, oggi all’origine di tutti i problemi, la  miseria e le guerre, guerre moderne  che assumono sempre più carattere terroristico, perché sempre più son coinvolte e attaccate le popolazioni civili. Le guerre all’origine delle migrazioni di massa, che né leggi, né muri possono respingere, da regolare, piuttosto, nella direzione dell’inclusione, secondo l’art.2 della nostra Carta, secondo i doveri inderogabili di solidarietà.
Così, se anche L’Europa ha tradito le sue  promesse di libertà, uguaglianza e cooperazione, vogliamo in ogni caso che la politica prenda sul serio il principio di uguaglianza, come dice Luigi Ferrajoli, nel suo ‘Manifesto per l’uguaglianza’, dalla cui effettività dipende  il futuro della pace  della democrazia e della generale sicurezza, ben sapendo che fino a quando il Medio Oriente continuerà a bruciare, l’Occidente resterà obiettivo di attacchi, nè possiamo noi cittadini tollerare la vista, in diretta televisiva o sui giornali, di tutti quei cadaveri in mare, tollerare che ci si abitui passivamente alla reltà della morte di massa, quindi, ancora, alla guerra.
Proviamo allora a partire da quella rivolta degli italiani, come la chiama Zagrebelsky,  che inizia con la vittoria del NO al Referendum, e prosegue con l’esito elettorale del 4 marzo, ribellione di massa di cittadini che si sentono estranei in casa propria, contro un ceto politico  incapace di avvertirne la sofferenza,  dice ancora  Zagrebelsky. Partiamo da qui per chiedere il ripristino delle garanzie costituzionali, una Legge elettorale nazionale nell’interesse dei cittadini, anche  in Sardegna dove, al 25% dei voti viene attribuito il 55% seggi.  Per dire che il miglior programma di governo non può che essere la applicazione della nostra Carta, combattere effettivamente le diseguaglianze, secondo il compito che la Costituzione  attribuisce alla Repubblica nell’art.3.   In questo Paese, dove non si fa la legge sul conflitto di interessi, ferita permanente nel corpo della democrazia, come dice Gianfranco Pasquino, noi dell’ANPI abbiamo sempre lavorato contro le politiche  di  stravolgimento della Costituzione, di cui  oggi  comprendiamo fino in fondo la portata se, anche il modo di porsi nei confronti della guerra in Siria, si vorrebbe deciderlo prescindendo dal Parlamento. Ma un Parlamento c’è, è stato eletto il 4 marzo, e gli va restituita tutta l’autorevolezza che ha perso in questi anni di concentrazione dei poteri nel mani del Governo. Perché grave regressione è la latitanza della politica  in questo Paese, e  gravi le leggi di attacco alla condizione di vita delle persone, se  le donne restano l’unico pilastro del welfare, e 4,7 milioni di persone vivono in assoluta povertà,  e 12 milioni di italiani non sono in grado di curarsi. E mentre l’evasione fiscale tocca i 130 miliardi di euro, responsabili, in particolare, le  multinazionali, sarà sempre austerità, come denuncia il costituzionalista Gaetano Azzariti, se non si toglierà il pareggio di bilancio in Costituzione, che serve a legittimare la politica dei tagli al welfare, l’attacco, cioè, ai diritti fondamentali. Per questo L’ANPI  è fortemente critica  contro le politiche sociali e del lavoro di questi anni,  e contro il jobs act, che provoca ancora erosione di diritti e di tutele. Impressionante la sequenza di morti sul lavoro, oltre mille morti all’anno nei cantieri, dice la CGIL, il 50% in più nel 2018. Irregolari 3,7 milioni di lavoratori, secondo l’ISTAT, in aumento la ’somministrazione di lavoro in affitto’, ad opera delle agenzie interinali secondo le regole della privatizzazione del lavoro, che crea un giro d’affari di 10 miliardi di euro, tra bassi salari e cancellazione dei diritti. Come fermare questa emergenza, se non partendo dal porre al centro il lavoro, il lavoro che,  per primo, ha costruito la democrazia  in Italia? In questi termini ha cercato di affrontare il problema del lavoro la nostra iniziativa di marzo intitolata ‘Prima di tutto il lavoro e la scuola’, con Marco Mereu, della Segreteria FIOM provinciale, tra i relatori:  il numero più alto di giovani disoccupati in Europa si trova nel nostro Paese, dove solo un dicianovenne su 3 si iscrive all’Università e,  mentre si cancella  la cultura della laurea,  altissima resta la dispersione nella Scuola media superiore. Altro che istruzione a garanzia dei diritti, nella scuola trascinata ormai da anni in un processo di privatizzazione e di tagli!
Senza protezione sociale si crea frammentazione e corporativismo, si indebolisce la cultura della scuola, dopo le conquiste degli scorsi decenni, mentre vengono meno le professionalità alte e un’istruzione del sapere disinteressato, del sapere fondato sulla cooperazione e sul diritto allo studio, sull’istruzione che emancipa. Lavoro e scuola, è a partire dalla dignità della persona che si creano gli strumenti della conoscenza e della cittadinanza, per questo può essere vera alternanza scuola-lavoro solo se centrale diviene la valenza formativa della cultura del lavoro contro la formazione intesa come addestramento.
Dice ancora il Papa rivolto ai giovani ‘vogliono farvi tacere, farvi tacere è una tentazione sempre esistita. Sta a voi la decisione di gridare’. Dobbiamo contribuire a rinsaldare il patto generazionale pericolosamente rotto, e combattere contro quella feroce moda europea di colpire i giovani, secondo l’idea di fondo che la disoccupazione, la povertà, la precarietà son colpa del disoccupato, del povero, del precario. Perché i più poveri sono i giovani, ancora più poveri al Sud, e dobbiamo rispetto alle nuove generazioni che meritano  investimenti veri per un lavoro qualificato e non sfruttato.  Così in Sardegna, in pieno declino sociale e economico l’intera Isola, 21 mila i giovani sardi emigrati, 53% disoccupati quelli che restano, mentre cresce del 78,55%, secondo i dati INPS, la cassa integrazione ordinaria. La Sardegna che occupa il primo posto negli indici di povertà relativa, a seguito del processo di deindustrializzazione, con interi paesi in via di abbandono, e territori nel più  completo degrado sociale e ambientale, a rischio di diventare, essi stessi, depositi di scorie nucleari. Mentre  aumenta il degrado nelle periferie urbane e dai dati ISTAT sappiamo che vive in aree disagiate il 45% dei cagliaritani, proprio a causa della  disoccupazione e della carenza servizi.
Questo il quadro in cui si muove l’ANPI di Cagliari con le sue esigue forze, e politico resta il nostro fine, per un rinnovamento appunto  della politica, finalizzato alla più ampia partecipazione dei cittadini. E cos’è la nostra Associazione, la sua storia,  la sua identità, l’impegno comune e la convivenza anche di idee diverse, se non questo? Conoscenza, e cultura storica e politica,  nelle iniziative organizzate dalla Sezione di Cagliari. Ma conta innanzitutto allargare a un numero sempre maggiore di partecipanti la nostra esperienza. Sentiamo l’esigenza di una presenza giovanile, in particolare, che voglia organizzarsi da sé dentro la nostra Associazione, in autonomia, sui temi che caratterizzano la condizione giovanile stessa, la scuola e il lavoro. Così di un rafforzamento dell’impegno delle donne in linea con  il Coordinamento nazionale donne dell’ANPI, a partire dalle nostre iniziative già prese in questi anni, con la prof. Silvia Niccolai in occasione dell’8 marzo, e della Giornata contro la violenza sulle donne insieme all’Associazione  Terra battuta il 26 novembre.
Con lo spirito che si mantenga innanzitutto l’identità e l’autonomia della nostra Associazione,
lavoriamo insieme al CIDI e al COMITATO  di iniziativa costituzionale e statutaria, fin dal Referendum del 4 dicembre. E poi con  lo SPI-CGIL e col Sindacato e con Toponomastica femminile, nella scuola e nelle iniziative pubbliche, tra cui si inserisce, in particolare, ‘Costituzione via maestra, letture del nostro tempo’. E poi  con gli artisti  Clara Murtas,  Roberto Deiana, Piero Marcialis e Rita Atzeri, mentre, è di queste settimane, la formazione di un  Coro dell’ANPI, secondo un’idea ancora di Clara e Roberto, che nasce da un’esperienza culturale  veramente importante. Voglio semplicemente ricordare che in queste nostre iniziative, di cui si dà conto nella mail list e nella pag Fb dell’ANPI e nelle sintesi su democraziaoggi, abbiamo avuto tra i nostri  relatori anche docenti  universitari dell’Istituto di Storia, di Scienze Politiche e di Giurisprudenza, così nei prossimi  incontri, dal 25 Aprile fino al  2 Giugno, e per quelli programmati, sul cinquantesimo del Sessantotto e, a ottobre, sulla storia dello Stato Sociale.
Lavoriamo per la difesa e l’attuazione della nostra Carta, oggi, a 70 anni dalla sua nascita, e dobbimo dire che  non ci sembra  si sia fatto molto a livello nazionale, e  locale, per ricordare l’anniversario, solo  cose alquanto rituali, come quella del Comune   di Cagliari, nessun coinvolgimento della città, le scuole toccate solo marginalmente. Abbiamo  lavorato all’iniziativa  ‘Costituzione via maestra, letture del nostro tempo’, intendendo l’esperienza  come formazione di iscritti e cittadini, già nel corso della battaglia politica per il Referendum, quando i  banchetti per il NO ci hanno messo in contatto con la città e i dibattiti  hanno allargato il numero degli iscritti.   E lavoriamo nelle scuole, con lo SPI e col CIDI, chiamando ‘Storia e memoria’ i nostri interventi, memoria attiva, valore che produce conoscenza, avendo avuto l’occasione di invitare a parlare di Resistenza partigiana, con i ragazzi, anche il comandante Nino Garau. E  contribuiamo a finanziare il viaggio degli studenti nei luoghi della memoria,  nelle varie regioni della Penisola,  e diamo premi ai lavori degli studenti, sulla Resistenza e sulla Costituzione, chiedendo loro di  intervenire nelle nostre iniziative pubbliche, il 25 aprile e il 2 giugno. Anche di questi 5 anni di lavoro, con il Martini, l’Artistico, il Pertini, lo Scano, il Meucci, l’Alberti, l’Azuni, l’Eleonora d’Arborea, abbiamo lasciato traccia su democraziaoggi  e su un Quaderno ANPI, pubblicato negli anni scorsi, perchè del lavoro non si perda, appunto, la memoria. E poi abbiamo presentato nelle scuole i libri di Marco Sini, sugli antifascisti di Monserrato e, grazie a un Protocollo di intesa MIUR-ANPI, lavorato in alcune scuole di Cagliari per il Concorso sui 70 anni della Costituzione, con l’aiuto di Tonino Dessi e Ivana Pisola. Occasioni importanti in cui doniamo agli studenti la Costituzione, nei limiti delle nostre possibilità, mentre ai dirigenti scolastici chiediamo che si parli del 25 Aprile nelle scuole e che si invitino le  classi a partecipare alla manifestazione della Liberazione.
Perché siano giornate della nostra identità di popolo antifascista il 25 aprile e il 2 giugno, nella logica unitaria dell’Assemblea Costituente, l’Antifascismo affermazione dei valori della persona umana, della libertà, della solidarietà, in disobbedienza al fascismo che quei valori aveva combattuto. E’ carattere irrinunciabile per la nostra democrazia  l’antifascismo, l’unica forma storica in cui poteva essere incarnato e risolto il problema dell’unità nazionale, ancora oggi risorsa da cui attingere per il nostro presente: ai temi dell’antifascismo saldare la nuova mobilitazione per la pace e contro la guerra. Non è facile, perchè dai fatti del G8 di Genova, nel luglio 2001, gli attacchi ai movimenti si son mantenuti sempre duri, ma la Repubblica deve garantire agli antifascisti il diritto di manifestare, perché l’antifascismo è dovere civile, come dice Angelo d’Orsi. Così intendiamo il senso della recente manifestazione organizzata dall’ANPI a Roma, di fronte alla crescita del neofascismo in Italia, del neofascismo che conquista maggioranza nell’Est europeo e che è presente in tutta Europa. E questo è il senso del nostro documento nazionale ‘Contro tutti i fascismi’, che invitiamo a sottoscrivere, anche on-line, e del nostro impegno per la dichiarazione di Cagliari Città antifascista, avvenuta recentemente in Consiglio comunale. Ma su tale argomento vogliamo oggi approfondire il dibattito, durante la discussione, così come sul lavoro, sulla scuola, sui giovani
Per concludere, alcune informazioni. Vorrei ricordare che la Rivista nazionale dell’ANPI, ‘Patria’ on-line, è consultabile gratutitamente, e che al momento contiamo 140 iscritti in città. Al tesseramento, il nostro primo impegno, naturalmente finalizzato ad accrescere la partecipazione, dedichiamo in particolare una giornata di banchetti in piazza, perché si tratta dell’unica risorsa che abbiamo, in termini finanziari, ogni adesione infatti ci rafforza e ci sostiene.  Mentre si fanno sempre più carenti i finanziamenti  pubblici, che ci aiutano a organizzare le iniziative e le assemblee, il Viaggio della memoria nelle scuole e, quest’anno, le due Mostre curate da Rita Sanna  e da Luisa Sassu sulle Madri Costituenti.

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