Per Zeus, Soru non legge i classici greci!

4 Marzo 2009
1 Commento


Teresio Altea

Teresio Altea, professore di lettere antiche, c’invia questa originale e “classica” riflessione sul voto, che volentieri pubblichiamo.

Forse Soru non legge i classici greci. Ma qualcuno dei suoi fans delle facoltà letterarie certamente sì. Ed allora perché non gli hanno consigliato la lettura del bel libretto di Senofonte su “La tirannide”? O, per non infastidirlo su queste letture, che per lui potrebbero risultare noiose, perché non gli hanno almeno fotocopiato qualche passo? Forse non avrebbe perso le elezioni; certamente avrebbe limitato i danni e non avrebbe in un sol colpo distrutto il centrosinistra sardo alla cui costruzione molti di noi hanno lavorato da qualche decennio. Infatti, il tiranno senofonteo, Ierone, è un autocrate in crisi; è oppresso dalla angosciosa coscienza dei comportamenti negativi cui è spinto dal suo stesso potere, e confessa tutta questa sua “infelicità” al poeta Simonide. E così diventa un critico del monocratismo e ne svela i difetti. Una lettura preziosa per evitare il disastro ad opera di chi si vuole solo al comando. Lettura utile, però, anche dopo il disastro perché lo spiega e può prevenirne un altro.
Ecco i passi che, se avessi potuto, avrei posto all’attenzione del capo. Prima della lettura un’avvertenza:  la parola tiranno è decisamente inappropriata al caso nostro;  può essere attualizzata e sostituita col termine “monocrate” o “uomo solo al comando”.

Simonide rivolto a Ierone: L’uomo solo al comando “è privilegiato per quel che riguarda l’udito. Mai, infatti, gli manca il più dolce dei suoni, poiché chi lo circonda loda ogni sua parola e ogni sua azione; né, d’altra parte, ha mai ascoltato il suono più spiacevole per l’udito, vale a dire il biasimo, perchè nessuno è disposto a muovergli critiche alla sua presenza”.

Ierone ribatté: ” Quale piacere pensi che diano quelli che non parlano male, quando si sà per certo che tutti quelli che tacciono dissimulano le loro cattive intenzioni? O quale piacere pensi che diano quelli che lo esaltano, quando c’è il sospetto che facciano lodi con l’intento di adularlo?”

E Simonide di rimando disse: “Certo, per Zeus, su questo punto sono perfettamente d’accordo con te, Ierone: le lodi più gradite sono quelle provenienti dalle persone assolutamente libere”.

Indi l’infelice Ierone confida: “Ti parlerò, Simonide, di un’altra afflizione, difficile da sopportare, dell’uomo solo al comando. Non meno dei privati, infatti, costui conosce i valenti, i sapienti, i giusti; ma invece di ammirarli li teme: i valorosi, perché potrebbero tentare qualche audace azione per amore di libertà; i sapienti, perché potrebbero ordire qualche macchinazione [ndr: organizzare l’opposizione]; i giusti, perché la moltitudine potrebbe desiderare di essere governata da loro. Quando, per paura, abbia tolto di mezzo tali persone, di chi altri potrebbe servirsi se non di individui […] servili? … Dunque, secondo me, anche questa è un’afflizionne difficile da sopportare: considerare gente dabbene alcune persone ed essere invece costretti a servirsi di altri individui”.
Ed ancora l’inconsolabile Ierone: L’uomo solo al comando “non si rallegra a rendere i cittadini forti o bene armati [ndr: oggi si direbbe: a farli partecipare alle scelte e al govenro diffuso], ma trova piacere nel far diventare gli stranieri più temuti dei cittadini e si serve di loro…”. Viene in mente l’infornata di “continentali” nella sanità e negli enti in luogo di sardi non certo meno capaci.

Povero Ierone! E poveri noi! Sarebbe bastata la lettura dei classici greci: hanno vissuto e detto tutto, anche sul passaggio dall’oligarchia al principato. La loro lettura avrebbe forse indotto Soru a non ascoltare solo il dolce suono delle lodi, ma anche quello meno piacevole, ma utile, della critica. Si sarebbe potuto correggere per tempo! Molto meglio del web e del mondo vituale ch’esso ci rappresenta. Per scongiurare il naufragio sarebbe bastato anche soltanto seguire il monito conclusivo della VII Lettera di Platone: L’uomo solo al comando “non è buono né per i dominatori nè per i soggetti: solo anime piccole e servili lo amano, anime che non sanno nulla di ciò che è buono e giusto”.
Naturalmente, tutto questo vale ancor prima per Berlusconi. Ma con una differenza: il cavaliere si rivolge alla destra e l’uomo solo al comando è un classico della destra e delle forze più conseguentemente conservatrici. Soru, invece, per governare da solo, voleva il voto degli elettori del centrosinistra, ossia dei democratici. La causa della disfatta è tutta qui, in questa  sua innaturale pretesa.  

1 commento

  • 1 francesco cocco
    4 Marzo 2009 - 11:18

    Certo la lettura dei classici è sempre fonte di arricchimento: Ma soprattutto avrebbe fatto molto bene a guardarsi dai cortigiani osannanti….. “cortigiani vil razza dannata”!!

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