Andrea Pubusa
Devo essere sincero? La versione minsteriale del M5S mi lascia perplesso. Non che non comprenda le ragioni di prudenza quando si hanno i fucili puntati, ma su temi centrali qualcosa bisogna pur dirla. All’ossessione del distinguo fino alla campagna elettorale non può seguire un piatto glissare, che finisce per disorientare l’elettorato. Per esempio, sui bombardamenti in Siria, dire che deve intervenire la diplomazia - come ha fatto Di Maio - è una banalità. L’intervento USA-Francia-Inghilterra segue il cliché ben noto degli attacchi all’Iraq e alla Libia, non c’è la prova del presupposto: oggi l’uso dei gas, come ieri il possesso della armi chimiche da parte di Saddam. Le conseguenze degli attacchi ingiustificati? La devastazione politica, morale e materiale di quei territori, con la nascita dell’Isis e l’accentuazione delle migrazioni. Ora rispetto agli attacchi USA & C. Salvini ha parlato chiaro ed anche la Meloni. Tutto sommato anche B. lascia intravedere un margine di autonomia, proponendo l’Italia come possibile mediatrice fra le parti. E troppo aspettarci da Di Maio una presa di distanze da un’oprazione criticata duramente anche da settori militari nostrani, tradizionalmente più prudenti?
E sulla questione migranti? Salvini dice che non vede l’ora di andare al governo per ricacciarli in mare, e lo dice con toni e modi volgari. Al di là delle forme, pur importanti, è una prospettiva in contrasto coi valori costituzionali, fondati sulla sacralità della persona. Su questo Di Maio dovrebbe essere perentorio, così come lo è nel veto a Berlusconi. Quei toni non sono accettabili. Chi li usa non può essere neppure parte del mitico “contratto di governo“. I contratti si fanno con persone che hanno interessi e posizioni diverse, ma non si fanno coi mascalzoni. Il contratto non è alleanza, ma richiede come base comune il rispetto della Carta e dei suoi valori. D’accordo, l’accoglienza non può essere il caos, non può tradursi nella presenza di neri a elemosinare in ogni luogo. D’accordo, dev’essere disciplinata nella duplice versione del favorire il transito in altri paesi o nell’inserimento in Italia, insieme ai disoccupati nostrani. Ma queste sono questioni di merito, su cui possono esserci tante soluzioni e tante proposte. Ciò che non è accettabile e negoziabile è che si usino toni sprezzanti e razzisti. La discussione o la trattativa precontrattuale deve partire dal rispetto della persona e muoversi in quella direzione.
Ho scritto e sono convinto che oggi in Italia si stia giocando una partita delicatissima che ha come posta in gioco la nostra democrazia: chi spinge per la formazione del governo su base parlamentare e rispettosa del voto vuole spezzare la sequenza di nomine di presidenti del Consiglio usciti da conciliaboli ristretti; chi parla della nomina di presidenti a prescindere dal voto tende a radicare un’opzione oligarchica in Italia. Questa spirale va interrotta e fa bene Di Maio a insistere nella sua candidatura a Palazzo Chigi come espressione del voto di 11 milioni di italiani. Tuttavia, anche se dobbiamo temere tempi tristi e pericolosi, l’accordo fra il M5S e gli altri non può avvenire a tutti i costi. La preclusione a Berlusconi è politica e anzitutto morale. Non è un veto, è la dichiarazione di una incompatibilità politica. La prospettiva per il paese è la deberlusconizzazione, non il recupero di questo personaggio, già cacciato dal Parlamento.
Anche il contratto di governo col PD non deve avvenire a tutti i costi. C’è innanzitutto da riaffermare la centralità della Costituzione verso chi voleva scassarla. E l’attuazione della Carta dev’essere al cenro del programma sul lavoro, la scuola, l’ambiente e l’accoglienza.
La fermezza del M5S negli anni scorsi, quel suo non volersi alleare con forze e personaggi compromessi, è alla base del suo successo. L’opposizione secca ai provvedimenti antipopolari dei giverni recenti, la difesa dei ceti disagiati con proposte interessanti come il reddito di cittadinanza. Molti della sinistra hanno votato 5S per la sua coerenza morale e democratica, per la sua ispirazione popolare, pur non immedesimandosi in esso. Bisogna tenere dritta la barra. Oppure riprendere l’opposizione senza sconti, puntando a un consenso maggiore. Tertium non datur. Non c’è possibilità di fare diversamente. Il trasformismo è il peggiore dei mali italiani. Da sempre. Bene dunque la prima presa di posizione dopo l’incontro con la Casellati. Anche gli altri, in particolare il PD, dovranno rendere conto all’elettorato. E non mi pare che di fronte alla disponibilità dei 5S a discutere il programma stiano facendo una buona impressione.
1 commento
1 Aladin
20 Aprile 2018 - 08:35
Anche su Aladinews: http://www.aladinpensiero.it/?p=81415
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