Legge elettorale regionale: lo stallo del Consiglio regionale nuovo vulnus alla sovranità dei sardi

17 Aprile 2018
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Comunicato stampa del Costat

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Sulla legge elettorale regionale: nessuna modifica è più possibile?

Quando il presidente del Consiglio regionale Ganau nella recente conferenza stampa del 9 aprile, dedicata alla prospettiva di modifica della legge elettorale sarda, afferma che “Il Consiglio regionale ha perso un’occasione, l’ultima a disposizione per modificare una pessima legge elettorale, non garantista della volontà popolare”, viene sancita nel merito l’inutilità di questo Consiglio nelle sue varie componenti di maggioranza e di opposizione, a partire dal battesimo di questa legge elettorale voluta dalla precedente maggioranza di centrodestra, principalmente Forza Italia, e dal Partito democratico quale diga potenziale eretta contro una potenziale vittoria del Movimento 5 Stelle.
Sappiamo tutti che nel 2014 i 5S non si sono presentati e i due schieramenti concorrenti, centrosinistra e centrodestra,
hanno usufruito a piene mani di quella legge definita “pessima” anche dal presidente Ganau.
Si deve prendere atto che oggi la maggioranza di centrosinistra appare preoccupata più di conservare il numero più alto possibile di poltrone che non di rimettere al centro della propria azione politica la rappresentanza popolare e la partecipazione democratica, ma pare che il problema abbia poca rilevanza anche nell’opposizione rappresentata nel Consiglio.
Eppure il tempo per la modifica della legge elettorale sarda c’è stato, eccome, così come non sono mancate le proposte di modifica, ben sette giacenti in Consiglio, in questi quattro anni appena trascorsi oltre ad alcune sollecitazioni venute dalla società civile, con assemblee molto partecipate e la presentazione di linee guida per la riscrittura della legge elettorale, compresa una proposta del Comitato di Iniziativa Costituzionale e Statutaria di Cagliari che poneva l’esigenza di una legge proporzionale che preservasse l’indicazione del Presidente in capo agli elettori.
Le dichiarazioni di Ganau alla stampa equivalgono alla posa della classica
pietra tombalesul problema, ma qui non sembra esserci alcuna forza in grado di far resuscitare il “de cuius” a meno che non ci si affidi al soprannaturale. Qui gli interlocutori, purtroppo, continuano ad essere semplici piccoli uomini eletti con una legge truffaldina e che hanno un senso della democrazia a corrente alternata. Così le auspicate modifiche della legge elettorale regionale che erano una priorità di alcune forze politiche fino ad un anno fa, non costituiscono più alcuna priorità perché si è scoperto all’improvviso che i problemi della Sardegna sono “altri”.
Così dice Congiu del PdS, così dicono MdP-Art.1, peraltro dopo avere presentato in pompa magna una proposta di legge elettorale proporzionale che rimetteva al Consiglio regionale anche l’indicazione del Presidente.
Abbiamo accolto come un fatto positivo, ancorché insufficiente,
l’introduzione nel mese di novembre della doppia preferenza, ma confidavamo su un sussulto di dignità del Consiglio per una modifica sostanziale delle legge elettorale, sussulto che non solo non c’è stato, ma che si risolve nella fatidica espressione “oggi non ci sono le condizioni politiche per cambiarla”.
E qui, però, vengono al pettine tutti i nodi e i contorcimenti di questa maggioranza, non solo da parte del PD ormai in coma irreversibile dopo il tremendo uno-due del referendum del dicembre 2016 e della recente batosta elettorale del 4 marzo, ma anche quelli interni ai partiti minori che hanno comunque usufruito scompostamente dei vantaggi connessi all’essere al rimorchio del PD.
Pensiamo ai contrasti interni a quei consiglieri provenienti dall’esperienza di SEL che oggi stanno in maggior parte con Mdp-Art1 e con Campo progressista, rappresentato da un consigliere, che sul tema della legge elettorale sembrano viaggiare su binari diversi. Da un lato MdP-Art1 e un Comitato dei Comitati che, si osserva, non rappresenta il Comitato di Cagliari, hanno fatto una conferenza stampa alla fine di settembre di presentazione di un proposta di legge elettorale proporzionale pura con elezione del Presidente in Consiglio e l’hanno presentata come una grande priorità per la democrazia sarda, dall’altro l’esponente di Campo progressista esclude pregiudizialmente che sia il Consiglio regionale a scegliere il Presidente della Giunta regionale.
Che dicono
il PD e gli altri partiti di maggioranza così come l’opposizione di centrodestra?L’affermazione dominante è “Peccato, ma oggi le priorità siano altre.
Nell’ambito della maggioranza, il tutto avviene con una colpevole e deliberatamente volta confusione tra la proposta Mdp-Art 1 dello scorso mese di settembre e il Comitato di Iniziativa Costituzionale e Statutaria di Cagliari che nulla ha a che vedere con tale proposta di legge.
Come Comitato, infatti, non abbiamo mai espresso l’idea che la scelta del Presidente venisse sottratta all’elettorato, anzi sulla specifica questione abbiamo sempre ricordato l’esito del referendum della regione Friuli del 2003 che ha sonoramente bocciato il tentativo di quella regione di introdurre una nuova legge elettorale proporzionale pura con il ritorno dell’indicazione del Presidente da parte del Consiglio.
La nostra contrarietà a tale ipotesi, come detto e ribadito in tutte le occasioni, nasceva
dall’attuale connotazione dei partiti politici che nel corso del tempo si sono trasformati da partiti di massa realmente rappresentativi della società, in comitati elettorali, in satrapie e oligarchie sempre più dedite alla conservazione del proprio potere e dei propri privilegi, in spregio della volontà degli elettori.
Allora, non c
’è più tempo per l’approvazione di una nuova legge elettorale?
A nostro parere non è troppo tardi. Certo il tempo è poco, ma volendo ce la si può ancora fare.
Al riguardo, si osserva che abbiamo anche indicato nella legge elettorale della regione Sicilia un utile
riferimento da considerare per l’elaborazione di una nuova legge e siamo convinti che il Consiglio possa ancora utilmente intervenire purché ci sia la volontà politica di farlo, e ciò è possibile almeno fino a tutto il mese di maggio.
Se non ci sa
rà alcuna modifica, l’attuale maggioranza si deve rendere conto che con questa legge che è stata pensata e predisposta per due schieramenti, nella prossima consultazione a più schieramenti, che saranno tre se non quattro, il primo schieramento vince tutto: non ci sarà un secondo classificato, ma dopo il primo tutti gli altri saranno esclusivamente ultimi, e non è detto che il primo schieramento sia attualmente rappresentato in Consiglio.
In ultima istanza, con questa pessima legge elettorale il vulnus democratico evidenziato nel 2014 ne uscirà ulteriormente amplificato.
Anche di questo è facile prevedere che l’elettorato terrà conto.
Comitato di Iniziativa Costituzionale e Statutaria Cagliari, 16 aprile 2018

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