Legge elettorale: i furbetti si stringono il cappio al collo?

16 Aprile 2018
2 Commenti


Andrea Pubusa

Ha detto bene Gianni Pisanu in questo blog: i partiti non hanno capito nulla della questione elettorale. Pensano solo al loro particulare e giocano alla roulette russa. I piccoli gruppi, dopo aver disperso tutto il loro potenziale in faide senza senso, hanno lucrato le leggi elettorali maggioritarie sfruttando l’utilità per le forze maggiori di avere il fatidico voto in più e il premio. SEL, in particolare, che pure aveva un radicamento, ha spostato la propria attenzione dalle lotte sociali alle alchimie politiciste. E così si è trasformata in acaro del PD, che aveva l’utilità di raccogliere sotto il suo simbolo tutto il fronte della sinistra. Insomma, un’applicazione peggiorata della vecchia regola comunista: non  avere mai nemici alla sinistra. Agli altri, più esili, non è parso vero di poter lucrare una legge ipermaggioritaria. Senza fare gli schizzinosi hanno banchettato con le carni della democrazia sarda, facendo sciacallaggio sulle forze, orgogliosamente autonome, infilzate da irragionevoli  plurime soglie di sbarramento. Non hanno capito così di aver cambiato pelle. Da forze tradizionalmente a difesa della democrazia e della rappresentanza sono passate nell’altra sponda, in quella della destra, sostanzialmente a-costituzionale e d’ispirazione oligarchica. Gruppi ristretti al comando, diffidenza o ostilità verso la partecipazione delle masse. Sta qui la ragione prima della debacle del PD e della autoemarginalizzazione di SEL e compagnia bella. O una forza di sinistra pone al centro il lavoro e i lavoratori in carne ed ossa o non è. O il loro potere dal basso, come sovranità popolare, è il nucleo di irradiazione dell’azione delle istituzioni o prevalgono le oligarchie, che son sempre di destra qualsiasi bandiera agitino. Anche se si chiamano PD, SEL o Campo progressista. Anche se agitano la bandiera della sardità e dell’indipendentismo come il PDS.
Questo schieramento non capisce che in Sardegna c’è un problema di sovranità interna prima che nei riguardi dello Stato. Questione democratica che nella legge elettorale ha il suo nodo, anche se poi si irradia nei territori, dove occorre ridare respiro democratico al governo locale, comuni e province. Ora il PD e gli alleati si son messi il cappio al collo e sembrano volersi librare nel vuoto. Sperano che le elezioni regionali seguano logiche differenti dalle politiche e non diano ai 5 stelle il primo posto. In questo modo sognano la salvezza quantomeno ciascuno del proprio seggio. Non cambiano nulla nei programmi né nei comportamenti. Dei sardi e della Sardegna chissene…
Fin qui il centrosinistra. Ciò che sorprende è che finora anche il M5S sardo per bocca di Puddu non si muova in una linea alternativa, non ponga al centro la questione democratica, ma, nella previsione di una propria vittoria, spinga per mantenere le cose come stanno. E così nessuna proposta di riformulazione della legge elettorale. Un po’ deludente per una forza che vuol furriai sa crobetua fund’a susu, che vuole rivoltare le nostre istituzioni regionali alla radice.
Le elezioni regionali non sembrano promettere grandi rivolgimenti. Tutto va bene madama la marchesa. E siamo a dieci mesi dal voto.

2 commenti

  • 1 Aladin
    16 Aprile 2018 - 08:03

    Anche su AladiNews: http://www.aladinpensiero.it/?p=81183

  • 2 Roberto Porrà
    16 Aprile 2018 - 10:28

    La democrazia un optional in disuso nella macchina istituzionale sarda a tutti i livelli basti pensare al mostro delle cosiddette provincie e città metropolitana

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