Poesie urgenti d’amore, di lotta e di sogni

15 Aprile 2018
Nessun commento


Gianna Lai

Andrea Melis #Bisogni Poesie urgenti d’amore di lotta e di sogni. IVAZ productions. 2017

Un sorriso fraterno sa disarmare la violenza, ma non può consolare il dolore inascoltato delle donne, il pensiero libero è sacrosanto, ma serve piuttosto a farsi nuovi nemici, e l’amore, che promette eternità, più di tutti sa mentire. La ‘poesia antipatica’ nasce così, in ‘#BISOGNI, Poesie urgenti, di Andrea Melis, 2017 IVAZ productions. E avanza da sola e indica un’etica del cambiamento, ancora possibile in questo mondo disordinato e caotico, se la parola che denuncia e demolisce riti, opportunismi e luoghi comuni, è in grado di sollecitare il lettore verso una seria presa di coscienza, ’sii causa del tuo ben e ridi a te stesso. Perché una vita proverbiale si fa beffe di ogni saggezza’ . Così è, se parlano gli oggetti, che sembrano avere occhi e anima, a imitazione dell’uomo, così è nella commistione intima tra le cose e le persone, tra le cose di normale uso, che vivono in mezzo a noi, e i pensieri di donne e uomini. Fuggire la paura nel tenero contatto materno, per trovare scampo ai pericoli dell’esistenza, e mantenere quel modo assorto di guardare ai bambini, come fa il poeta nella sequenza filmica dell’umanità che cresce, liberando le mani e il corpo; solo l’ amore sa infatti afferrare veramente la vita e rendere un bene da godere indefinitamente anche le cose più consuete. E poi è dalla donna che promana intimamente la salvezza del mondo, nella sensualità amorosa dei gesti e dell’affetto nostalgico, che cresce, e man mano si affina, se sopraggiunge inaspettato il turbamento della passione. Al lettore il compito di far pervenire una certa partecipazione, se non decisi e diretti consensi, che sia immediatamente comprensibile, tirato dentro, come è, da quello stile immaginifico, dalla fervida immaginazione dell’autore, le montagne che si inchinano ai piedi degli amanti, la pur così piccola magia della danza, che fa brillare nuove stelle, quel dio fraterno che si intromette nelle cose degli uomini, sì da poter giungere, finalmente, ad afferrare persino l’umano impossibile desiderio.Visionario il racconto per quel tanto che basta a comprendere un pezzo almeno del nostro futuro, fondamentale resta sempre l’intreccio tra corpo e spirito, il mangiare e il bere , le cose buone che si mischiano ai sentimenti, alle persone e, nel nuovo Credo laico, persino alle fiabe e ai miracoli. Fino al trionfo della donna che ama, il suo desiderio ben al di sopra della parola stessa del poeta.Pervade il testo una sottile ironia, a volte più manifesta, altre, come sopita dall’urgente bisogno di denuncia, per parafrasare il titolo del libro, fin da quel vento benedetto che solleva la gonna, e apre alla leggerezza dello sguardo dell’autore, e ne alleggerire i toni, come a fare da contrasto di fronte a una materia così spesso troppo impegnativa.E c’è l’andamento del quotidiano a incombere sulla scrittura, e a delinearne il carattere in quella relazione infinita che illumina al suo passaggio i luoghi e i modi della condizione umana, per trovare ostacolo, sembrerebbe insormontabile, solo nel fitto dolore della solitudine. La contorsionista, l’amante abbandonato, tutti noi, mescolati alla folla anonima del market, in quelle storie vere, narrate con la tenerezza e con lo stupore delle rappresentazioni poetiche, atte a rendere musicale il prosaico dell’immagine ripetuta più e più volte, per esaltarne spontaneità e vividezza dell’espressione. Quel ‘ma dimmi tu’ e quel ‘cioè tu vuoi dire che davanti’ incalzante e ossessivo, direttamente rivolto all’interlocutore, magari a ciascuno di noi, come già ci ponessimo in contrasto col poeta. E così stagliati i versi brevi nella pagina, per dare forma inedita al testo, da assumere già corpo prima ancora che si lasci appena intravedere lo spirito della scrittura. All’animosità dell’autore contro il venir meno del mondo intorno, del reale che annulla l’individuo, gli eccessi e le definizioni, quando non c’è niente da definire, corrispondono, come testimonianza, quelle chiuse lapidarie, e inaspettate, che ti inchiodano a sopportare l’angoscia della mancanza, agghiacciante la concorrenza tra la macchina mangia soldi e il benzinaio, ‘ solo in disparte’, al freddo. Che l’incedere sia lento o sostenuto, da non tollerare neppure i segni dell’interpunzione, per dare ritmo, o magari per toglierlo, si legga infine il testo tutto d’un fiato, l’effetto di contrasto ne risulterà ancora più intenso, come esaltato.Perché, se scrivere vuol dire lottare, come nella dedica a Carlotto, e la durezza del muro respinge la stessa libera espressione della poesia, sarà il palmo bianco delle mani ad accomunare gli uomini e a restituire di nuovo la metafora di un mondo diverso, ‘a ben guardare’, come sembra voglia rassicurare il poeta. Ma di fronte al mare dei migranti in arrivo, speculare alla partenza dei giovani che emigrano dal nostro Paese, corrosivo si fa di nuovo il giudizio, e duro, e sferzante la parola, contro una terra indegna. Che esploda presto e si cancelli l’ingiustizia e il malaffare! E mentre scorre davanti a noi la vita, come in uno schermo, e sembra apparentemente non sfiorarci, riprende incalzante il dialogo col lettore, uno qualunque di noi, come se il tempo sospeso dell’inizio debba per forza portarci verso la chiusa della corsa esistenziale, bruciando le tappe incontro alla morte, che annuisce e ti da …persino ragione per il troppo poco tempo concesso. a ciascuno di noi. La poetica dell’autore nella ‘lode agli Artisti’, potenza della voce libera della scrittura, e poi nel nuovo ‘Credo’ sentimentale, e nell’Autoritratto, se può essere auspicio di futura fama la comune sofferenza ‘coi grandi del passato’. Fino alla incantevole dedica conclusiva, ‘Alle poesie perse’, meritoriamente da annoverarsi tra i testi della letteratura per l’infanzia. ‘Poesie urgenti, d’amore, di lotta e di sogni’, una raccolta di versi che assimila i modi narrativi della prosa, una scrittura vicina al parlato, colloquiale, libera da complicazioni di natura psicologica. Il vissuto nel comune destino dell’uomo, per mantenere ancora intatta la funzione contestativa della poesia, proprio attraverso quel linguaggio, tra il letterario e il popolare, chiaro e dai contorni così ben delineati. Che si esprime nella tenera immagine di copertina, forse irridente, chissà, ma insieme spia di un rapporto nuovo col lettore, perché la poesia è ‘di chi gli serve’, come diceva Troisi, avendo già il web contribuito a determinare il destino del bel libro di Andrea Ivaz Melis.

0 commenti

  • Non ci sono ancora commenti. Lascia il tuo commento riempendo il form sottostante.

Lascia un commento