Andrea Pubusa
Anche Ignazio ci ha lasciato. Ancora pieno di idee e di voglia di fare. L’ho conosciuto ai tempi de Il Manifesto di Luigi Pintor, primi anni ‘70. Lui aveva aderito al Movimento a Roma, ma, d’estate, appena venuto in vacanza a S. Giovanni Suergiu dalla madre, aveva preso contatto col nostro circolo di Carbonia. E così ci eravamo frequentati nelle lunghe estati di allora, fra riunioni, gite al mare vicino a casa sua e chiacchierate senza fine sulle sorti del mondo. Di Ignazio mi ha colpito subito la mitezza d’animo, la calma e tranquillità. Erano tempi in cui non pochi compagni erano agitati o almeno così si mostravano. Lui no, lui rispondeva sempre con un sorriso o una riflessione pacata anche alle più accese affermazioni altrui. Parlava della madre con grande affetto e così pure, quando venne a S. Giovanni, della sua fidanzata di allora.
Dopo essersi laureato nel 1974 è tornato in Sardegna, a Cagliari, e subito con Antonello Sanna e altri ha lavorato nell’INU ed è sempre stato impegnato, come cittadino e come architetto, nelle battaglie democratiche e della sinistra. Nella professione come nella vita non sgomitava, era una di quelle persone che in ogni cosa praticava la sua fede politica e ideale. Questo è l’altro aspetto che mi ha sempre colpito: Ignazio è rimasto fedele ai suoi ideali giovanili. Dopo mezzo secolo guardava al mondo e alle cose sempre dalla parte degli umili, sempre con un impegno egualitario e democratico. Voleva un mondo migliore e più giusto e lui si comportava di conseguenza anche nella quotidianità.
Negli ultimi tempi ci si vedeva talvolta ai concerti di musica classica e sempre veniva a parlare con me, per quella istintiva simpatia reciproca che ci legò fin da quella lontana estate sulcitana in cui ci incontrammo. Poi l’ho rivisto a S. Giovanni Suergiu, ad un’assemblea pubblica per il NO. Alla fine del dibattito mi raccontò della sua nuova vita in paese, dove immancabilmente era uno dei promotori di un’esperienza comunitaria: l’orto comune, legato alla ricerca degli antichi semi con centro a Masainas. Tornava così ai suoi antichi amori, mai abbandonati. All’esperienza dei manufatti e costruzioni in argilla, conosciuti fin dall’infanzia nei cantieri della autocostruzione domestica e rurale in laboratori stagionali e forni di campagna per la fabbricazione delle tegole e dei mattoni. Quello era il suo mondo che il suo viaggio e l’avventura culturale avevano affinanto e accresciuto, non attenuato.
Ignazio ha comunque svolto incarichi di rilievo, di pianificazione urbanistica, territoriale e paesaggistica con una prevalenza dei piani per il recupero dei centri storici e degli abitati minori, che sono sempre stati nel suo cuore prima che nella sua testa. (Armungia Villasalto, Santulussurgiu, Iglesias), alcuni di questi caratterizzati dalla presenza della architettura in terra cotta: Samassi, Musei, Villamassargia, Sant’Anna Arresi, Domus De Maria, Quartu Sant’Elena, Soleminis. La sua passione per il restauro si è espresso in edifici di culto e monumentali: Santa Maria della Neve a Villamassargia, Chiesa del Rosario a Santulussurgiu, Parrocchiale di Masullas, chiesa romanica di Santa Marta a Giba, Chiesa Parrocchiale di Sant’Anna Arresi, chiesa e sagrato di Sant’Antonio a Escoveddu. Per Santa Marta ricordo le nostre chiacchierate, perché fui io, allora nel Consiglio di amministrazione della Fondazione del Banco di Sardegna, a segnalare, per il finanziamento, l’importanza del recupero, su indicazione di Ignazio e di un altro appassionato compagno ed amico, anch’egli prematuramente scomparso: Piero Murgia di Giba.
La propensione per l’edilizia in terra cruda Ignazio l’ha espressa sia nel restauro di edifici pubblici e sia in abitazioni private, fra i primi la Biblioteca a Samassi, l’ecomuseo a Villamassargia, la Mediateca e altri spazi pubblici a Musei, il vecchio municipio a Quartu Sant’Elena. Ma nelle abitazioni private ha potuto rievocare e coltivare i motivi della sua infanzia sulcitana: l’edilizia a corte, i materiali naturali, la pietra, la terra, il legno. Guardate che bei lavori a casa Lussu ad Armungia, casa Pisano a Monserrato, casa Brundo a Villasor, un campeggio a Sant’Anna Arresi e il progetto per i chioschi temporanei per la spiaggia del Poetto a Cagliari.
Era un tranquillo ma instancabile organizzatore. E così ha concorso a costituire nel 1990 con alcuni colleghi l’associazione Arch.terra, che ha promosso mostre conferenze ed eventi fino alla fondazione della Associazione città della Terra.
Quando i capelli diventano bianchi s’inizia a guardare con occhi nuovi le vicende e le persone del passato. Su alcune i giudizi e i sentimenti mutano perché sono cambiate le persone, il loro modo di vedere e di fare. Talvolta in meglio, spesso in peggio. Confesso che per Ignazio nutro oggi l’affetto e la simpatia ch’ebbi in quella lontana estate sulcitana in cui lo conobbi. Un compagno di convinzioni ferme, anche se manifestate con mitezza, un uomo volenteroso e buono, sempre dalla parte dell’umanità sofferente alla ricerca di dignità ed eguaglianza. Sempre dalla parte delle cose belle.
Ignazio, compagno e amico mio, avrei voluto incontrarti ancora al concerto o nelle mie incursioni nel nostro Sulcis, magari per vedere il tuo orto comune, di cui mi avevi parlato con passione tranquilla. Ma stai sicuro, a primavera, i tuoi semi daranno i fiori e d’estate i frutti.
4 commenti
1 Aladin
1 Marzo 2018 - 23:52
Ricordo di Ignazio Garau. Anche su Aladinews: http://www.aladinpensiero.it/?p=79148
2 Pia
6 Giugno 2018 - 13:23
Un ricordo davvero autentico. Grazie
3 Maria Demuru
17 Giugno 2018 - 19:40
Grazie Andrea, le tue parole esprimono tutta la bellezza e la generosità di Ignazio, mai scalfita dal passare del tempo e dalle sofferenze patite. Il nostro orto comune continuerà a vivere, le nostre piante stanno dando i primi frutti. Ignazio sarà per sempre nei nostri cuori e nella sua tanto amata terra.
4 Salvatore Polito
3 Settembre 2018 - 17:12
ho saputo soltanto oggi della scomparsa di Ignazio persona speciale, conosciuto nel lontano 1970 a Roma quando studiava Architettura con Maria Teresa,mia moglie e rivisto 4 anni fa a Cagliari. Rivedendolo dopo tanti anni ho ritrovato in lui l’ardore e la passione che aveva già a 20 anni per la sua terra e per la natura. Ti ricordo con grande affetto, Rino
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