Sergio Ravaioli
“E’ passato il fuoco. Nel terreno c’è un seme che diventa germoglio e con cure e attenzioni crescerà e continuerà ad affondare proprie radici e … insomma, buon giardinaggio” (anonimo blogger Sardo).
Di semi in Sardegna ne abbiamo più di un milione! Tanti quanti i Sardi che o non sono andati a votare o hanno votato diversamente da PDL e PD, la cui somma rappresenta circa il 30% del corpo elettorale. Alla faccia del bipolarismo!
Di spazio per fare un buon lavoro politico ce n’è quanto se ne vuole. Ed anche condizioni favorevoli; l’importante è non pretendere che a fare il giardiniere sia chi ha appiccato l’incendio. Quest’ultima considerazione si riferisce in particolare alla sinistra, o per meglio dire alla sua dirigenza politica.
Un paio di giorni fa mi ha impressionato un frammento del quotidiano blob TV su Rai3: un Veltroni con il volto più giovane di 20 anni e forse più che faceva le stesse identiche considerazioni di oggi; fosse stato per radio lo si sarebbe scambiato per un intervento del giorno prima. Non puoi restare per 20-30 anni a gingillarti con le stesse parole, senza produrre risultati! Con i ceti popolari che dici di rappresentare che si impoveriscono sempre di più e raggiungono gli ultimi posti in Europa occidentale in quanto a reddito e welfare. E quando ti propongono volti nuovi, come Soru o Ferrero o Pecoraro Scanio, ti trovi a rimpiangere i vecchi.
Restando in Sardegna, bisogna prendere atto che la sinistra non si libererà facilmente dall’eredità di Soru. La sinistra casta e dura per aver svolto nella giunta Soru il ruolo dello zerbino, e quindi accodarsi acriticamente alla coalizione che lo ha sostenuto. Il PD peggio ancora: medesimo mutismo, incredibile insulsaggine nel farsi scippare da Soru un partito con radici secolari, obbedienza da ascari nei confronti degli strateghi romani (affiancati da cattivi informatori isolani).
Si potrebbe pensare che dopo una débacle del genere dovrebbe essere facile utilizzare le macerie per costruire qualcosa di nuovo. Possibilità ostacolata dal fatto che la rappresentanza del PD nelle istituzioni, a cominciare dal consiglio regionale, sarà composta prevalentemente da persone di obbedienza soriana, e dal fatto che lo stesso Soru, vedendo affondare l’azienda Tiscali, si impegnerà a fondo nel “salvare” la Sardegna e la propria posizione pensionistica tramite una prolungata presenza nella schiera degli eletti.
La novità che la politica attende e cerca faticosamente di costruire non potrà quindi venire, nel breve - medio periodo, da sinistra (per il lungo periodo vale la considerazione di Keynes: “nel lungo periodo saremo tutti morti!”). Ed in Sardegna, per via del sorismo, non potrà venire neppure dal centrosinistra.
Le grandi opzioni della politica nazionale al momento sono due: un centro riformatore o un federalismo caratterizzato da forme di autonomia sempre più estese.
La prima vede il suo punto di forza in Casini, leader intelligente, capace ed autorevole; il suo punto di debolezza è nel tema della laicità, con posizioni che rendono la sua proposta indigeribile al popolo di sinistra (e non solo).
L’opzione federalista – autonomista, a livello nazionale rappresentata dalla Lega, vede sempre maggiori successi nel nord Italia, anche a scapito di Berlusconi, ma con connotazioni scioviniste e razziste che pure la rendono inaccettabile per il popolo di sinistra (e non solo).
Federalismo e autonomismo non sono però valori monopolizzati dalla Lega Nord: oltre al PSd’Az giova ricordare l’Union Valdotaine e Volkspartei, partiti per i quali non sono da mettere in discussione né le convinzioni democratiche né i valori sociali e solidaristici. (Anche lo stesso MpA non dovrebbe essere spinto nelle braccia della lega Nord).
Queste le valutazioni che mi spingono a ritenere che l’opzione federalista – autonomista (ed anche l’indipendenza nella versione europeista e federalista che ne propone il PSd’Az) sia la migliore prospettiva per la Sardegna e la più proficua linea di impegno per il popolo di centrosinistra, deluso e frustrato da ripetuti fallimenti capitanati da una dirigenza politica sorda e incapace.
Fortza paris !
Ricominciare dall’autonomia
23 Febbraio 2009
3 Commenti
3 commenti
1 stefano de candia
23 Febbraio 2009 - 13:17
egregio Ravaioli
mi permetto di dissentire nella disamina fatta negli ultimi 2 capoversi in quanto il federlaismo in una realtà come l’Italia è semplicemente una follia e l’autonomia abbiamo visto essere assai inutile se costretta entro limiti così rigidi che ne fanno notevolmente ridurre gli elementi di vantaggio.
Iniziamo col dire che in Italia ci sono 5 regioni a statuto speciale, quindi volgarmente dette autonome, ma che di queste solo la Sicilia e il Trentino Alto Adige hanno reralmente un livello di autonomia rilevante e lo hanno per diverse motivazioni che ne fanno diversi modelli autonomistici.
La Sardegna, il Friuli e la Valle d’Aosta hanno uno statuto speciale assai dierso tra loro ma comunque mai paragonabile per autonomia reale a quello delle altre 2 regioni e la cosa davvero strana è che noi in quanto isolani ed isolati avremmo dovuto avere un livello di autonomia molto maggiore degli altri ed invece siamo quelli col livello forse più basso.
Noi del PSd’Az siamo indipendentisti e federalisti in senso europeo e mediterraneo non certo italiano.
Immaginate che senso avrebbe un’Italia federale, fatta di 20 regioni tra le più diverse e con peculiarità economiche fortemente sperequatorie.
E’ palese che il federalismo è solo un obiettivo delle regioni maggiormente sviluppate che non vogliono più accollarsi quelle più povere e sottosviluppate che a detta loro tarpano le ali al loro sviluppo ulteriore.
In conclusione direi che solo la presa di coscienza che per la Sardegna non esiste altra via per lo sviluppo vero e sostenibile che l’indipendenza dallì’Italia e la nascita di uno stato indipendente ed autonomo che si collochi nel panorama politico ed economico europeo e mediterraneo come nazione tra nazioni e si faccia promotore di uno sviluppo sostenibile europeo e mediterraneo.
Personalmente credo che quando si parla d’Europa si debba smettere di inserire stati come la Turchia e Israele che non sono per storia e cultura assolutamente assimilabili al’UE, inoltre non capisco perchè si debba cambiare il confine che ha segnato l’Europa per millenni solo per meri fini politici…
Di più facile realizzazione geografica sarebbe la lega mediterranea e credo che servirebbe davvero molto anche all’integrazione reale sia economica che culturale.
Per ora mi accontenterei che la nuova giunta si distinguesse per identitarismo e capacità di innovazione nella gestione della cosa comune.
fortza paris
2 Quesada
24 Febbraio 2009 - 10:25
Il PSDAZ sarà anche molto più avanti dell’autonomismo, ma la Sardegna è molto più indietro.
E lo dimostra il modo come vengono scelti i candidati presidenti che dobbiamo votare.
E un paio di mesi fa la corte costituzionale ha bocciato - su ricorso di Prodi - la legge regionale sui lavori pubblici per eccesso di poteri, anche se era una sbiadita fotocopia della legge nazionale.
In almeno una cosa noi sardi siamo precisi agli italiani: nel beccarci tra di noi come i capponi di Renzo nei Promessi Sposi.
3 stefano de candia
24 Febbraio 2009 - 15:12
sig. Quesada
noi siamo molto peggio di chiunque altro nel beccarci tra noi…
se così non fosse stato in secula seculorum probabilmente saremmo uno stato indipendente e non una regione di una nazione disgraziata.
ma se devo limitarmi alle constatazioni non migliorerò mai la mia condizione, devo/dobbiamo crescere ed evolverci…
abbiamo molto da fare…
fortza paris
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