75° anniversario della vittoria di Stalingrado

2 Febbraio 2018
Nessun commento


Il Collettivo Comunista (marxista-leninista) di Nuoro. ci invia questo scritto, che volentieri pubblichiamo, dal titolo “75° anniversario della vittoria di Stalingrado: due insegnamenti per l’oggi”. Ora, al di là della prosa e dei convincimenti di ciascuno, è giusto ricordare quella battaglia eroica, a cui tutti dobbiamo le libertà di cui godiamo. Segue un bell’articolo di Luigi Pintor apparso su Il Manifesto.


Settantacinque anni fa, il 2 febbraio del 1943, a Stalingrado, dopo sei mesi di furiosi e ininterrotti combattimenti, l’esercito e il popolo sovietico infersero un colpo mortale alla macchina militare nazifascista.

La battaglia di Stalingrado segnò il punto di svolta decisivo della seconda guerra mondiale, aprendo il cammino verso la vittoria sul sanguinario nazifascismo.

A Stalingrado affondò il piano degli imperialisti tedeschi che volevano imporre al mondo il loro dominio. Si infranse anche la vana speranza degli imperialisti angloamericani che ritardavano coscientemente l’apertura del secondo fronte in Europa occidentale, aspettando che l’Unione Sovietica si dissanguasse per poi mettersi d’accordo coi nazisti. Da Stalingrado iniziò l’irrefrenabile avanzata dell’Armata Rossa, guidata dal compagno Stalin, che portò alla presa di Berlino e alla sconfitta del nazifascismo.

Tra i molteplici insegnamenti che possiamo trarre dalla vittoria di Stalingrado, in questo 75° anniversario ne vogliamo segnalare due.

Il nazifascismo non è un incidente della storia, ma la dittatura terroristica degli elementi più reazionari, più sciovinisti, più imperialisti del capitale finanziario, che si sviluppa nei momenti di crisi del sistema capitalista.

Oggi settori del capitale finanziario e dell’apparato statale non esitano a supportare di nuovo il fascismo per consolidare il loro dominio di classe, attaccare il movimento operaio e le sue organizzazioni, soffocare le libertà democratiche e preparare nuove guerre di aggressione.

La borghesia, i suoi partiti liberali, riformisti e populisti, non vogliono combattere il fascismo ma lo proteggono e lo aiutano in mille  modi.

In questa situazione, la vittoria di Stalingrado ci insegna che anche il nemico più feroce può essere sconfitto se contro di esso si schiera l’unità di azione degli operai in ogni fabbrica, in ogni zona, in ogni regione, in ogni paese, cioè il fronte unico di lotta del proletariato. Il nazifascismo può essere battuto solo dallo sviluppo della lotta di classe del proletariato contro tutto l’edificio capitalistico.

La seconda fondamentale lezione che dobbiamo trarre dalla vittoria di Stalingrado è che per trionfare occorre una guida combattiva e rivoluzionaria che sappia dirigere e far scaturire il meglio nella lotta contro il nemico, che sappia infondere fiducia nei momenti più bui. L’incessante lavoro ideologico e organizzativo svolto dal partito bolscevico è stato determinante per la vittoria di Stalingrado, i giovani comunisti furono l’anima dei gruppi d’assalto che tanta parte ebbero nella sconfitta dei nazifascisti.

Se vogliamo tornare a vincere di nuovo è necessario che i migliori elementi del proletariato si uniscano per gettare le fondamenta di un partito di tipo leninista: un reparto di avanguardia. organizzato e cosciente, della classe operaia. Le divisioni e l’attesismo  fanno solo il gioco dei nostri nemici.

Onore e gloria eterna agli Eroi della battaglia di Stalingrado, che sacrificarono la loro vita per difendere dalla dominazione nazifascista i popoli dell’ URSS, i popoli d’Europa e di molti altri paesi del mondo.

2 febbraio 2018

 

Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia
Riceviamo, comdividiamo, sottoscriviamo e diffondiamo,
Il Collettivo Comunista (marxista-leninista) di Nuoro


http://www.piattaformacomunista.com/

 

 

Stalingrado: la chiave del secolo
(da il Manifesto del 
10 Dicembre 1999)

stalingrado1

di Luigi Pintor

Ho visto recentemente in televisione un documentario sull’invasione tedesca dell’Unione Sovietica e sulla tragedia del corpo di spedizione italiano sul Don. Belle testimonianze di sopravvissuti, immagine epiche e dolorose. Penso che bisognerebbe raccogliere e proiettare tutto il materiale relativo alla guerra sul fronte orientale, compresi i film di propaganda: lì è andato in scena il più grande spettacolo del mondo e lì sta la chiave della storia del nostro secolo.

Ho pensato, guardando le immagini sconnesse di quel documentario e ascoltando il commento parlato, che soltanto chi ha più di settant’anni conserva una memoria diretta di quel tempo. E’ un’avventura ma un grande privilegio. Tutto quello che io so, per poco che sia, l’ho imparato in quei due o tre anni. E la menzogna in cui oggi siamo immersi e in cui vivono le giovani generazioni suona alle mie orecchie come un insulto a cui è vano opporre la memoria individuale.

Tutto era perduto in quei giorni ed anni, le democrazie europee erano crollate sul campo come carta pesta, le armate corazzate del terzo Reich e le croci uncinate dilagavano sul continente e oltre senza colpo ferire, il fascismo e il terrore non conoscevano più ostacoli.

Meno uno, il solo al di qua dell’Atlantico e dei mari del nord e del sud: uno strano paese che aveva fatto una sua rivoluzione solitaria, che oggi è piombato nella corruzione e nella decadenza ed è in guerra con se stesso, ma allora si alzò in piedi come un gigante che spezza ogni catena. Dirà qualche anno più tardi nell’aula del parlamento italiano un esponente del governo di allora: di certo Stalin è stato un uomo su cui Dio ha impresso la sua impronta.

Metafisica a parte, come saranno usciti dalle acciaierie oltre gli Urali quei cannoni e quei carri pesanti capaci di respingere e di frantumare la macchina da guerra tedesca? Come avranno fatto quei contadini ucraini, quegli operai leningradesi, quegli uomini di marmo di ogni provincia, quei giovani tartari, uzbeki, mongoli, ceceni, a formare un solo grande esercito per salvare la propria terra e la nostra? Come ha potuto quella guerra patriottica, senza i Kutuzov e i Tuchacevsky, saldarsi con l’antifascismo mondiale e l’ideale di libertà di ogni popolo? Come fu possibile trarre questa forza da molte privazioni e sofferenze sotto un regime rozzo e sprezzato dai posteri?

C’era qualcuno, forse, che aveva visto più lontano degli altri. Il comunismo ci ha rimesso ma noi no e forse dovremmo ringraziare. Prima ringraziare e poi revisionare e anche ribaltare la storia: tanto è lontana mille anni e nessuno può eccepire. Vicino a Mosca commemorano ogni tanto una battaglia dell’età napoleonica mimandola sul terreno, e c’è anche un museo scenografico che la fa rivivere agli spettatori come ne fossero i protagonisti. Ma sulle sponde del placido Don non c’è, che io sappia, nessuna Disneyland che onori la più grande vittoria militare del ventesimo secolo.

 

0 commenti

  • Non ci sono ancora commenti. Lascia il tuo commento riempendo il form sottostante.

Lascia un commento