Lo so cosa pensate, pensate che io ce l’abbia con Massimino. In modo pregiudiziale e senza un perché. Beh, voglio essere sincero, un po’ con lui ce l’ho. Anni fa, come tanti altri nel Partito del tempo, riponevo nel giovane Max grandi speranze. Ci sembrava un sicuro investimento per la sinistra. Lo sostenevo e ne approvavo l’azione sempre volta a sculare i luoghi comuni e le consuetudini non sempre commendevoli di tanti compagni dirigenti. Poi, ho visto, con raccapriccio che, quando è diventato lui dirigente, ha fatto come gli altri o peggio. Insomma, ha formato gruppi e gruppetti autoreferenziali e molto ispirati dalla sedia, contestava il notabiliato del partito facendosi notabile lui stesso. Le gesta più recenti le conoscete. Vi sembrano buone e giuste? Che inciampo sul teatro lirico! E il suo silenzio sullo sfascio della Carta da parte del suo amichetto Renzi? Da non crederci! Sì, ammetto, mi ha deluso. Eppure, come i vecchi amori, ogni tanto riaccende il mio cuore con la fiamma degli antichi e mai spenti ideali. Avete letto cosa ha detto l’altroieri in consiglio comunale, coram populo? “Ho ritirato la delega ai Lavori pubblici all’assessore Giovanni Chessa“. E perché questo fulmine a ciel sereno? Perentorio e secco: “E’ venuto meno il rapporto di fiducia in relazione a fatti politici che stanno interessando la vita politica regionale e nazionale. L’alleanza con un partito come quello di Salvini crea in me un imbarazzo molto forte”. Musica per le mie orecchie, ormai aduse ad altri e meno esaltanti rumori: “Ci sono dei momenti in cui nella vita politica vanno poste al primo posto questioni di fondo”. E ancora: “ci troviamo in un anno particolare in cui ricorrono alcuni anniversari, nel 1938 le leggi razziali. Ci sono questioni e aspetti legati alla razza che se non presi di petto rischiano di trascinarci in percorsi che il Paese ha già vissuto”. Ed, infine, senza se e senza ma: “A questo punto chiedo alla maggioranza se c’è ancora una maggioranza“. Ben detto! Questo è il mio Massimo! Quello di un tempo. Quello delle magliette con il Che.
Parole da statista! Pensate se le avesse pronunciate Mattarella, il custode della Carta, quando Fontana ha usato parole intrise di spirito razzista? Pensate se tutti gli organi della Repubblica esprimessero il giusto ripudio, senza nulla concedere alla convenienza, alla contingenza, al particulare politico. Per esempio, contro la produzione di armi a Domus o quando Amazon dice che non vuole sindacati. Il Paese sarebbe un altro. Non potrebbe avere, come leader politico, un vecchio che gira per l’Europa, pregiudicato, neppure candidabile, espulso dal Senato. Non potrebbe accusare di populismo chi la Costituzione l’ha difesa e considerare un buon riformista chi ne viola lo spirito con leggi immonde, dal Jobs Act alla scuola.
Bravo Massimo! Ah! se ti fossi pronunciato con eguale chiarezza e nettezza quando Renzi ha attaccato la Carta! E se tenessi conto del fatto che non si è pentito ed anzi vuole riprovarci. E se pensassi che anche tu, come oggi l’assessore Chessa, potresti trovarti a fianco della Lega in una Grosse Koalition dopo il 4 marzo. Non dirmi che non sai che B. e Matteo pensano di allearsi contro i pentastellati? Lo vanno dicendo ai quattro venti in Europa! Se, se, se…, è meglio che mi fermi qui. Se no, caro Massimino, su di te cambio subito idea!
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