Amsicora
Gente, forse l’avete già capito, questa campagna elettorale m’intriga. Sì, confesso, anzitutto per le gesta dello stratega di Rignano, che voleva rottamare e ne uscirà rottamato. E’ riuscito già a resuscitare B. E non ditemi che questo non è un miracolo!? E non è un prodigio aver rimesso in corsa Emma Bonino? Santo subito! E’ riuscito perfino a renderci simpatico il leader Massimo, che giganteggia in TV e alla radio a fronte della vacuità del “capo” del PD e dei suoi gregari.
Ma non è di questo che voglio parlarvi ora. Non solo per il dovere della par condicio devo narrare anche degli altri. Di “Potere al popolo“, ad esempio. Anche perché di questa lista si sente poco. Eppure dicono cose importanti.
Lo ricordava Giovannino Deriu a Sardegna1TV, l’altra sera. Che bello! Giovannino mi ha riempito di gioia, ha resuscitato in me vecchie emozioni. Quelle degli anni verdi. Non ha parlato di tatticismi deteriori, di genuflessioni indecorose per un seggio ai piedi di questo o quel partito di mascalzoni. No! Niente di tutto questo. Giovannino ha evocato il grande tema della lotta ai meccanismi generatori delle diseguaglianze ed ha puntato il dito contro il “sistema capitalista”, la fonte dei disastri interni e planetari. Ha detto, con un sorriso, che questa è l’ispirazione di fondo di Potere al popolo. Questa prospettiva, con freschezza, avanza la portavoce della lista, Viola Carofalo, ricercatrice napoletana, con i suoi studi su Barthes, Cassirer e monografia su Frantz Fanon. Con maggior nettezza rispetto al recente passato, la Carofalo porta nel dibattito elettorale la sua esperienza teorica e pratica, maturata nel sociale assieme a centinaia di altri attivisti, come espressione diretta del gruppo “Je so’ pazz” di Napoli. Un nuovo radicalismo che pone al centro dell’analisi le discriminazioni sociali, l’identificazione della loro natura sistemica e immette nella battaglia sociale e politica il lavoro di base. A questo impegno “Potere al popolo” annette la costruzione di forme di resistenza, e lo vuol fare là dove vi è sofferenza. Niente in comune con la deriva della sinistra, che sapete da cosa origina? Dall’essere stata abbagliata dal seggio! Dal cretinismo parlamentare. Dall’aver dimenticato che la sinistra o si radica nei ceti popolari, nel luoghi dove il capitale colpisce gli uomini e le donne in carne ed ossa oppure non è.
Voglio essere sincero: questa è musica per me. C’è dentro Marx e c’è Gramsci, c’è il radicalismo di sinistra più recente.
E poi, ricordo, questi compagni/e sono stati in silenzio, con disciplina, nella battaglia per il “no” alla riforma della Costituzione e ora, sempre senza futili protagonismi, sono ancora con noi del Comitato nel dire “no” alla “non” attuazione della Costituzione nei suoi contenuti sociali. Ammetto: il mio cuore è con loro. Avete sentito le cifre dell’ingiustizia sociale? Pochissimi si pappano tutta la ricchezza planetaria. E come avete reagito a quella notizia? Non vi è salito in testa un incazzo doloroso, non attenuabile? Non vi è venuto in mente che nulla è più attuale e salvifica di una rivoluzione, sì una nuova lotta per l’egemonia popolare se vogliamo vederla gramscianamente.
Il mio cuore è con Potere al Popolo. E la mia testa? La mia mente si attorciglia. Perché la lista? Non è meglio fare come la vecchia talpa? Scavare nel sociale fra le centinaia di associazioni che fanno lavoro in mezzo al popolo con metodi non violenti e con pezzi di programma. Non è meglio lavorare a ricucire, a federarsi, come alle origini del Movimento operaio? C’è tanta attività di base, generosa, onesta, piena di idealità, dal movimento per l’attuazione della Costituzione ai progetti di salvaguardia del territorio, dalla battaglia per l’occupazione alla lotta contro gli armamenti, contro le basi. Tutte battaglie ragionevoli, di grande coinvolgimento sociale, anche perché facilmente comprensibili e perché realizzabili. C’è poi il grande tema della riforma intellettuale e morale, in un paese che è diventato berlusconiano nel profondo, non solo a destra ma nel centrosinistra e in certa sedicente sinistra dei cercatori di sedie. Perché non lavorare certosinamente, in tempi lunghi, a creare un’organizzazione insieme aperta e disciplinata, di grande rigore etico? Perché giocarsi tutto questo lavorio carsico nel voto del 4 marzo? Non c’è il pericolo di confondersi nel pulviscolo delle formazioni con percentuali da prefisso telefonico?
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