Lunedì 15 gennaio 2018, abbiamo dedicato l’incontro per il 70° della Costituzione, presso la Fondazione di Sardegna, a Francesco Cocco e Vincenzo Pillai, due persone molto diverse, ma unite dagli stessi ideali di uguaglianza e fratellanza, entrambi comunisti, iscritti all’ANPI e aderenti al Comitato d’iniziativa costituzionale e statutaria. Ecco come li abbiamo ricordati davanti all’affollata assemblea in commosso silenzio.
Gianna Lai, presidente dell’ANPI Cagliari
Un ricordo per Francesco. Ancora così vicina sentiamo la sua presenza, il suo impegno politico e la sua partecipazione; la sua amicizia profonda nella vita di tutti i giorni, e gli incontri in quella sua accogliente casa paesana, al centro della città. E con Annamaria. E’ bello quando due intelligenze vivaci e pronte si incontrano, in piena maturità, a vivere legami e affetti nuovi, per aprirsi poi alle altre persone intorno. Così, per esempio, nei viaggi insieme, Spagna, Turchia, ma anche Sardegna, che aiutano a definire tratti e lati del carattere. A instaurare rapporti di fraterna relazione, che fossero pure differenti le provenienze politiche, non aveva importanza. Contava piuttosto la sua cultura e le sue conoscenze solide, arricchite da continue letture, e la riflessione e la discussione, cui ciascuno di noi poteva sempre attingere, perché aperta e libera era la comunicazione, che si trattasse di Cagliari e dei suoi problemi, dell’attualità o di vicende personali. ‘Eh bosatrus ge sei giovuneddus’, diceva, lui invece si sentiva ‘accommenti is beccius stenteriausu‘, ma, chiarito una volta per tutte il concetto, quel suo orticello intorno alla casa, l’orticello del saggio e paziente coltivatore, lo riscattava dalla confusione del mondo e liberava la comunicazione in sardo, e poi l’ironia, e la simulazione scherzosa del tempo che fu, de is brebeis de accorrai, o de su messaiu malato e carico di figli, nella campagna intorno a Guspini, dove lui era nato.
Saggio e paziente era davvero Francesco, e non si esibiva di certo, come oggi accade nella competizione della politica, i suoi interventi e relazioni sempre chiari e documentati, precisa la sua ricerca e conoscenza storica, a partire da quella sul Partito comunista, cui aderì da giovanissimo, divenendone presto dirigente, e dei suoi più alti esponenti, da Velio Spano a Renzo Laconi a Enrico Berlinguer. Ed è un vero peccato non abbiano avuto modo di tradursi in un testo, in un’opera tutti i suoi scritti, sparsi nelle varie riviste e periodici, a causa del tempo dedicato alle attività le più diverse, l’esperienza nelle istituzioni, e poi le esperienze culturali, la direzione della rivista Società sarda per un nuovo Nuovo impegno, ecc. Ma certo sarà importante riordinarli in unica pubblicazione, questi scritti, per una rilettura ctitica della nostra contemporaneità, alla luce del dibattito di questi tempi: gli studi approfonditi su Gramsci, e poi sulla Sardegna e sulla Cagliari del Novecento, in particolare, ché, di quegli eventi, Francesco è uno dei più fini e attenti conoscitori, e dei moti popolari e delle vicende sindacali e politiche, fino ai giorni nostri. Raccoglierne gli scritti per ricordarne degnamente la figura, che merita di essere ricostruita. Appartiene ad un presente, a questa temperie politica e culturale, nella quale lui scorgeva già un futuro, certo difficile e complesso, ma per il quale valeva la pena ancora di impegnarsi e di combattere.
Quel suo costante e coerente richiamo alla austerità, secondo l’insegnamento di Berlinguer, in una società di persone che sfuggono alle loro responsabilità, ora che i partiti non esistono più, e usava toni duramente antigovernativi a tale proposito Francesco, contro chi la intendesse, l’austerità, come sacrificio di molti per il privilegio di pochi. E poi quel suo continuo e severo richiamo all’etica e ai valori della democrazia, ai temi dell’egualitarismo e della cultura costituzionale, a quell’idea di società contenuta nella nostra Carta. Anche adesso che, come diceva, i partiti non esistono più, e tutto diventa più difficile.
Avendo aderito Francesco al Comitato e rinnovato tutti gli anni la tessera dell’ANPI, voglio ricordare la sua partecipazione, l’11 dicembre scorso, alla festa per la vittoria al referendum del 4 dicembre e gli ultimi due suoi discorsi: sul Gramsci sardo, a Villacidro, nel Convegno ANPI e Associazione Assemblea permanente, del maggio 2017. Subito dopo a Cagliari, sulla figura politica di Renzo Laconi, nell’incontro ANPI, Comitato e CIDI. Peccato, gli avevano chiesto di tornare a Villacidro, per parlare ancora di Laconi, non ce ne ha dato il tempo. Ma della sua riflessione e dei suoi scritti parleremo ancora in modo approfondito nei prossimi mesi, perché pensiamo si possa fare un lavoro molto interessante sulla figura di Francesco..
Antonio Muscas dell’Assemblea permanente di Villacidro
Ho conosciuto Vincenzo Pillai quando, assieme ad altri, attorno al 2012, costituimmo il comitato NoGalsi.
Non si tratta della mia con Vincenzo di una conoscenza e frequentazione lunga, ma è stata sicuramente intensa. Perché assieme abbiamo potuto condividere tanti momenti importanti. E molti momenti sono stati importanti proprio grazie alla sua presenza.
È stata una conoscenza bella, spesso difficile, ma di un valore immenso.
Sono convinto che per chiunque abbia potuto incontrarlo, la sua conoscenza abbia rappresentato una fortuna e un privilegio. A prescindere dal proprio pensiero politico. Perché Vincenzo ti costringeva al confronto, all’analisi, ma ti offriva pure gli strumenti preziosissimi per sviluppare e articolare i ragionamenti, per guardare alle cose da prospettive diverse.
Non funzionava con lui la risposta semplice, la banalità.
Quanto più si dava conto del valore delle persone tanto più da queste pretendeva.
Ma non si poneva mai in una posizione di superiorità. Non gli interessava fare il professore. Come per se stesso, dalle persone esigeva qualità. Perché noi oggi abbiamo infinito bisogno di qualità. Intendendo con questa, intelligenza, articolazione dei ragionamenti, lungimiranza, passione, rispetto per noi stessi e per gli altri, rispetto, cura e dedizione per la terra che ci ospita. E con Vincenzo eri costretto a crescere. Anche se non era una persona sempre facile.
Ma, d’altronde, come potrebbe essere diversamente per chi guarda alla nostra società e la vede per quello che è? Come potrebbe essere diversamente per chi anche solo percepisce la natura di Vincenzo e la passione per il compito che portava avanti con tenacia e perseveranza?
Vincenzo il comunismo lo praticava.
La sua passione per la terra, l’attenzione per gli ultimi, la sua totale dedizione al compito che sentiva suo, la ricerca continua di percorsi alternativi e soluzioni percorribili, erano talvolta sfiancanti.
Ma ho piena consapevolezza del suo sentire e dell’estrema urgenza di liberare le nostre coscienze e la nostra terra, di costruire percorsi realmente rivoluzionari, in una condizione in cui la diseguaglianza sociale e i problemi ambientali crescono a dismisura ogni giorno di più.
Mi piace ricordare Vincenzo con l’ultimo suo testo pubblicato nella sua pagina facebook.
SONO PAZZO
SONO UNO di quelli che non cedono alla disperazione e alla rassegnazione, che non sopportano di vivere in una società sempre più incattivita, triste, impoverita e ingiusta. LAVORO ogni giorno, in comitati, associazioni, centri sociali, partiti e sindacati, nei quartieri, nelle piazze o sui posti di lavoro, per contrastare la disumanità dei nostri tempi, il cinismo del profitto e della rendita, le discriminazioni di ogni tipo, lo svuotamento della democrazia.
SONO PAZZO E SONO SARDO, devo liberarmi dal colonialismo dello stato italiano, dall’imperialismo di Trump e soci, dallo strapotere delle multinazionali e da tutti gli dei antichi e moderni. Sono proprio pazzo ma sono VIVO e non riusciranno a guarirmi, non riusciranno ad uccidermi perché NON SONO SOLO.
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