Che distanza fra Paolo e Christian!

19 Gennaio 2018
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Amsicora

Zaia e Solinas © ANSA

 

So cosa avete pensato quando vi ho detto che Solinas sta a Maninchedda come un allievo modesto a un maestro valoroso, o un apprendista artigiano ad un artista o un  maldestro improvvisatore ad un fine professionista. Avete pensato che, in fondo, anche se lo critico, ho simpatia per Paolo nel ricordo della battaglia comune (vinta) contro la Statutaria di Soru. Giudizi quindi pregiudiziali e poco equanimi. E no, gente! Carta canta! Leggete i giornali? Paolo attacca Pigliaru: “uno schifo gli annunci di assunzioni“. Il peggio del peggio delle antiche campagne elettorali democristiane. “Smentisci!“, grida Paolo al Presidente. E come dargli torto!? Un sussulto di dignità insieme a Franciscu anche sull’abbraccio di Renzi con Albert Rivera. Chi è costui? Il leader di Ciudadanos, signori, il nemico dell’autonomia-indipendenza dei catalani. Ma qui apprendo con dolore che il mio amico Paolo non mi legge. Più volte ho rimproverato a lui e a Franciscu l’alleanza con Pigliaru e Renzi, promotore e sostenitore, dell’attacco alla Costituzione e allo Statuto sardo con la deforma costituzionale del 2006. Gli ho detto più volte che per indipendentisti del loro spessore quell’alleanza è paragonabile ad una partecipazione di Lenin non al governo di Aleksandr Fëdorovič Kerenskij, ma direttamente a quello dello Czar di tutte le Russie!
Ecco a Paolo e Franciscu imputo un visibile discostamento del programma massimo (indipendentismo) da quello minimo (alleanze elettorali e di governo). D’accordo, da solo non ce la fai a inverare l’indipendenza, ma per farlo devi allearti almeno con chi non è contrario. Stare nel governo con chi addirittura è il nemico n. 1, evidenzia una manifesta contraddittorietà fra mezzi e fini. O no?
Sia come sia, ora Paolo e Franciscu avviano una Convergenza verso la costruzione di un blocco nazionale”(nazionale per loro, sia ben chiaro, regionale per noi). E qui vedo maggiori rischi sul piano elettorale, ma anche più linearità e coerenza. Più dignità. Bene, Paolo, non condivido la tua opzione di fondo, ma apprezzo (spero, anche alla presentazione delle liste e oltre) la tua ritrovata coerenza.
Beh, gente, di fronte a tutto questo, dovete ammettere che il mio giudizio comparato fra Paolo e Chistian non fa una grinza. E’ millimetricamente esatto. Dovrete convenire che lo spettacolo offerto da Chistian in queste ore è desolante. Tanto ributtante da farmi dire che fra Paolo e Christian il paragone non è possibile perché appartengono a due generi distinti e diversi. Gettare la bandiera dei 4 mori ai piedi di Salvini e Zaia è umiliante. Non solo per il Psdaz. Per tutti i sardi!. Sì perché in Sardegna siamo tutti un po’ sardisti. E la bandiera dei mori è il nostro simbolo. Vederla imbrattata dalla macchia razzista ci sembra intollerabile.
Christian dichiara di  non “voler fare mercimonio del nostro simbolo“. Povero Mario Melis! Quando parlava del sardismo diceva, con passione e con una oratoria forense, enfatica, di sapore ottocentesco: “il sardismo è internazionalismo, è apertura ai popoli, guarda agli altri popoli con mitezza e amiciza.“. Ed io, che spesso sentivo intorno a me sedicenti sardisti “isolazionisti-indipendetisti“, rimanevo affascinato dall’eloquio di questo garbato avvocato che, con viso aperto e sorridente, parlava così del suo ideale. Come Ciccittu Masala, del resto, “sardista-socialista e internazionalista“, diceva di se stesso. Ed anche lui mite, gentile e sorridente.
Altro quale mercimonio della bandiera! Chistian fa peggio: la riempie di fango e se la avvolge intorno! E dire che basta un po’ di memoria: gli indimenticabili Mario Melis e Michele Columbu si federarono con l’Union Valdotaine, partito regionale democratico, un altro sedicente sardista, neanche più ricordato dalle cronache, invece, per un seggio si alleò con la Lega di Bossi e mal gliene incolse. Motecitorio non lo ha visto neppure in cartolina!

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