Madri costituenti: un insegnamento per il fututo

21 Gennaio 2018
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Luisa Sassu

Ecco alcuni stralci dell’intervento di Luisa Sassu al Convegno sul 70° della Costituzione, tenutosi lunedì 15 gennaio, promosso dall’Anpi e dal Comitato d’Iniziativa Costituzionale e Statutaria.


La definizione Madri Costituenti o Madri della Costituzione è diventata, da alcuni anni, di uso comune e affianca quella più consueta di Padri Costituenti. […]
Osservando quel contesto storico, si può dire che le Madri della Costituzione sono state molto più numerose delle Madri Costituenti (se mi si consente una articolazione concettuale), perché nell’ottenimento dei diritti e dei principi costituzionali, quel piccolo gruppo di 21 Madri Costituenti raccoglieva il testimone e la rappresentanza di tutte le donne che, della Costituzione, avevano creato le condizioni e le premesse.
È così approdata, nella Assemblea Costituente, quella dialettica continua, incessante e inesauribile, tra la differenza di genere e la tensione verso la piena espansione del principio di uguaglianza. […]
Anche in sede Costituente (nell’assemblea e nelle sue articolazioni) il valore della consapevolezza ha rappresentato un filo conduttore: consapevolezza femminile di poter svolgere dei ruoli pubblici, nelle istituzioni e nelle carriere, di poter partecipare attivamente alla vita economica e al mercato del lavoro… in definitiva, consapevolezza di poter uscire dalle mura domestiche (come ho già sottolineato) che non erano soltanto un luogo fisico, ma anche una metafora dell’esclusione delle donne da tutti i ruoli diversi ed estranei al contesto familiare.
Per esemplificare questa consapevolezza mi piace ricordare, per il suo carattere quasi emblematico, il dibattito che si sviluppò intorno al tema dell’accesso delle donne alla magistratura.
Nonostante il principio di uguaglianza (nell’art. 3) e quello della parità di accesso alle cariche e alle funzioni pubbliche (art. 51) fossero già acquisiti, alcuni padri costituenti cercarono di introdurre nella Costituzione l’esclusione delle donne dalla magistratura, argomentando da quelle peculiarità biologiche e ormonali che ostacolerebbero (soprattutto in alcuni giorni del mese) (!), la razionalità delle donne e quindi il corretto esercizio delle funzioni giudiziarie. Ecco, queste argomentazioni che oggi fanno sorridere, anche perché sono totalmente prive di fondamento scientifico, hanno tuttavia introdotto nella Costituente dei ripiegamenti conservatori, per non dire reazionari, che hanno richiesto una convinta azione di contrasto da parte di alcune donne che militavano nello stesso partito politico di chi sosteneva quegli argomenti. Maria Federici, democristiana, si oppose fieramente a questi tentativi reazionari con argomenti di ironica disobbedienza, di irriverenza che, senza intaccare la disciplina di partito, volevano introdurvi elementi dialettici importanti. Alcuni brani degli interventi di Maria Federici: “Se una donna ha ricevuto dalla Provvidenza talenti speciali, che la Provvidenza è ben libera di seppellire in un cervello femminile, quale diritto avete voi per impedire che questa donna possa sfruttare i talenti che ha ricevuto e che è suo dovere mettere a profitto ?” e, ancora:  “Onorevoli colleghi, se qualcuno che siede qui ha la propria moglie che a casa fa la calza, non ritengo questo un argomento valido per invogliare una donna che chiede una toga ad accettare, anziché una toga, una calza”.
Per apprezzare pienamente il significato di queste parole, occorre immaginare il contesto politico, solenne e culturale in cui furono pronunciate: soltanto una assertiva consapevolezza poteva consentire un simile strappo argomentativo.
Fu l’azione trasversale delle Madri Costituenti a scongiurare l’esclusione delle donne dall’accesso alla magistratura, sebbene quell’azione non valse ad ottenere l’obiettivo massimo che era (all’opposto) quello di costituzionalizzare tale accesso nella parte che disciplina l’ordinamento giurisdizionale.
Quest’ultima considerazione introduce un’altra categoria di analisi dell’agire politico delle Madri Costituenti: il metodo della trasversalità, quella decisione spesso spontanea di condividere gli obiettivi anche prescindendo dalle appartenenze ai rispettivi partiti. Un metodo che ha fatto dire, a tante di quelle donne, che perfino senza accordarsi preliminarmente sulla condotta tenere in aula, a volte bastava uno sguardo fra di loro per muoversi insieme, nella convinzione che non fossero lì soltanto per rappresentare i partiti ai quali erano iscritte, ma per rappresentare tutte le donne. Spesso, nel dibattito costituente, emerge chiarissima la responsabilità di questa rappresentanza estesa non contemplata dallo schema dell’appartenenza ad un partito.
Naturalmente, la trasversalità produsse i suoi effetti più significativi nel dibattito su alcuni argomenti (il lavoro e le carriere, per esempio), ma è corretto sottolineare che ci furono dei temi (molto problematico quello della famiglia) in cui le divergenze culturali e di orientamento politico delle donne determinarono la difficoltà di agire insieme per l’ottenimento di risultati condivisi.
La trasversalità delle donne è un metodo che ha mantenuto la sua efficacia anche negli anni successivi alla scrittura della Costituzione, nonostante le lacerazioni seguite alle elezioni politiche del 1948 e nonostante la guerra fredda. Questo metodo è stato essenziale per orientare una legislazione ordinaria che accogliesse i principi costituzionali riguardanti le donne. […]
Oggi, che viviamo una fase storica di grave recessione dei diritti, di aumento delle povertà e delle disuguaglianze, di scarso radicamento delle idee, forse l’’esperienza delle Madri Costituenti, così straordinaria per il tempo e per il luogo in cui si è svolta, può ancora insegnare qualcosa; può permetterci di leggere il presente e può consegnarci una speranza per il futuro. Di certo, è molto importante parlarne.

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