Salvatore Tola
il 25 prossimo per gli amanti della lingua sarda c’è un incontro da non perdere. Viene presentato a Cagliari nella sala conferenze della Fondazione di Sardegna, via S. Salvatore d’Horta n. 2, il romanzo in logudorese di Giovanni Fiori dal titolo “Sas primas abbas”. Ecco lo stralcio una recensione di Salvatore Tola (dal sito LuigiLadu).
Giovanni Fiori che esordisce col romanzo in logudorese «Sas primas abbas» («Le prime piogge», Soter Editrice, 254 pagine, 16 euro). Classe 1935, ha conosciuto la prima favolosa stagione del premio “Ozieri”, distinguendosi a più riprese a partire dal 1960. Tonino Ledda, il fondatore della manifestazione, lo collocava sin da allora nella «schiera degli innovatori». Ha poi continuato a scrivere, pubblicando alcune raccolte notevoli per la qualità e per l’attenzione rivolta all’impiego della lingua. Oggi, dopo averla sottoposta a una lunga elaborazione e a molteplici stesure, presenta questa opera in prosa, un romanzo a sfondo storico ambientato in un paese dal nome inventato, ma nel quale si riconoscono tratti e personaggi di Ittiri, dove Fiori è nato e cresciuto.
Il nome col quale vuole indicare ogni possibile villaggio dell’isola è Bonifaghe, che è già un segnale della «filosofia» che coltiva, fondata su un radicato ottimismo al riguardo della natura dell’uomo e sulla possibilità che il consorzio sociale possa evolvere verso il meglio. Il periodo prescelto è quello, a metà degli anni Quaranta, in cui i contadini, per trovare uno sbocco al bisogno di lavoro e di risorse, si diedero all’occupazione delle terre. L’iniziativa era consentita e regolata per legge, ma trovava inevitabilmente l’opposizione dei proprietari, i «printzipales» che, per quanto assenteisti e incapaci di iniziative, non tolleravano l’ingresso nelle loro proprietà.
È quello che accade anche a Bonifaghe, tra tafferugli, qualche arresto e le ripetute azioni di disturbo da parte di un malvivente ingaggiato dai proprietari. Ma poi il leader dei contadini non solo viene scarcerato, ma inizia una nuova vita sposando la donna amata. Le prime piogge, «sas primas abbas» appunto, lasciano sperare che il grano che nonostante tutto è stato seminato possa dare a suo tempo l’agognato frutto.
Ritornano i motivi che già Nicola Tanda rintracciava nei versi di Fiori: la fiducia nel «futuro di mete indicate dalle vette più altre della propria terra», che «approda a un fulmineo intrecciarsi di mani leali». Molto si può dire della capacità che l’autore mostra di delineare i personaggi per un verso, per l’altro le dinamiche che guidano i diversi strati sociali (le classi) presenti nella comunità. Di come sia opportuna la scelta del periodo storico, l’ultimo in cui la popolazione è riuscita a nutrirsi della fiducia nelle attività, in particolare l’agricoltura, sulle quali si era sostentata per millenni; e poi della ricchezza della lingua impiegata, la capacità di adeguarla alle azioni, ai significati.
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