Caro Andrea, io operaio vi spiego la disfatta

20 Febbraio 2009
3 Commenti


Andrea Pubusa

Quando ho necessità di capire le questioni complesse, non interrogo solo i libri o gli intellettuali intelligenti che mi onorano della loro amicizia, non guardo Ballarò o talk show. Sento sopratutto artigiani, pastori operai, coi quali ho intessuto rapporti nella mia lunga militanza nella sinistra. Ce n’è tanti di grande acume, hanno poca scuola e grande esperienza, sono dei grandi intellettuali sociali. Tonino Zuddas, sulcitano come me, è uno di questi. Comunista eretico, libertario, sempre presente nelle lotte. Per questo ha il polso della situazione, degli umori popolari. E’ la persona giusta per farci capire il tracollo elettorale nel Sulcis Iglesiente. Così decido di chiamarlo. Ecco il contenuto della telefonata.

- Caro Tonino, come va?
- Non lo so neanch’io. Malissmo dopo la batosta, ma stranamente sollevato…e come se fosse finito un incubo.
- E’ della batosta che voglio sapere…
- Bah, non c’è alcun mistero da svelare…
- Ammetterai che in queste dimensioni era imprevista…
- Forse per gente come te, che vive in un mondo virtuale, senza i problemi materiali della povera gente. Ma per chi sta all’inferno è più facile capire…
- L’inferno?
- Sì l’inferno. Ne è passata acqua sotto i ponti da quando facevamo le lotte alla Metallotecnica e avevamo messo sù i consigli di fabbrica: Con il loro spirito aperto, unitario, questi organismi erano uno strumento formidabile di democrazia nelle fabbriche…
- Beh, ma anche allora c’erano attriti col Partito comunista, già abbastanza burocratizzato, e col sindacato…
- E’ vero, ma era uno scontro fra soggetti che comunque ponevano la condizione operaia e dei lavoratori al centro della loro azione politica. Noi eravamo per una democrazia dal basso, ma il sindacato e il PCI non facevano solo da freno, dovevano tener conto degli interessi generali…
- Insomma, non erano solo pompieri, cercavano anche di dare alle lotte di fabbrica un respiro  e uno sbocco più generale…
- Sì, almeno nei dirigenti più avvertiti del partito e del sindacato, questa era la preoccupazione…
- Ma voi lavoratori avevate un grande peso anche sul territorio…
- Beh sì. Ricorderai che i Consigli di fabbrica proiettavano sul territorio i loro punto di vista. Non pochi consiglieri comunali e qualche sindaco venivano da quell’esperienza…
- Dirigenti operai in fabbrica e dirigenti nel tempo libero nei comuni di provenienza…
- Più o meno. Ricorderai che anche ad Ottana fu così. L’egemonia della sinistra nel Nuorese parti proprio dal polo industriale e dal Consiglio di fabbrica…
- Il clintelismo ebbe uno stop…
- Proprio così. Montò un movimento che rivendicava diritti ed era forte. In molti paesi si formarono circoli culturali che riunivano operai studenti, intellettuali e popolo, tanto popolo. Le masse vedevano nella partecipazione il modo per conquistare migliori condizioni di vita e di lavoro…
- Insomma, la sinistra dai Consigli di fabbrica ai Consigli comunali aveva un controllo del territorio e dava risposte alla gente…
- Poi c’era il movimento degli studenti, che poté avere sbocchi generali proprio grazie al movimento delle fabbriche. Ricorderai che nei Comuni del Sulcis, ma anche nelle altre zone industriali le Giunte locali furono rette in molti casi da intellettuali democratici e da lavoratori delle fabbriche…
- Ed ora? Cos’è successo?
- Ma tutto questo è finito da tanto. La crisi dei poli industriali ha indotto la crisi anche nei territori…crisi anche partecipativa…
- Ma ultimamente c’è stato un tracollo…Il risultato elettorale lo attesta…
- Beh, lì è il sorismo che ha dato il colpo di grazia…
- Davvero?
- Beh, sì. Finita la stagione dei consigli di fabbrica, teneva ancora, seppure malamente, la rete dei Consigli comunali, delle organizzazioni sindacali territoriali. C’era poi un accettabile collegamento con la dirigenza regionale, col Consiglio regionale attraverso i consiglieri regionali zonali. Ad esempio, quando tu eri consigliere regionale quanti incontri si facevano per discutere della situazione delle fabbriche e del territorio…
- Ed ora?
- Niente. Prima la formazione del PD ha reso tutto liquido, evanescente. Poi Soru ha tagliato tutto, anche quel poco che rimaneva. Non solo i consiglieri regionali, ma anche i sindaci sono stati depotenziati. E’ stato tolto loro ogni potere sul territorio. Non potevano più impegnarsi su nulla. Su tutto bisognava attendere l’insondabile volontà di Soru…
- Ma lui con la sua sardità…
- Lascia perdere…la sardità della povera gente è quella che organizza il territorio per conquistare migliori condizioni di vita…
- E Soru non ha aiutato?
- Soru viveva in un suo mondo inesistente, lontano mille miglie dai nostri problemi…
- Mi sembra un giudizio eccessivo…
- Ma senti, una volta è venuto qui a P.Vesme. Sapeva che erano a rischio migliaia di posti di lavoro…
- Capisco, la preoccupazione era tanta…
- Si sentiva nell’aria e lui sai che fà?
- Che fà?
- Ci parla del metanodotto e delle sue mirabolanti ricadute…
- Beh, aveva ragione è importante…
- Certo, ma darà benefici fra cinque, dieci anni. Lì noi aspettavamo una risposta, un impegno, noi dobbiamo mangiare e mantenere le nostre famiglie anche nel frattempo…
- Insomma, un uomo campato per aria…
- Esatto. Almeno così noi operai lo abbiamo percepito. Un uomo non toccato del nostro dramma…lontano…interessato ad altro..
- Ma la tutela dell’ambiente…
- Si è fondamentale, abbiamo sempre combattuto per la difesa del territorio, ma non lo puoi imbalsamare…
- Imbalsamare?
- Senti questa: un compagno di S. Antioco vuole realizzare una piccola attività, una trattoria, per il figlio disoccupato nei ruderi ereditati dalla moglie in una vigna non lontana dal mare. E sai cosa gli hanno risposto al Comune?
- Cosa?
- Che il Piano paesaggistico lo vieta! Capisci lo vieta!
- Ma le speculazioni…
- Ma quale speculazione! Quel compagno vuole rimettere sù il vecchio fabbricato, mantenendone volumetrie e tipologia, alla sarda, e glielo hanno vietato. E così il rudere rimane rudere e il figlio rimane disoccupato. D’estate questo ragazzo mette sù un chioschetto vicino ad una spiaggia. E gli volevano chiudere anche quello!
- Ed allora?
- Allora, un compagno da sempre e la sua famiglia …chissà forse hanno votato i sardisti e Sale, ma certo non hanno votato Soru.
- Mi pare di capire…
- Mi fà piacere. Ma forse tu l’avevi già capito quando hai fatto la battaglia contro la Statutaria…
- Pensi?
- Sai l’accentramento già c’insospettisce. Ma noi dall’inferno dei territori senza lavoro, del monocratismo, come lo chiami tu, abbiamo percepito il depotenziamento della rete dei Comuni, delle autonomie locali. Insomma la rottura del tessuto democratico, che abbiamo creato e difeso con dure lotte con l’impegno di una vita…
- Sì ma ci sono altre cause non imputabili a Soru, la crisi dei partiti non l’ha inventata lui…
- Certo, ma lui l’ha aiutata, con le sue forzature, le sue rotture, col depotenziamento dei rappresentanti sul territorio…
- Capisco…
- Ecco, distrutti i presidi sul territorio, la gente, disperata, è rimasta nelle mani dei vari Oppi, Lombardo, delle loro promesse, delle promesse di Berlusconi. Siamo al si salvi chi può. Ognuno pensa a sé stesso.
- E il voto?
- Il voto è una espressione di tutto questo e una manifestazione di rabbia contro un leader che aveva acceso grandi speranze e le ha bruciate per un assurdo, occhiuto ed ossessivo monocentismo. E sai cos’ha fatto imbestialire la gente?
- Cosa?
- Lo scioglimento dell Consiglio regionale. Ma come? Noi siamo qui, disperati, combattendo per salvare il posto di lavoro e tu il nostro presidente, che abbiamo eletto fiduciosi, ti trastulli con la tattiche da politicante e anziché essere con noi, da Presidente, a far pressione sul governo, sciogli il Consiglio regionale!? Avrebbe dovuto riunire in seduta permante il Consiglio regionale altro che scioglierlo! Avrebbe dovuto far riunire in seduta permanente i Consigli comunali e provinciali delle zone in crisi, mantenere un coordinamento permanente coi sindaci. Doveva essere il nostro riferimento in difesa dei lavoratori e dell’occupazione. Invece sciogli il Consiglio regionale, abbandoni i territori pensando a te stesso, alla tua conferma…imperdonabile!
- Anche vincere le elezioni era importante…
- Certo. Ma se avesse mobilitato le istituzioni  e i lavoratori e avesse assunto la guida delle operazioni, sarebbe stato rieletto a furor di popolo. Mandando a casa il Consiglio regionale e dimettendosi dalla Presidenza ha abbandonato la sua plancia di comando, ha lasciato al solo Berlusconi l’arma istituzionale per salvare i posti di lavoro… Soru, in velluto, faceva comizi… Berlusconi convocava in Prefettura sindaci e sindacati per risolvere il problema. Ha investito Putin della questione dell’Allumina. Ha convocato a Roma i sindacati per discutere delle altre situazioni di crisi. Per farla breve il Cavaliere era nella sua postazione di comando, Soru a parlare di astratte identità…Capisci l’incazzo?
- Beh, sì questa è stata una leggerezza…
- Berlusconi non ha vinto perché racconta barzellettte. Ha vinto perché si è posto come riferimento unico dei lavoratori delle aree di crisi. Soru invece ha lasciato il suo posto e ci ha privato dell’Assemblea regionale… e lanciava slogan belli, ma astratti.
- Anch’io ho avuto la sensazione di una concretezza del Cavaliere e di una astrattezza di Soru…
- E la finanziaria per aria? Credi che per la povera gente, che vive di piccoli lavori temporanei finanziati dalla Regione ai Comuni, questo sia un bel vedere? Una irresponsabile diserzione…
- Non avevo percepito questi risvolti…
- C’è poco da capire. Per noi la sinistra, il partito, il sindacato, i comuni, i sindaci sono cose serie, non sono entità astratte, o luoghi di trama per soddisfare ambizioni personali. Ci servono per migliorare le nostre condizioni di vita e per dare speranza ai nostri figli. E’ la cultura istituzionale che ci ha insegnato la sinistra, il Partito comunista, il sindacato. Depotenziare le autonomie per accentrare non ci entusiasma. Lo percepiamo come un atto dannoso, ostile. Ecco Soru noi lo abbiamo visto così. Uno che ha distrutto le nostre rappresentanze nei territori e  ci ha abbandonato nel momento di maggiore difficoltà. Molti di noi ci siamo turati il naso, per senso di responsabilità, e lo abbiamo votato. Altri non ce l’hanno fatta, hanno votato con rabbia. Contro di lui.

3 commenti

  • 1 renata serci
    21 Febbraio 2009 - 13:00

    Mi sembra l’apoteosi dell’assistenzialismo come progetto politico.
    Piano paesistico troppo rigido, senza maglie larghe per la “tutela” degli interessi dei piccoli individualismi?
    Anche qui bisogna intendersi: o la legge è uguale per tutti in ogni settore oppure se incominciamo ad introdurre deroghe non possiamo scandalizzarci per le cc.dd. leggi ad personam.

  • 2 mauro
    21 Febbraio 2009 - 19:54

    il fatto è che le deroghe ci sono state, con lo strumento dell’intesa: per paolo fresco (marmilla), mazzella (ogliastra), colaninno (is molas), ligresti (villasimius-tanka) e via spadroneggiando.

  • 3 Juan
    24 Febbraio 2009 - 22:49

    Il mondo è cambiato,siamo nel 2008 e non si può ragionare con le logiche di 30-40 anni fa…e in effetti di voglia di clientelismo in queste parole se ne sente molta..la cassa integrazione è un palliativo,problemi non ne ha mai risolti..

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