Servitù militari. Accordo Pigliaru/Pinotti: peggio di una Caporetto (1)

7 Gennaio 2018
1 Commento


 Fernando Codonesu

Fernando Codonesu, un esperto e autore di un documentato e stimolante saggio sull’argomento, ci invia un intervento sull’accordo sulle servitù militari fra Pigliaru e la Pinotti, e su quanto (non) è stato fatto nella XVII legislatura. Pubblichiamo la riflessione in due puntate: oggi la prima, il proseguo domani.

Nei giorni scorsi i quotidiani e gli organi di comunicazione della nostra regione hanno dato grande spazio all’accordo sulle servitù militari appena firmato, così come ai presunti mirabolanti risultati della Commissione parlamentare di inchiesta sull’uranio impoverito presieduta dal deputato del PD Giampiero Scanu.
Per fortuna sono apparsi anche alcuni spunti critici, prese di posizione più che condivisibili e spunti polemici su siti come www.vitobiolchini.it, www.aladinpensiero.it, su questo blog e su pochi altri, ma nei quotidiani e nei telegiornali locali si sono riportate soprattutto trionfanti dichiarazioni tipo “accordo storico” per l’accordo sulle servitù e “niente sarà più come prima” per i risultati della citata Commissione parlamentare.
Ma è veramente così?
No, quel che è successo con questa legislatura appena conclusa è un grave danno e una vera e propria beffa per la Sardegna e vediamo di spiegare perché.
Intanto si osserva una singolare coincidenza tra la fine della XVII legislatura nazionale, con la certificata fine ingloriosa della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito che non ha portato a casa nessun risultato significativo e il recente accordo firmato dal presidente della Giunta regionale Pigliaru con il Ministero della Difesa sulle servitù militari che, ugualmente, rappresenta il nulla in termini di risultati acquisiti.
A partire dalla XIV legislatura abbiamo avuto la successione di quattro Commissioni parlamentari sull’uranio impoverito. Della prima non si ricorda nulla e si stenta a credere che sia mai esistita. Della seconda, con la quindicesima legislatura, nonostante la brevità, si ricorda tra le altre cose il grande rigore morale e la sapiente presidenza di Lidia Menapace: si deve a quella commissione l’introduzione del “principio di precauzione” quale linea guida nelle prove e sperimentazioni di qualunque armamento o munizionamento da parte dei militari, sia in missioni di guerra (pardon, di pace: notoriamente l’Italia fa solo missioni di pace!) che nei poligoni militari sardi e non. In estrema sintesi, se non è dimostrata l’innocuità ambientale nell’uso di un determinato munizionamento, anche in attività militari sperimentali, per il principio di precauzione non dovrebbe essere usato da parte di nessuno e in nessun caso.
Con la XVI legislatura, la Commissione parlamentare di inchiesta sull’uranio impoverito presieduta da Rosario Costa (PDL), di cui era componente l’allora senatore Giampiero Scanu, sono stati compiuti passi da gigante. Per la prima volta nella storia della Repubblica, è stato messo nero su bianco l’obiettivo del “superamento” delle servitù militari in Sardegna, con la prevista dismissione di due poligoni, Capo Frasca e Teulada, e il ridimensionamento e la riqualificazione del terzo, il Poligono Interforze del Salto di Quirra. Questi obiettivi riportati nella relazione intermedia del maggio 2012 e nella relazione finale del 2013 della citata Commissione, erano ampiamente supportati da due fatti rilevanti sotto il profilo ambientale e politico. Il primo fatto era che un’indagine ambientale promossa dallo stesso Ministero della Difesa nel 2008, certificava inequivocabilmente nel 2011 lo stato di inquinamento di circa un migliaio di ettari del PISQ, con l’individuazione di una numerosa serie di punti di prelievo dove venivano riscontrati significativi superamenti delle soglie di contaminazione secondo la normativa ambientale vigente e di conseguenza ne veniva richiesta la bonifica e il ripristino al fine del riuso di tutte le aree da parte delle popolazioni, secondo le vocazioni locali.
Il secondo fatto rilevante riguardava il processo di Lanusei ai vari comandanti e ufficiali succedutisi negli anni nella direzione del PISQ, ai quali veniva inizialmente contestato il grave reato di “disastro ambientale”. Grazie al lavoro di un magistrato coraggioso non sardo, Domenico Fiordalisi, venivano portati alla sbarra alti ufficiali delle forze armate italiane dimostrando che in Italia non vi erano (non dovrebbero esserci) aree extraterritoriali nelle quali non valgono le leggi della Repubblica.
Il processo è ancora in corso, ma come ampiamente previsto da alcuni, è stato assai ridimensionato e rischia di finire in un nulla di fatto, soprattutto per una modificazione sostanziale della situazione avvenuta nel mese di giugno del 2014 che viene riportato nelle righe successive.
Nel mese di febbraio 2013 è incominciata la XVII legislatura che ha visto la composizione di una nuova Commissione parlamentare di inchiesta sull’uranio impoverito, questa volta presieduta dal già citato Giampiero Scanu.
Considerato che da componente della commissione precedente e in qualità di coordinatore del gruppo sui poligoni militari si era particolarmente distinto nell’elaborazione della relazione intermedia dedicata al superamento delle servitù militari sarde, era più che lecito aspettarsi che in questa legislatura si sarebbe finalmente messo mano al calendario di dismissioni dei due poligoni di Capo Frasca e Teulada, con l’individuazione delle risorse economiche da dedicare alle bonifiche, ai ripristini e al riuso delle aree dismesse da parte delle popolazioni locali.
Purtroppo non è avvenuto niente di tutto questo.
Il 24 giugno del 2014, tutti i parlamentari del PD (e non solo) hanno votato la fiducia al Decreto legislativo n. 91 che ha innalzato le soglie di contaminazione con l’equiparazione di tutti i poligoni militari alle zone industriali. Di fatto, le soglie di contaminazione nel caso dei contaminanti da metalli pesanti e altro, come tallio, cadmio, tungsteno, alluminio, cobalto, cromo, zinco, piombo, nichel, zirconio, tritolo e torio, a suo tempo evidenziati nella relazioni dell’ARPAS e non solo, certificati nel caso di suoli agricoli secondo la normativa di riferimento, con la trasformazione legale in aree industriali venivano per decreto innalzate fino a 100 volte in valore assoluto per cui l’inquinamento è sparito per legge. La conseguenza è che con tale decreto è sparito l’inquinamento portandosi via ogni possibilità di fare le bonifiche come richiesto da almeno 20 anni dai vari movimenti in Sardegna.
Nello specifico della Commissione uranio poi, si può dire che non sono stati difesi neanche i “minimi interessi sindacali” dei militari. Al riguardo, si è detto che con il passaggio delle cause di servizio all’INAIL e, comunque, con l’equiparazione dei militari a tutti i lavoratori italiani prevista nelle due proposte di legge predisposte dalla citata Commissione finalmente nulla sarebbe stato più come prima. Invece, anche qui va detto che tutto è esattamente come prima.
L’ultimo atto di questa legislatura è stato l’approvazione della legge di bilancio. In questa legge di bilancio doveva essere approvato un emendamento che prevedeva la copertura finanziaria dei citati disegni di legge della Commissione, senonché il testo dell’emendamento è stato sì regolarmente scritto e presentato, solo che mancava la relazione tecnica di accompagnamento per cui non solo non è stato approvato, ma non è stato neanche discusso.
Quindi nessuna approvazione, per cui i militari con le loro cause di servizio e quanto altro continueranno ad avere l’onere della prova nelle aule dei tribunali e sottostare alle esclusive norme del ministero della difesa e non del ministero del lavoro.
Perché è stato presentato un emendamento senza relazione?
Anche in questo caso è lecito chiedersi se si tratta di incapacità, di semplice ingenuità o di altro. Certo è alquanto imbarazzante sapere che parlamentari di lungo corso non sappiano che un emendamento va presentato con la relativa relazione tecnica di accompagnamento. Se non lo sapevano significa che sono incapaci, se lo sapevano e non l’hanno fatto vedano i lettori come la devono pensare.
Di fatto, quindi, con l’approvazione della legge di bilancio è bene anche prendere atto dell’inutilità della Commissione uranio che in questa tornata non ha raggiunto alcun risultato pratico, specialmente sul fronte della dismissione dei poligoni, argomento che non è nemmeno stato preso in considerazione.

1 commento

  • 1 Oggi domenica 7 gennaio 2018 | Aladin Pensiero
    7 Gennaio 2018 - 10:48

    […] di una Caporetto (1) 7 Gennaio 2018 Fernando Codonesu ——————- [Su Democraziaoggi] Fernando Codonesu, un esperto e autore di un documentato e stimolante saggio sull’argomento, […]

Lascia un commento