Red
Mentre sentiamo i risultanti, che attestano il colpo terrificante che Soru ha inferto al centrosinistra e ai democratici sardi, ci giungono le prime riflessioni di amici, compagni e lettori. Sollecitiamo naturalmente quanti lo desiderino a inviarci le proprie impressioni.
Manuela Scroccu
Per dare il mio voto a Renato Soru, ho messo da parte molte cose durante queste elezioni: la Statutaria, il “sorismo” e la sua incompatibilità con l’idea che ho sempre coltivato di democrazia e partecipazione, l’autocandidatura, la formazione di liste “fidelizzate”. Ho preferito, scientemente, tralasciare i molti punti oscuri per concentrarmi su quelli che ritenevo aspetti positivi e innovativi: ambiente, scuola, ricerca. L’ho fatto con la convinzione di chi pensava che certe battaglie si sarebbero potute portare avanti con maggiore efficacia se Soru fosse stato riconfermato alla guida della Regione. Pensavo che quelle energie positive, messe in campo durante le precedenti consultazioni elettorali, potessero essere rinnovate da una vittoria. Ritenevo che una sconfitta avrebbe aperto ferite non più rimarginabili all’interno del centro sinistra sardo. Non nego che ci sia stata anche una buona dose di irrazionalità dovuta all’avversione per un Berlusconi sempre più presente ed arrogante e alla paura instillata da certe sue recenti dichiarazioni di carattere eversivo e anticostituzionale. Pertanto, quando il blog ha pubblicato le interessanti riflessioni del Prof. Allegretti sul voto responsabile, le ho fatte mie e ho rivestito con un impeccabile ragionamento politico, che tuttora mi convince, la mia dichiarazione di voto.
Ora, però, tutte quelle contraddizioni sono esplose e sono di nuovo qui insieme alla profonda crisi d’identità di quella che Andrea ha chiamato in un precedente post la parte più progressista e democratica della società sarda. Crisi d’identità che è anche la mia.
Stefano De Candia
Come da me ampiamente preventivato, e sperato, Soru ha avuto una sconfitta devastante sia nelle dimensioni che nelle conseguenze per la parte politica che l’ha sostenuto…
la coalizioni di csx è stata letteralmente disintegrata da quella di cdx arrivando ad avere uno scarto di oltre 15 punti, una cosa assolutamente imprevedibile alla viglialia delle elezioni.
Soru è riuscito a distruggere un’intera coalizione, dove solo l’idv si salva, e lo ha fatto con lucida follia programmando tale disfatta dall’inizio della sua gestione autocratica ed autoritaria in regione.
ha disctyrutto rapporti consolidati e potenziali, vede quello col psd’az, ha agito per puro interesse personale e per smania di potere e gli altri lo hanno seguito andare a fondo…
la sinistra era già morta e Soru ha pensato bene di seppellire anche il PD, ha voluto tirare in ballo a tutti i costi berlusconi nella contesa nella speranza di far indignare i sardi i quali al contrario hanno reagito in modo contrario ed hanno bocciato senza riserve il modello Soru, l’uomo Soru ed i supporter Soru, già perchè mai come in queste elezioni si assisteva a vere proprie scene di tifo alla maniera degli ultras per il sanlurese tifo che per definizione non è nè oggettivo nè tantomeno ragionato…
Spero che i signori che sostenevano Soru, anche qualcuno che scrive in questa redazione, si facciano qualche domanda e si diano anche delle risposte ma non le solite scusanti del tipo berlusca ha le tv ha i giornali ecc ma qualcosa di più approfondito e magari la marea nera di cui parla qualcuno è solo una tempesta in un bicchier d’acqua montata ad hoc per creare scompiglio e dividere gli elettorati senza la reale volontà di dare importanza a programmi ma solo a contrapposizioni ideologiche e personali.
Per ora dico solo che noi del psd’az a dispetto di tutto e tutti abbiamo avuto un risultato persino migliore delle precedenti elezioni e metteremo 4 o 5 consiglieri e i rossomori 1 se gli và bene, irs nessuno come pure unidade…
Sarà forse il caso che anche il movimento indipendentista si faccia un serio esame delle cose e che insieme con chi ha la volontà di lavorare per un progetto a vantaggio della Sardegna formi una sorta di terzo polo non ideologizizzato con forti connotati indipendentisti ed autonomisti che marchino le differenze dei partiti che ne faranno parte rispetto al resto dell’italia.
Fortza paris
Francesco Puddu
Scusate, ma non sono abituato a scrivere ma sono un militante pro Soru, nè sciocco, nè servile, nè acritico. Sono semplicemente un cittadino, un lavoratore che non ha bisogno di ingraziarsi nessuno per vivere, ma che durante tutti questi anni siè informato puntulamente e con pignoleria di chi ha anche il tempo ed i mezzi per farlo, su ciò che Soru e la sua Giunta hanno fatto in questi anni. Col cuore e con la mente quindi cerco di esprimere sial il dispiacere per la sconfitta della coalizione di centro sinistra e sia il disappunto per l’opera sistematica di demolizione della persona Soru e dell’uomo non politico ma che ha fatto, tutto sommato, un a buoan politica. per chi desidera informarsi più compiutamente lo rimando a tutti gli atti e i documenti con cui ha sistemato o avviato a ssitemazione i mali cronici della nostra isola, dai trasporti, alla viabilità, alla sanità, alla istruzione, alla trasparenza, alla salvaguardia del territorio ecc. ecc.
Vedo con, appunto, molta amarezza che, molti commentatori, uomini di esperienza politica nei tempi passati, di cultura, se la prendono con Soru attribuendogli il peso e la colpa della sconfitta elettorale. Un capro espiatorio, insomma. Secondo me, è invece l’unico vincitore di queste elezioni. Ha fatto e ha raccolto tutto da solo; ma se è stato solo è anche perchè qualcuno lo ha lasciato solo. E’ di una elelementarità quasi disarmante questa logica. Lui ha girato in lungo e largo la Sardegna, ha speso solo la sua credibilità, la sua faccia ed ha raccolto il 45% dei consensi. Senza mediazioni. Con mezzi sproporzionati rispetto a quelli messi in campo dall’avversario. E i partiti della sua coalizione dove erano? Forse a diffondere i risultati del bilancio di fine legislatura? O forse erano a fare il porta a porta in ogni paese con il materiale della lista e del candidato di lista dentro il pieghevole rosso-verde di Soru? No, forse erano dietro un computer, su Facebook, al telefono, al calduccio mentre fuori infuriava la bufera. Metereologica in un inverno freddo e dalle giornate cortissime, e mediatica scatenata dell’avversario Cappellusconi e dall’intero governo della repubblica.
Unica eccezione: ha lavorato sul territorio Rifondazione, IDV ed i corraggiosi dei Rossomori; e sono stati premiati.
Hanno lavorato perchè vincesse Soru chi, tra gli stessi partiti della coalizione, predicava il voto disgiunto - peraltro riucito malissimo viste le migliaia di voti ritenuti nulli - ovvero: il voto a me candidato ma vota pure Cappellacci? Soru ha vinto da solo contro tutti. Con i sardi che hanno creduto in lui e non con i partiti-parassiti che hanno solo formalmente aderito per sostenerlo, per poi stare la palo. Se vinci, tanto di guadagnato, se perdi un muretto a secco o un dirupo sarà quello a cui andrai incontro. Lui, anche consapevole di questo, si è preso tutto l’onere, perchè penso profondamente convinto del ruolo che l’essere dentro un partito, anche il suo partito visto che lo ha preferito a Progetto Sardegna, gli comportava al contrario di ciò che si pensa e, altrettanto da solo si è guadagnato il consenso da parte del 45% dei sardi, tra cui decine di migliaia di giovani, dai quali molti dei commentatori-maramaldo si sono da tempo staccati. Consenso meditato, informato, consapevole, partecipato e non estorto. Quindi vale doppio.
Gianna Lai
Se questa campagna elettorale è stata concepita per escludere gli elettori da ogni forma di partecipazione, quasi una resa dei conti tra due padroni che si contendono la Sardegna affrontandosi sul terreno della politica, la prima cosa che viene da pensare è che mai il centrosinistra ha vinto senza la mobilitazione e l’impegno democratico di quanti lo sostenevano. Nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle strade nell’associazionismo e dovunque la gente s’incontra, ci eravamo abituati a sviluppare una campagna elettorale fondata sui temi sociali dominanti, contro la politica della destra, dentro la difesa della Costituzione come non mai attaccata in questi anni. Lo abbiamo imparato nei Comitati per l’Ulivo, nei Comitati Prodi, nelle scadenze per le primarie che hanno riportato a discutere con entusiasmo migliaia di persone, convinte che quello fosse il modo per vincere. Senza partecipazione vince la destra, che fonda la sua ideologia su privilegi e diseguaglianze, non facilmente giustificabili nel contradditorio, e invece populisticamente camuffati da modernizzazione e sviluppo nello spettacolo televisivo del leader, unica vera centralità delle ultime campagne elettorali. Se fa così anche il centrosinistra, perdiamo, perdiamo gli elettori che vogliono essere ascoltati, che hanno una paura terribile della crisi e sanno che se ne può venire a capo solo se tutti quanti possono dire come si fa, cioè se si rafforza la democrazia, la rappresentanza, la politica. Ecco perché, ancora più stolti, i responsabili di questo tracollo, imputano alla crisi economica la responsabilità dello spostamento a destra, quando loro stessi hanno fatto liste impresentabili, destinate all’elezione di alcuni di loro, sotto la rassicurante tutela di un leader solo apparentemente così forte. Non sarà che anche nel centro sinistra i cittadini abbiano visto riproposti molti schemi che appartengono alla destra? E se si fa una politica di destra, è a quest’ultima che gli elettori danno il loro consenso, rafforzandola. Di queste cose bisognerà parlare, riprendendo il dibattito dopo le elezioni, per ricostruire il mondo della politica.
Massimo Marini
Peggio di così non poteva proprio andare. Una disfatta politica per il centro-sinistra e personale per Renato Soru. In un momento strategico di crisi internazionale di valori e di economie, sarebbe stato fondamentale rilanciare e promuovere un’azione e una concezione di sviluppo nuovo, non legato agli affaristi massoni e clientelari, lobbisti e ricattatori della destra isolana. Invece il tracollo. Favorito principalmente dall’ignoranza del popolo del GF, dagli interessi e degli interessati, e dalla sinistra, dove personaggi anche di elevata caratura intellettuale, ma di miope visione prospettica, hanno teorizzato il (non) voto di protesta per non “portare il popolo sardo ai piedi di un Governatore arrogante e a-democratico”. Ora il popolo sardo è ai piedi di un piduista mafioso accertato e colluso come Silvio Berlusconi e ai piedi di una destra isolana affarista, massone e clientelare. Sono in pericolo il bilancio regionale (e quindi le risorse di redistribuzione per famiglie e imprese, nelle finanziarie che seguiranno), l’ambiente, ma soprattutto la strategia di sviluppo che la nostra Regione si dovrà dare per superare questa crisi congiunturale. Peggio di così non poteva proprio andare. Gli affaristi massoni al Governo, la Restaurazione nel centro-sinistra. Perché in tanti ora ridono beatamente a destra (specie i costruttori vili e senza scrupoli, come solo chi pensa esclusivamente al profitto può essere), ma in tanti ridono in modo ebete a sinistra. Bravi. Il territorio sardo e i suoi figli vi ringraziano, in particolare proprio a voi. Quanto alle persone (specie cagliaritane, anche giovani che hanno votato dall’hinterland) disinformate e qualunquiste, ignoranti e indifferenti, saranno contente che ora potranno godere di un unico hotel a 4 stelle che partirà da Villasimius e arriverà in Costa Smeralda, così potranno andare a vedere più da vicino i Vip e potranno gridare in un coro da Guinnes dei Primati (intesi come scimmie) ITALIA UNO!
Salvatore Melis
Il modello PD non funziona. Il maanchismo, il panteismo e la trasformazione degli iscritti in utenti, si sono rivelati fallimentari. Soru ha interpretato l’idea di un partito rodotta a succursale elettorale. Non c’è elezione (eccetto quella del trentino, ma vi fu l’alleanza con l’UDC), che non sia stata persa.
Il PD ha perso oltre 10 punti percentuali… che altro si deve attendere per capire che va rifatto tutto?
Aver perso con un distacco così largo consente un’analisi più libera e quindi maggior opportunità per poter ripartire.
Ormai la destra governa l’Italia intera, la prossima ad essere espugnata sarà la Campania.
Il centro destra pagherà a caro prezzo il troppo potere. Essa potrà fare poca cosa contro la crisi, perché è l’Italia a non avere risorse e adeguata struttura per superarla in modo agevole. Il ritorno al protezionismo di potenze economiche come L’USA e la Germania, ci costeranno carissime. Saranno persi centinaia di migliaia di posti di lavoro. Il fondo previdenziale rischia l’incapienza entro il 2009. La furia con cui si abbatterà la crisi nei prossimi mesi toccherà ampie fasce della società italiana. Insomma, l’idillio fra italiani e Berlusconi, si incrinerà presto. Insomma, ci sono forti presupposti per far ripartire la discussione politica e per costruire un nuovo modello politico di sinistra e centro sinistra. Il terreno da cui partire è quella della questione democratica e del lavoro, ma su questo avremo modo di approfondire i contenuti.
Sergio Ravaioli
Non era la coppa Davis, era la Uefa!
Da tempo vado dicendo che Soru è un campione di tennis messo a capitanare una squadra di calcio. I risultati elettorali confermano la mia diagnosi.
Onore delle armi ad un combattente forte, astuto e tenace. Ma nella partita che si è giocata fino a ieri i bei servizi, gli smash, i tiri ad effetto non contavano; contava la capacità di fare squadra, di creare un collettivo dove ciascun giocatore sapesse passare la palla al compagno: anche se Cappellacci non ha emulato Gigi Riva, la squadra da lui messa su ha ottenuto il risultato che perseguiva.
E’ la politica, ragazzo !!!
Finito il mio tributo alla doverosa metafora sportiva, un’ultima critica all’astuto Soru: ha dimostrato poca intelligenza con il non accettare le primarie, che a mio avviso avrebbe facilmente vinto. Non ha voluto che il popolo di centrosinistra si esprimesse alcuni mesi fa: ha preferito appoggiarsi al complice Veltroni, vincendo alcune battaglie ma perdendo la guerra.
Fine del problema Soru: ancora alcuni giorni di strascico mediatico e lo sentiremo solo nel gossip televisivo, facilmente evitabile grazie al telecomando. Non è personaggio che accetterà parti in commedia diverse da quelle di primo attore.
Apertura del problema Partito Democratico ed approfondimento del problema sinistra. Non escludo che, dopo aver distrutto il PD in Sardegna, punti ad estendere l’impresa a livello nazionale.
Merita una forte e incondizionata censura il comportamento di un grande partito - il PD, sia regionale che nazionale- portatore di una grande tradizione e ricco di un vasto radicamento sociale, che va ad impantanarsi seguendo le bizze e i disturbi relazionali di una singola persona, cercando di forzare verso di essi i destini di una grande Regione. Per questo biasimevole obiettivo è per di più disposto a transigere su vicende – sia giudiziarie che imprenditoriali - che ha duramente criticato quando gestite dalla parte avversa ed anche a rinunciare ad un’oggettiva verifica dei risultati prodotti in quasi cinque anni di amministrazione.
Da cosa deriva questa ottusità, questo errore di percezione, questo scollamento dalla società che il centrosinistra ha la presunzione di interpretare e di rappresentare?
Qui il problema non è più solo della Sardegna, e forse neppure solo dell’Italia. Ma noi in Sardegna lo viviamo e, nell’impossibilità di correggerlo a livello nazionale e tanto meno europeo, qui dobbiamo cercare soluzioni, posto che a Roma non troviamo antenne riceventi ma solo trasmittenti.
Conditio sine qua non per un’analisi del voto che non si riduca ad una resa di conti interna tra élite contrapposte è quindi dare contenuti concreti e formali all’autonomia da Roma, spesso proclamata ma mai realmente praticata.
Buona fortuna, PD.
Restiamo in attesa del primo vagito del PD Sardo.
Paolo Pubusa
I dati ormai definitivi delineano una netta sconfitta di Soru e del centro-sinistra sardo. In una regione nella quale, ormai da decenni, il meccanismo dell’alternanza trova perfetta applicazione, il Presidente della Giunta uscente, a seguito di una politica fatta esclusivamente di scelte personali e di rottura con i partiti, esce con le ossa rotte dal confronto con quello che probabilmente può essere definito il candidato di centro-destra più debole degli ultimi 30 anni.
Nè possono lamentarsi i soriani dello scarso impegno dei partiti della coalizione nella campagna elettorale.
Come si può pretendere di essere sostenuti da parte di chi, durante l’azione di governo, è stato costantemente scavalcato e mortificato?
Come si può pretendere sostegno dal PD, che proprio Soru ha contribuito a sfasciare?
A riprova delle considerazioni sui due candidati presidenti, basta analizzare la netta differenza di voti tra loro ed i partiti che li hanno sostenuti.
Soru prende il 5% in più, Cappellacci il 5% in meno.
E’ evidente quindi che un fetta dell’elettorato di centro-destra non si è riconosciuta nel proprio candidato presidente, ed ha manifestato il proprio malcontento votando chi, probabilmente, era più vicino all’idea di uomo forte dominante in quella parte politica.
Nel centro-sinistra, invece, un’ampia fetta di elettorato si è spostata a destra abbandonando partiti che non hanno svolto in questi ultimi cinque anni il ruolo che avrebbero dovuto nell’assemblea regionale.
Infine una nota sugli altri schieramenti. Gavino Sale e Irs compiono un netto passo in avanti raddoppiando sostanzialmente i voti ottenuti nel 2004, anche se non riescono ad eleggere un consigliere regionale.
E’ evidente che in un periodo nel quale i “partiti nazionali” non riescono a dare risposte concrete alle esigenze dei sardi, il messaggio indipendentista sta facendo sempre più presa, sospinto da iniziative culturali interessanti e da prese di posizione forti su questioni di grande importanza quali l’ambiente, il lavoro, le servitù militari, le proteste contro lo stoccaggio dei rifiuti campani ecc.
Francesco Cocco
Nella miglior politica del movimento operaio, dopo le lacerazioni del primo ‘900 che avevano consentito il sorgere del fascismo, vi era un insegnamento che bisognava sempre tener presente: la salvaguardia dell’unità del movimento, e conseguentemente il dovere primario di evitare divisioni e lacerazioni. La sinistra odierna sembra aver dimenticato questo principio, ed anche di qui l’odierna sconfitta elettorale. Chi ha la massima responsabilità di una qualche istituzione non deve spaccare ma unire il più possibile. In questi cinque anni si è operato secondo questa linea? Credo dovrebbero chiederselo i tanti che si sono preoccupati di osannare il principe, rinunciando a qualsiasi cenno critico nei confronti di una politica fatta di imposizione e quasi mai fondata sulla ricerca della condivisione. L’astensione, le schede bianche, il voto del Sulcis sono tutti elementi che devono indurre alla riflessione per ritrovare un metodo democratico condiviso che consenta di battere la deriva populista e demagogica a tutti i livelli istituzionali.
Andrea Raggio
Gli aspetti più preoccupanti del risultato elettorale sono, a mio parere, il consistente calo dei votanti, il forte aumento delle schede bianche e nulle, la notevole incidenza del voto disgiunto, il divario tra il voto ai candidati e quello alle coalizioni, il crollo in percentuale e in assoluto del centrosinistra e in particolare del PD, il successo del centrodestra e quello personale di Berlusconi nella sfida incautamente ingaggiata da Soru. Questi dati danno la misura dei guasti provocati da una legislatura regionale iniziata male e finita peggio e dalla partitocrazia senza partiti che, per dirla con Massimo D’Alema, è persino peggiore di quella dei partiti.
V’è materia per un’autocritica severa da parte dei dirigenti nazionali del PD e di quelli sardi, sinora rimasti nell’ombra.
Cristian Ribichesu
Scrivo una mia impressione, per altro per il momento superficiale, sono le 1.30 e sono state scrutinate solo metà delle sezioni. L’elemento importante che noto è la bassa affluenza alle urne, con il 67,58% DEGLI ELETTORI, 995.688 votanti, il 3,62% in meno rispetto alle regionali del 2004. Se guardiamo il dato a livello nazionale, ciò non deve sorprendere, dato che un segnale forte si è avuto con le amministrative abruzzesi del 2008, con un’affluenza del 52,98%, in ribasso rispetto al 68,6% del 2005 (con la coalizione di centro destra che ha vinto con il 48,81%, senza l’UDC che ha ottenuto il 5,38%, e il centro sinistra con il 42,67%). Ma anche le elezioni politiche sarde del 2008 hanno subito una diminuzione di votanti con un passaggio dal 77,9% del 2006 fino al 72,3% (con il centro destra al 43,1% contro il 40,2% del centro sinistra, ma senza UDC e Psd’Az, rispettivamente al 5,6% e all’1,5%). Alle passate elezioni regionali Sardegna Insieme con Renato Soru aveva realizzato un 50,3% contro il 40,5% di Sardegna Unita di Mauro Pili, e con il Psd’Az al 3,8%.
Sicuramente il problema morale interno al PD a livello nazionale ha influito sull’elettorato, ma differentemente da quanto detto dall’Onorevole Palomba, se è vero che UDC, Riformatori e anche Psd’Az (guardate la situazione di Nuoro, storicamente orientata a sinistra, che grazie a UDC e Psd’Az ha cambiato colore) hanno dato un aiuto al centro destra, è anche vero che a livello locale l’IDV stessa, che a livello nazionale critica il PD, ha ottenuto un grande risultato, ovviamente a favore del centro sinistra.
Con un’ottica nazionale lo spostamento a destra dell’elettorato può essere inquadrato in quel gioco dell’alternanza elettorale, per cui quella parte di votanti non soddisfatti dall’operato politico del governo uscente, anche perché certe problematiche non sono risolvibili con un solo mandato, preferisce spostare il voto nella speranza che i futuri rappresentanti possano risolvere i problemi che affliggono la popolazione. Per inciso, in una intervista fatta da Paolo Bonolis a Mario Capanna, protagonista del ‘68, Capanna diceva che ormai non esiste una scelta, la scelta viene imposta, nel bipolarismo, tra questo e quello, che propongono programmi vaghi, e spesso simili, che poi vengono cambiati in itinere e non hanno forme di vincolo con gli elettori, se non appunto il voto dopo cinque anni di allontanamento dalla base, e il vincitore è tale grazie, proprio, ad un fisiologico spostamento di voti, associato ad una forte campagna di comunicazione mediatica, che per forza di cose isola i movimenti e i partiti minori. Casini diceva che in Italia abbiamo una terzietà rappresentata da tutti gli altri che non sono Pd e Pdl, ma è anche vero che questo sistema elettorale non permette alle minoranze, milioni d’italiani, di avere una voce in capitolo, se non appunto attraverso coalizioni ai due più grandi schieramenti. Ma il problema di queste coalizioni è che, nel dopo elezioni, potrebbero eludere gli accordi presi fra partiti, costringendo i dissenzienti all’uniformità del pensiero a prescindere. Ritornando alle parole di Mario Capanna è vero che per la generalità dei programmi di chi ci viene imposto dall’alto, può capitare che si votino persone che poi tecnicamente mettono in atto programmi che non soddisfano le esigenze del popolo, gli elettori. Sicuramente quindi è importante portare avanti delle forme di coinvolgimenti popolari in tutti quei casi che lo richiedono, appunto per evitare una deriva verso una massificazione del pensiero a due voci, con una conseguente sterilità del confronto democratico. Ma ritorniamo alle elezioni e ad un’analisi ad ampio raggio, cioè nazionale. Dallo spostamento dei voti a destra, l’altra considerazione importante è data dalla partecipazione al voto di soli due terzi dell’elettorato. In effetti questo fenomeno è il frutto di un malcontento lontano nel tempo, ben prima delle stesse elezioni del 2006 e 2008. Il movimento di Beppe Grillo, gli studi sociologici, compreso quello del prof. Bertolini (veda il mio intervento sulla Nuova attraverso il link in basso), tutta una pubblicistica sul malfunzionamento statale ad ogni livello, sono il sintomo di quella diminuzione di affluenza alle urne nazionali e locali, anche in conseguenza delle disattese generali frutto delle speranze riposte nella Seconda Repubblica. Il vecchio sistema mascherato di nuovo. Tra le varie disattese emerge prepotentemente il problema della gerontocrazia (per dire, l’Italia ha i politici e la classe insegnanti più anziani d’Europa!), della bassa occupazione e dell’alta precarizzazione, e la mancanza del merito, con la conseguente fuga dei cervelli.
Altro punto rilevante è il voto delle donne, 500.548 contro 495.140 uomini, che sentono l’esigenza d’intervenire nel mondo politico e sociale, pur essendone ancora tagliate fuori (ma ormai bisogna osservare anche la tendenza, in certi casi, alle difficoltà d’inserimento lavorativo maschile).
A livello locale, oltre le considerazioni fatte in linea generale, si devono analizzare nel dettaglio i dati del governo regionale uscente. I dati Istat registrano un aumento della povertà, http://www.sardegnaeliberta.it/?p=1441 , ma probabilmente l’aumento della povertà è condizionato anche dalla particolare congiuntura nazionale e internazionale. Indubbiamente una parte degli elettori, quelli che permettono parte dei risultati del centro destra, non ha gradito il Piano Paesaggistico regionale, e anche nel mondo dell’Istruzione, benché siano lodevoli molti interventi, dai finanziamenti per i master dei laureati fino ai progetti extracurricolari nelle scuole dell’obbligo, molti criticano l’orientamento delle spese con una mancata ottimizzazione delle stesse risorse. Altra critica registrata nell’uscente coalizione del centro sinistra è stata la mancata unione della coalizione, non omologante ma quanto meno equilibrata, e l’allontanamento dalla base elettorale. Risulta interessante, poi, la discrepanza tra le attuali coalizioni e i candidati presidenti, che da una parte denota la rilevanza personale, indubbiamente avvantaggiata da una forza economica e mediatica personale, dell’Onorevole Soru, in vantaggio sulla sua stessa coalizione, dall’altra una coalizione di centro destra spinta anche dall’UDC, dai Riformatori e dal Psd’Az, che d’altra parte, visto il risultato più contenuto dell’Onorevole Cappellacci, mostra come, sebbene affiancato da un altro uomo politico forte, indubbiamente anche dal punto di vista economico e mediatico, Silvio Berlusconi, l’elettorato individui in maniera ben distinta i personalismi forti.
Poi, un’analisi più dettagliata deve prendere in considerazione il contesto storico e socio economico di ogni zona della Sardegna. La provincia in cui si è votato di più è Nuoro con il 69,54% (Nuoro esige una soluzione riguardante l’occupazione, la Provincia accusa numerosi problemi e i risultati dell’UDC, dei Riformatori Sardi e del Psd’Az stanno permettendo il sorpasso del centro destra in una provincia storicamente di sinistra. Sarà notevole considerare il lavoro personale svolto dall’Onorevole Maninchedda, indubbiamente al di sopra di molti candidati, in dissidio con l’Onorevole Soru), quella in cui si è votato di meno Carbonia Iglesias con 64,5%. A Sassari la percentuale dei votanti si è attestata su 69,19%(cristallizzazione del potere, città universitaria con la più grande impresa rappresentata dall’Asl. Seguono Olbia Tempio (68,85%)(gli investimenti nell’imprenditoria e nell’edilizia avvicinano maggiormente la popolazione locale al centro destra, Olbia non è città universitaria, spesso i giovani interrompono il percorso di studi per inserirsi nel mondo del lavoro, anche stagionale, dopo il diploma o addirittura dopo la terza media, Olbia ha un’alta percentuale di abbandono scolastico ), Cagliari (67,58%)(Cagliari benché sia una città universitaria, ha un maggiore dinamismo economico di Sassari), Ogliastra (67,14%), Oristano (65,72%), Medio Campidano (64,96%).
Ma fatte le analisi bisognerà risolvere problemi quali: la poca occupazione; il precariato scolastico (la senatrice Bastico mi ha scritto che, con delle modifiche, il federalismo regionale e scolastico non comporta l’onere delle assunzioni dei docenti da parte delle regioni, ma dello Stato, cosa che vorrà dire, con la legge Gelmini, riduzione di 133.000 posti nella Scuola a livello nazionale, di cui 87.000 posti docenti, a livello nazionale, corrispondenti a parecchie migliaia in Sardegna, con un conseguente peggioramento socio-economico); il miglioramento di strutture e servizi, come la viabilità e i trasporti (vedi Sassari Olbia, una strage di persone), una semplificazione degli apparati regionali, maggiore trasparenza politico-amministrativa, più partecipazione popolare con incentivazione dei movimenti cittadini, iniziando da quelli culturali, una legge paesaggistica regionale che tuteli l’ambiente ma che sia studiata nel dettaglio rispetto ad un territorio differente nel suo insieme, il miglioramento del sistema universitario sardo, un turismo integrato, costiero e interno. Sarà importante, indipendentemente da chi salirà al Governo regionale, richiedere da subito un miglioramento generale del sistema regionale.
Carlo Dore jr.
Se i dati che le agenzie di stampa hanno finora comunicato verranno confermati nelle prossime ore, dobbiamo prendere atto con enorme amarezza di un risultato inequivocabile: il sogno di fermare la marea nera che da mesi incombe sul porto di Cagliari è definitivamente svanito, Ugo Cappellacci è il nuovo Presidente della Regione.
Questo risultato è in primo luogo una sconfitta per Renato Soru, che ha condotto in prima persona questa dura campagna elettorale e che ora per primo dovrà assumersi le responsabilità di questa triste debacle. Ma è soprattutto una sconfitta per quell’ampia fetta di area democratica la quale, facendo ricorso al senso di responsabilità che dovrebbe caratterizzare ogni elettore in una democrazia bipolare, non ha fatto mancare il suo appoggio al Presidente uscente, pur non rinunciando a muovere alcuni penetranti rilievi critici ad alcune fasi della sua esperienza di governo.
Gli aderenti a questa fascia di elettorato, i cittadini che hanno a cuore i valori della democrazia, della legalità costituzionale, della difesa del lavoro e della giustizia sociale, devono oggi prendere atto di una triste realtà: quella di essere esuli in una terra straniera, di essere orami la componente minoritaria di una società in cui prevalgono il razzismo strisciante, il grossolano efficentismo, lo spregio delle regole, la impudente legittimazione del conflitto di interessi che rappresentano da sempre la spina dorsale del Vangelo secondo Silvio.
Soru ha perso, e con lui abbiamo perso tutti noi. Ora il problema è: chi ci rappresenterà domani? I componenti di quelle eterne oligarchie post-democristiane e post-diessine che individueranno nella sconfitta di Mr. Tiscali una straordinaria possibilità per consolidare la propria posizione di potere in seno al centro-sinistra sardo? O quello sparuto drappello di estremisti dell’anti-sorismo che, pur di avversare la candidatura dell’ex Governatore, non hanno esitato a contribuire a rimettere la Sardegna nelle mani di Berlusconi?
Il futuro appare come pieno di incertezze agli occhi di tutti i progressisti autentici che si apprestano ad affrontare, ormai con rassegnazione, l’amarezza che caratterizza la notte della sconfitta.
Nicola Imbimbo
La sconfitta va a di là di ogni pessimistica previsione e al di là anche della non decisiva (per la sconfitta di Soru) “massa dei senza partito non filosoriani” come definiti nell’articolo.
E’ una sconfitta di Soru innanzitutto: riuscirà a fare una analisi , capire e riconoscere onestamente le sue responsabilità per questo disastro?
Più grave la sconfitta del centro sinistra: del PD innanzitutto delle sue “scelte”(? ) nazionali e locali.
Sconfitta di rifondazione, di comunisti italiani, di Sinistra che pur con accenti diversi hanno di fatto continuato ad assecondare le scelte del PD che li vede come intralcio sulla via della impraticabile, in Italia, scelta bipolarista o peggio bipartitica, e di fatto sempre più presidenzialista avrebbero potuto adeguatamente reagire e fare scelte diverse in occasione di questo ingiustificato e dannoso scioglimento anticipato del Consiglio Regionale con un PD lacerato e per sottolineare i danni di un Presidenzialismo “esemplarmente” esercitato da Soru contro il ruolo dei partiti, contro la democrazia partecipata, contro di fatto la politica.
1 commento
1 stefano de candia
17 Febbraio 2009 - 16:40
come da me ampiamente preventivato, e sperato, Soru ha avuto una sconfitta devastante sia nelle dimensioni che nelle conseguenze per la parte politica che l’ha sostenuto…
la coalizioni di csx è stata letteralmente disintegrata da quella di cdx arrivando ad avere uno scarto di oltre 15 punti, una cosa assolutamente imprevedibile alla viglialia delle elezioni.
Soru è riuscito a distruggere un’intera coalizione, dove solo l’idv si salva, e lo ha fatto con lucida follia programmando tale disfatta dall’inizio della sua gestione autocratica ed autoritaria in regione.
ha disctyrutto rapporti consolidati e potenziali, vede quello col psd’az, ha agito per puro interesse personale e per smania di potere e gli altri lo hanno seguito andare a fondo…
la sinistra era già morta e Soru ha pensato bene di seppellire anche il PD, ha voluto tirare in ballo a tutti i costi berlusconi nella contesa nella speranza di far indignare i sardi i quali al contrario hanno reagito in modo contrario ed hanno bocciato senza riserve il modello Soru, l’uomo Soru ed i supporter Soru, già perchè mai come in queste elezioni si assisteva a vere proprie scene di tifo alla maniera degli ultras per il sanlurese tifo che per definizione non è nè oggettivo nè tantomeno ragionato…
spero che i signori che sostenevano Soru, anche qualcuno che scrive in questa redazione, si facciano qualche domanda e si diano anche delle risposte ma non le solite scusanti del tipo berlusca ha le tv ha i giornali ecc ma qualcosa di più approfondito e magari la marea nera di cui parla qualcuno è solo una tempesta in un bicchier d’acqua montata ad hoc per creare scompiglio e dividere gli elettorati senza la reale volontà di dare importanza a programmi ma solo a contrapposizioni ideologiche e personali.
per ora dico solo che noi del psd’az a dispetto di tutto e tutti abbiamo avuto un risultato persino migliore delle precedenti elezioni e metteremo 4 o 5 consiglieri e i rossomori 1 se gli và bene, irs nessuno come pure unidade…
sarà forse il caso che anche il movimento indipendentista si faccia un serio esame delle cose e che insieme con chi ha la volontà di lavorare per un progetto a vantaggio della Sardegna formi una sorta di terzo polo non ideologizizzato con forti connotati indipendentisti ed autonomisti che marchino le differenze dei partiti che ne faranno parte rispetto al resto dell’italia.
fortza paris
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