Andrea Pubusa
Ebbene ce l’ha fatta. Si era infilato nel centrosinistra con decisione ed arroganza. Aveva conquistato quasi tutti con quella sua aria antipolitica e quel suo finto rigore. E poi c’era l’ansia in molti di mettere all’angolo gli inossidabili oligarchi che da decenni soffocavano la politica regionale, impedendo qualunque rinnovamento. Così 5 anni fà stravinse, creando un’aspettativa che nessun presidente aveva prima avuto. Insediatosi ha iniziato subito la sua opera demolitoria. Ha dapprima annegato la giunta come organo politico, formandolo con persone di basso profilo. Ma c’erano Tonino Dessì e Pigliaru, il primo uomo di punta dell’ambientalismo sardo, dirigente dei DS, da anni impegnato in una difficile battaglia di rinnovamento della sinistra. Il secondo, uomo di scienza e di grande rigore, dotato di un cognome amato dai democratici sardi, che lui ha certamente ben onorato. Si pensava che queste fossero le teste di ponte per un lento ma inesorabile innesto nel governo diffuso regionale del meglio del mondo democratico sardo, fin’allora calcinato dagli oligarchi della sinistra e dei popolari nel loro fermo disegno di rimanere in sella a vita. Ed invece il Presidente ha iniziato le purghe proprio da loro, silurandoli e sostituendoli con dei veri signori nessuno. Ed è qui che Soru comincia a perdere pezzi. Una parte del centrosinistra - e noi fra quelli - inizia a interrogarsi sul sorismo, sulla sua compatibilità col centrosinistra per le sue propensioni monocratiche. L’allarme e la critica si accentua non appena viene fatto circolare il disegno di legge statutaria. Un articolato in assoluta controtendenza rispetto alla migliore elaborazione autonomistica sarda, attenta al bilanciamento dei poteri e decisamente favorevole all’ampliamento delle autonomie locali contro l’accentramento regionale. Lì Soru svela il suo vero profilo politico. Vuol riprodurre su scala istituzionale quel comando unico che ha esercitato in azienda. E vuol farlo recitando due parti in commedia: il Presidente e il grande imprenditore. E così all’iperpresidenzialismo accompagna una sfacciata disciplina che legittima il conflitto d’interessi. Elimina perfino la più ovvia delle incompatibilità, e cioé che le proprie aziende partecipino alle gare da lui stesso indette come Presidente. E quest’ossessiva corsa all’accentramento viene realizzata col PPR e con lo sfascio dell’amministrazione regionale sempre più fidelizzata e con la clamorosa liquidazione di fior fiore di funzionari di limpida tradizione democratica. Questa sua propensione verso l’intromissione negli affari amministrativi gli procura anche guai giudiziari: il coinvolgimento nel caso Saatchi, per il quale fra non molto si terrà l’udienza preliminare per decidere sul rinvio a giudizio. Quando si forma il PD Soru lo investe di una pressione insopportabile: scioglie progetto Sardegna, vuol comandare anche lì. Vuol diventarne segretario e apre uno scontro riivinoso. Perde ma non demorde. Riparte alla carica, disarciona Cabras e mette una sua donna. Soffoca il partito in fasce. Il resto è cronaca dei nostri giorni. Lo scioglimento anticipato del consiglio, l’autocandidatura senza primarie, le liste fidelizzate e la corsa folle e solitaria verso il baratro.
Come poteva vincere seguito solo da un gruppo di ultras? Cosa poteva costruire con una pattuglia di seguaci acritici e con atteggiamenti servili, del tutto estranei alla tradizione democratica e della sinistra? Come poteva vincere disinteressandosi del dramma dei lavoratori in lotta per il posto di lavoro? Il centrosinistra ha vinto quando ha messo in moto tutte le sue energie. Soru invece ha pensato di sostituire il lavoro capillare dei militanti, con quello di alcuni ragazzotti, muniti di divisa con la scritta “Meglio Soru”, spediti, per quattro soldi, a volantinare senza passione e senza intelligenza. Ha perfino preteso di privatizzare la sede della sua campagna elettorale, fissandola a casa sua in Piazza del Carmine e chiudendo la casa comune di via Emilia. Ieri il presaggio del disastro è venuto da quella massiccia astensione nel Sulcis-Iglesiente, la roccaforte storica della sinistra sarda, dove oggi migliaia di lavoratori lottano disperatamente per salvare il posto di lavoro. Ed infatti li, fra gli ex minatori e i loro figli, che hanno visto nascere il socialismo in Sardegna per poi strutturarsi in robuste organizzasioni operaie, lì, dicevamo, l’estraneità di Soru alla sinistra è stata avvertita più chiaramente, istintivamente. E la sanzione è stata terribile fra astensione massiccia e voto, incazzato e punitivo, al centrodestra.
Noi, in controtendenza e svolgendo una critica difficile e impopolare, queste cose le abbiamo dette da subito. Lo abbiamo fatto nella speranza di essere ascoltati, di evitare questa corsa al baratro. Sarebbe bastata una dirigenza della sedicente sinistra coerente con le proprie posizioni nazionali per indurre alla riflessione e alla correzione degli errori più vistosi. Ma ha prevalso l’opportunismo, lo spirito di servizio, nella convinzione che nascondere i problemi equivalga a risolverli. E così anche queste sigle, sempre più prive di sostanza, si sono unite al coro degli osannanti, pur di mantenere un seggio o un posto di sottogoverno, per campare nel piccolo cabottaggio.
Soru ha riportato al governo regionale la destra melmosa sarda e ci lascia un cumulo di macerie. Se ne andrà in cerca di altre avventure e rotture rovinose. Non sarà interessato a costruire un’opposizione. Ed è bene che lasci. In cinque anni ci ha schiantato e annichiliti. Ora dobbiamo leccarci le ferite, dobbiamo ritessere pazientemente una trama, che lui ha lacerato, spargendo il veleno del settarismo e della divisione. Il movimento operaio e democratico ne ha visto tanti disastri, perfino peggiori. Saprà superare anche questo momento difficile. Noi vogliamo lavorare con tutte le forze a quest’opera di ricostruzione, con modestia, senza chieder nulla se non rigore morale e onestà intellettuale. Coraggio! Possiamo farcela.
18 commenti
1 Gigi Almunia
17 Febbraio 2009 - 09:49
Analisi azzeccatissima come al solito. Mi sembra doveroso ricordare anche l’azione del prof. Maninchedda che per primo in solitudine ha denuciato, inascoltato, questa deriva scegliendo un percorso difficile e se vogliamo discutibile ma che merita comunque rispetto.
2 admin
17 Febbraio 2009 - 10:51
Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
Il mio unico commento è: Piazze piene, urne vuote (P. Nenni) e una frase di Lucano: “In se magna ruunt”. Se riesco farò riflessione in serata.
Gianluca
3 Massimo Marini
17 Febbraio 2009 - 11:40
Grazie signori, ci avete salvato da un Governatore arrogante e a-democratico. Ora il popolo sardo è ai piedi di un piduista mafioso accertato e colluso come Silvio Berlusconi e ai piedi di una destra isolana affarista, massone e clientelare. Sono in pericolo il bilancio regionale (e quindi le risorse di redistribuzione per famiglie e imprese, nelle finanziarie che seguiranno), l’ambiente, ma soprattutto la strategia di sviluppo che la nostra Regione si dovrà dare per superare questa crisi congiunturale. Peggio di così non poteva proprio andare. Gli affaristi massoni al Governo, la Restaurazione nel centro-sinistra. Perché in tanti ora ridono beatamente a destra (specie i costruttori vili e senza scrupoli, come solo chi pensa esclusivamente al profitto può essere), ma in tanti ridono in modo ebete a sinistra. Bravi. Il territorio sardo e i suoi figli vi ringraziano, in particolare proprio a voi. Quanto alle persone (specie cagliaritane, anche giovani che hanno votato dall’hinterland) disinformate e qualunquiste, ignoranti e indifferenti, saranno contente che ora potranno godere di un unico hotel a 4 stelle che partirà da Villasimius e arriverà in Costa Smeralda, così potranno andare a vedere più da vicino i Vip e potranno gridare in un coro da Guinnes dei Primati (intesi come scimmie) ITALIA UNO!
Ah dimenticavo, grazie personalmente Dott. Pubusa per gli insulti personali che mi ha rivolto nel suo pezzo. Si possono affermare legittimamente le proprie posizioni senza insultare chi la pensa in modo diverso.
4 Sergio Ravaioli
17 Febbraio 2009 - 12:24
Caro Veltroni,
leggi la lettera qui sopra del signor Marini e capirai come la tua scelta di imporre ai Sardi il candidato che tu hai decisoha ridotto il centrosinistra in Sardegna.
Non si tratta di un caso isolato: i supporter di Soru ragionano e scrivono più o meno tutti così. Con una rapida scorsa in questo stesso blog se ne può avere un piccolo campionario. Per approfondire basta collegarsi a http://www.renatosoru.it.
Con questo centrosinistra la destra governerà in eterno.
5 admin
17 Febbraio 2009 - 12:25
Caro Marini, non so in quale occasione l’ho offesa, ma - se lei pensa così - le chiedo comunque scusa. Riguardo al resto, non comprendo perché ci ringrazi. Dovrebbe ringraziare di questo bel risultato il leader del centrosinistra. E semmai gli elettori sardi che hanno espresso il loro voto liberamente. Non capisco neppure perche Lei attribuisca la responsabilità della sconfitta a chi, senza nessuna funzione dirigente e/o operativa, tenta di capire la realtà per intervenire positivamente, anziché su chi ha esercitato la sua funzione dirigente in modo maldestro. Siamo tutti offesi dal disastro a cui Soru ci ha portato. Ma per noi, ormai non più giovani, la rabbia è più grande. Per decenni la sinistra e il centrosinistra abbiamo cercato anche di costruirli ed ora ci troviamo davanti soltanto macerie. Questo ci deve indurre ovviamente anche all’autocritica. Adesso però bisogna organizzare l’opposizione al centrodestra e dalle macerie far risorgere il centrosinistra. Cerchiamo, dunque, di mettere da parte i veleni, sopratutto fra noi, che siamo le vittime delle azioni altrui e non gli autori del misfatto
6 Massimo Marini
17 Febbraio 2009 - 12:48
L’offesa è implicita ad esempio nel passaggio “una pattuglia di seguaci acritici e con atteggiamenti servili” in cui Lei ascrive tutti coloro i quali hanno sostenuto in qualunque modo Soru. Quanto alle colpe, se ha letto il mio piccolo intervento (amareggiato, ho famiglia e professione, sono preoccupato per entrambi), non me la prendo SOLO con chi come voi ha assunto certe posizioni, ma ANCHE. E’ diverso. Sono certamente disposto a mettere da parte i veleni (possiamo fare altro adesso? Non credo proprio) però suggerirei al Dott. Ravaioli, prima di reiniziare a parlare civilmente, di asciugarsi il muso dalla bava, che non sta bene.
7 Efis Pilleri
17 Febbraio 2009 - 12:52
Il commento firmato da Marini, nel suo oltranzismo, spiega le ragioni della sconfitta di Soru molto più dei ragionamenti dei commentatori.
Mi ha colpito in particolare in voto di tanti paesi della Sardegna profonda, che hanno una lunga storia di voto di sinistra.
In quei centri la realtà di cinque anni di governo Soru ha pesato molto più delle campagne mediatiche di REPUBBLICA o de L’UNITA’. Infatti quella descritta da quei giornali non era la Sardegna bensì il Sardistan, un paese virtuale dove pastori, operai e contadini non possono vivere ma dove la “sinistra al caviale” può vincere le elezioni nei sondaggi su misura o nel sito di Giorgio Melis.
8 Massimo Marini
17 Febbraio 2009 - 13:02
Chiedo scusa, solo ora mi rendo conto di aver postato solo una parte del mio intervento dal quale effettivamente si può evincere che le colpe io le abbia tutte addebitate a chi ha assunto le “vostre” posizioni. L’intero commento (appena più lungo), per chi ne ha interesse, lo si trova sul mio blog: massimomarini.blogspot.com.
9 Sergio Ravaioli
17 Febbraio 2009 - 13:54
…. a proposito di insulti !!!…
10 Massimo Marini
17 Febbraio 2009 - 13:59
Ravaioli, Lei è inelegante. Sarà colto, intelligente, dirà pure delle cose nella sostanza condivisibili. Però lo fa in un modo inelegante. Lo ha fatto qui, schernendo me come esempio cattivo di elettore pro-Soru, e lo ha fatto in tante altre discussioni. La mia battuta sulla schiuma alla bocca me la potevo risparmiare è vero, però a volte alla ineleganza fatta a sistema di conversazione e confronto, ogni tanto bisogna rispondere con un insulto diretto di pari livello (della serie “se ci mettiamo ad insultare siamo bravi tutti, ma non andiamo da nessuna parte”).
11 admin
17 Febbraio 2009 - 14:15
Caro Marini, se invia degli scritti, come già è accaduto, noi li pubblichiamo con piacere. E il piacere è ancor più grande quando le opinioni sono “originali”. Quanto agli ultras non è un’offesa èuna constatazione. Sono sempre esistiti, del resto, è sono coloro che seguono un capo o un partito in modo acritico. Che poi gli stretti collaboratori di Soru debbano essere servizievoli è uno stato di necessità, stante il temperamento del capo. Ma le pare che una campagna elettorale possa essere privatizzata al punto di svolgerla nel proprio ufficio personale anziché nelle sedi del partito, dove si esprime l’azione collettiva degli iscritti e dei simpatizzanti. Per me è inconcepibile! Non penso invece che siano servili tutti coloro che hanno votato Soru. Se pensassi questo dovrei spararmi per la disperazione. Fra i votanti per Soru c’è il meglio della società sarda, la parte più progressista e democratica. Questa perte avrebbe potuto anche vincere se avesse incontrato un leader meno ossessivamente solitario. Comunque, caro Marini, vediamo di mantenere fra di noi un normale dialogo. Fra l’altro, Lei scrive articoli molto interessanti e noi ben volentieri li abbiamo ospitati in questo blog (a.p.).
12 M.P.
17 Febbraio 2009 - 15:42
“E così anche queste sigle, sempre più prive di sostanza, si sono unite al coro degli osannanti, pur di mantenere un seggio o un posto di sottogoverno, per campare nel piccolo cabottaggio”.
Severo il giudizio sulle sigle; forse bisogna vedere anche uno spirito diverso, una disponibilità al sacrificio pur di evitare il peggio, come l’avvento della destra. Nella speranza di rimediare in corso d’opera.
“Noi vogliamo lavorare con tutte le forze a quest’opera di ricostruzione, con modestia, senza chieder nulla se non rigore morale e onestà intellettuale. Coraggio! Possiamo farcela”.
Perfetta la conclusione. Non avere pregiudizi con nessuno è la scelta migliore, quella più sicura e garantita, basata sui fatti concreti. Umiltà, dialogo, coinvolgimento, sono le parole chiave.
13 Massimo Marini
17 Febbraio 2009 - 17:03
Ma… ma… ha cominciato lui! Scherzi a parte (anche perché non è che ci sia molto da scherzare), ringrazio per i complimenti, naturalmente raccolgo l’invito e mi scuso se sono stato sopra le righe in qualche passaggio. Rimanendo dell’opinione, per la quale chiedo rispetto, tutto qua, che con Soru, quello che faremo da domani (e che avremmo dovuto fare comunque) lo avremmo fatto in condizioni migliori. Buon lavoro.
14 Manuela Scroccu
17 Febbraio 2009 - 20:58
Per dare il mio voto a Renato Soru, ho messo da parte molte cose durante queste elezioni: la Statutaria, il “sorismo” e la sua incompatibilità con l’idea che ho sempre coltivato di democrazia e partecipazione, l’autocandidatura, la formazione di liste “fidelizzate”. Ho preferito, scientemente, tralasciare i molti punti oscuri per concentrarmi su quelli che ritenevo aspetti positivi e innovativi: ambiente, scuola, ricerca. L’ho fatto con la convinzione di chi pensava che certe battaglie si sarebbero potute portare avanti con maggiore efficacia se Soru fosse stato riconfermato alla guida della Regione. Pensavo che quelle energie positive, messe in campo durante le precedenti consultazioni elettorali, potessero essere rinnovate da una vittoria. Ritenevo che una sconfitta avrebbe aperto ferite non più rimarginabili all’interno del centro sinistra sardo. Non nego che ci sia stata anche una buona dose di irrazionalità dovuta all’avversione per un Berlusconi sempre più presente ed arrogante e alla paura instillata da certe sue recenti dichiarazioni di carattere eversivo e anticostituzionale. Pertanto, quando il blog ha pubblicato le interessanti riflessioni del Prof. Allegretti sul voto responsabile, le ho fatte mie e ho rivestito con un impeccabile ragionamento politico, che tuttora mi convince, la mia dichiarazione di voto.
Ora, però, tutte quelle contraddizioni sono esplose e sono di nuovo qui insieme alla profonda crisi d’identità di quella che Andrea ha chiamato in un precedente post la parte più progressista e democratica della società sarda. Crisi d’identità che è anche la mia.
15 Marcello
18 Febbraio 2009 - 00:14
Al Signo Marini.
Non la conosco. Mi spieghi cosa vuol dire “il popolo sardo è ai piedi di un piduista mafioso accertato e colluso”. Mi spiega cosa vuol dire? darebbe una mano ai magistrati ad acchiappare questo masson/mafioso/puduista/ecc? Ancora lei, prosegue “Gli affaristi massoni al Governo, la Restaurazione nel centro-sinistra. Perché in tanti ora ridono beatamente a destra (specie i costruttori vili e senza scrupoli, come solo chi pensa esclusivamente al profitto può essere)….”: cosa vuol dire. Faccia nomi, non di massoni (rischierebbe di nominare tanti che hanno militato nelle liste del centrosinisitra, che hanno governato questi ultimi 4 anni) ma di coloro che sono pronti con il badile e la cazzuola a cementificare l’intera isola, come qualcuno qualche hnno fa cementificò Sa Illetta.
Non ha paura dei luoghi comuni? Mi picerebbero sue delucidazioni. E’ il mio primo commento in questo sito, sono stato un allievo del prof Pubusa, non condivido le sue idee ma ho condiviso grandemente il suo impegno rivolto non a distruggere (il povero Soru e tutti i suoi Farisei) ma a informare i Sardi (non siamo pecorelle del padrone e ne giardinieri di Arcore): oggi ci sentiamo un pò, se non più liberi, almeno un pò meno oppressi…
16 Massimo Marini
18 Febbraio 2009 - 12:53
Non so se Silvio Berlusconi sia massone. Certamente è un piduista e un mafioso (o comunque si è accompagnato a, si accompagna a, ha fatto la sua fortuna grazie a, etc etc). Questo non lo invento io, è sufficiente documentarsi con un minimo di onestà intellettuale. Che l’affarismo di stampo massone abbia inquinato anche la sinistra, non v’è dubbio (la massoneria non è il male assoluto in sè, lo diventa quando funzionale al potere economico e sociale). Ciò non cambia la sostanza. L’immagine de “il popolo sardo ai suoi piedi” è ovviamente forte, non totalmente vera, ma nemmeno totalmente falsa. Che il partito dei costruttori (specie cagliaritani e galluresi) abbia spinto e sperato che venissero eliminati tutti i “lacci e i lacciuoli” legislativi imposti dal PPR per poter riprendere a speculare come in passato, mi pare talmente elementare da non necessitare di ulteriori e noiose disamine. Di certo (facciamo probabile, che è meglio) c’è che nessun nuovo imprenditore attualmente in crisi si avvantaggerà da questa situazione, nessun nuovo progettista. Sarà la solita lobby a spartirsi la torta e l’unica ricaduta in certa misura positiva sarà data dall’occupazione della manovalanza che inevitabilmente aumenterà. Anche se, e non vorrei passare da ingenuo a tal proposito, è ovvio che non è una cosa così automatica riprendere a “costruire”. Le Leggi e gli accordi non sono carta straccia. Ci vorrà del tempo perché si trovi la nuova direzione normatrice in merito. Speriamo in un rigurgito di orgoglio del Psd’Az, affinché difenda un minimo se non altro dalla speculezione più selvaggia. Chiede nomi? Quelli della massoneria sono pubblici (con relativi mestieri), quelli della P2 pure, quello di Silvio Berlusconi l’ho fatto… quali altri nomi le servono? Saluti.
17 frency
20 Febbraio 2009 - 11:46
sono esterrefatta dalle dichiarazioni di questo articolo. Posso ancora capire che alcune persone non possano essere d’accordo con le politiche di Soru, ma da qui a definire i volontari un gruppo di ultras spediti per quattro soldi a volantinare senza passione e senza intelligenza mi sembra veramente troppo… Credo a questo punto che sia lei quello senza intelligenza che non ha ancora capito che il PD è sprofondato negli abissi grazie alle malefatte dei ridicoli baroni che non vogliono lasciare la poltrona… inoltre vorrei ricordare a qualcuno che: “Il volontariato è un’attività libera e gratuita svolta per ragioni di solidarietà e di giustizia sociale”. Ma vai e fallo capire a chi il cervello lo usa solo per scrivere articoli su commissione…
18 Ivo Murgia
3 Marzo 2009 - 11:07
complimenti per l’analisi puntuale, dura nella sua verità ma indispensabile per chiarire certi passaggi.
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