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Lo sciopero indetto da Fiom e Fp-Cgil è la vera grande risposta alla politica antipopolare e anticostituzionale del governo. Forte la presenza: in 700 mila sono accorsi alla manifestazione in piazza San Giovanni a Roma. Il leader della Cgil Guglielmo Epifani ha ribadito che “la lotta continuerà”.
“Sono convinto - ha detto Epifani - che sciopero dopo sciopero riusciremo a far cambiare la politica economica al governo”. Astiosa la risposta del cavaliere. “Noi siamo il governo che fa la politica dei fatti, la sinistra porta la gente in piazza e non riesce a riempirle quelle piazze, mentre noi governiamo”. Stizzito per l’alta partecipazione anche Brunetta: “Non resta quindi che prendere atto dell’ulteriore crescita del ‘coefficiente Veltronì per il calcolo delle presenze alle manifestazioni: mesi or sono era 10, adesso è salito addirittura a 14″. è quanto afferma invece in una nota il portavoce del ministro della Funzione pubblica, Vittorio Pezzuto. Ma la Cgil continua la mobilitazione. In calendario ha altre iniziative: il 5 marzo la protesta dei pensionati, lo sciopero della scuola previsto nello stesso mese, la manifestazione nazionale del 4 aprile al Circo Massimo.
“Così intendiamo dire al governo - ha sottolineato Epifani - che vogliamo diritti, lavoro e giustizia sociale”. E “difenderemo anche la Costituzione - ha aggiunto - perché l’articolo 1 ha un valore fondante per la nostra Repubblica e cittadinanza”. Epifani ha anche commentato l’intesa raggiunta in nottata tra esecutivo e regioni sugli ammortizzatori sociali. L’accordo “sia subito esigibile - ha osservato il numero uno di corso Italia - Il Consiglio dei ministri approvi subito il decreto perché il fattore tempo è decisivo come abbiamo sempre detto: fare bene da subito, non tardi e male”. E ha lanciato al governo una nuova proposta per fronteggiare “una crisi che falcidia i salari”: per due anni aumentare la tassazione sui redditi superiori ai 150 mila euro, utilizzando quel miliardo e mezzo per i redditi più bassi.
Anche i leader di Fiom e Fp-Cgil sono intervenuti dal palco di San Giovanni a Roma, criticando nuovamente l’accordo sulla riforma del modello contrattuale siglato da imprese, Cisl, Uil e Ugl ma rigettato dalla Cgil. “Senza un referendum - ha dichiarato il segretario generale della Fiom Gianni Rinaldini - l’accordo sui contratti è un’usurpazione” e quindi “non rispetteremo quelle regole”. O meglio “noi siamo disponibili a firmare - ha continuato Rinaldini - solo se voi (Cisl e Uil) siete disponibili ad andare nelle assemblee a discutere e sottoporre al voto delle lavoratrici e dei lavoratori l’accordo”. Questo perché “la legittimazione agli accordi la danno i lavoratori e le lavoratrici - ha chiarito il leader della Fiom - e noi non siamo disposti ad accettare un’usurpazione”. Quanto alla crisi in atto “diventerà dal punto di vista sociale più pesante nei prossimi mesi, una vera e propria emergenza nazionale, una situazione che aumenterà tensione ed esasperazione”. Per questo motivo, ha concluso Rinaldini, bisogna “partire da un intervento che costruisca una rete di protezione sociale, estendendo gli ammortizzatori a tutti e conservando il posto di lavoro”.
Il numero uno della Fp-Cgil Carlo Podda si è invece rivolto direttamente al ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta: “Signor ministro venga in piazza, così capira’ la dignità dei lavoratori e il perché abbiamo bocciato il suo contratto”. Ma Podda ha anche criticato apertamente Cisl e Uil per le loro posizioni: “Vi sembriamo davvero isolati? - ha chiesto - Dico ai due sindacati che provino ad ascoltare le nostre ragioni” anche perché “una vecchia regola dice ‘dividere per comandarè, invece uniti ci si difende meglio e si vince. E noi siamo proprio qui per unire”.
Dopo l’autodistruzione dei partiti di sinistra, la Cgil è rimasta l’unica organizzazione di massa in difesa dei lavoratori ed Epifani mostra di saper tenere la barra dritta. Non è la prima volta che la Fiom e la Cgil segna, con la sua mobilitazione, la ripresa del movimento. E’ avvenuto con Cofferati, a metà marzo del 2002, nella lotta per difendere l’art. 18. Ma anche allora la scintilla partì dalla Fiom che, a metà novembre 2001, mentre si celebrava un tiepido Congresso dei DS a Pesaro, aveva indetto una grande mobilitazione nazionale con una combattiva manifestazione conclusiva a Roma. Fu la ripresa dell’opposizione a Berlusconi che nel maggio di quell’anno aveva vinto le elezioni. Il resto lo fece l’estesa mobilitazione per la pace, contro l’invasione dell’Irak all’inizio del 2003. L’anno dopo Prodi scalza il Cavaliere da Palazzo Chigi.
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