A.P.
Può il legislatore dire che l’arancia è bianca? E quale cogenza avrebbe una norma siffatta? Voi direte che si tratta di una legge priva di effetti pratici, poiché l’arancia non è bianca. L’esempio solleva un delicato problema. Il legislatore può tutto? O anch’esso ha dei limiti intrinseci? E’ un problema molto serio e viene sollevato per segnalare che l’autorità anche la più alta non può tutto, ma incontra dei limiti non soltanto nelle Costituzioni, ma anche nella logica e nella ragionevolezza. E’ un argine contro l’arbitrio a garanzia della libertà.
Voi direte che l’esempio proposto è un classico caso di scuola. E se la legge dicesse che tutti dobbiamo essere alimentati e idratati col sondino in caso di stato vegetativo? Anche coloro che hanno manifestato l’intendimento contrario? Voi obietterete ch’essa per quanto ingiusta sarebbe pienamente precettiva. Eppure, se voi riflettete, questo caso non è diverso dal quello del colore dell’arancia, perché presuppone un’inesistente realtà sociale omogenea, in cui tutti la pensano allo stesso modo. Pone lo stesso problema: può la legge, in un ordinamento democratico, imporre una visione etica o religiosa ad esclusione di tutte le altre? Ad un democratico viene spontaneo dir di no, perché è insita nella democrazia la facoltà per i cittadini di poter aderire a diversi credi religiosi o non aderire ad alcuno, la facoltà di professare il proprio ateismo o d’essere comunque laici benché credenti. In fondo è stato Cristo il primo laico. Ricordate: “dai a Cesare…? Bene. Quanto si và dicendo mostra a quale involuzione autoritaria sia soggetta la destra italiana, che, sotto il giogo dell’autorità vaticana, vuole imporre anche nelle delicate questioni della vita e della morte una sola delle visioni in campo, quella delle gerachie d’oltretevere. Certo, si tratta di leggi costituzionalmente illegittime e la Corte costituzionale rimetterà le cose a posto. Ma è necessario dividere così trasversalmente il Paese? E’ agevole convenire che si tratta di una questione che pone problemi delicati nella individuazione dei presupposti, dei protocolli, ma non dovrebbe porne quanto alla libertà di scelta di ciascuno. Il fulcro delle Costituzioni democratiche del resto è individuabile nell’idea di “mitezza”, ossia, quando vi sono interessi confliggenti, trova applicazione il criterio di compatibilità anziché quello di prevalenza. Si considerano compatibili interessi e modi di pensare diversi, bilanciandoli, anziché imporne alcuni su tutti gli altri.
Problemi delicati pone anche la legge sulle intercettazioni telefoniche perché in essa vengono in considerazoni due principi e due diritti, quello dello Stato a scoprire e perseguire i crimini e quello dei cittadini alla riservatezza. Ci troviamo, insomma, di fronte a quei dilemmi frequenti negli ordinamenti democratici che pongono delicati problemi di bilanciamento. Accordare assoluta prevalenza alle esigenze istruttorie può indubbiamente pregiudicare il diritto alla riservatezza, ma tutelare quest’ultimo oltre misura può condurre a una disciplina salvacriminali. Ed allora, che fare? Certamente, porre come presupposto delle intercettazioni l’esistenza di un grave indizio di colpevolezza forse è troppo, così come ha poco senso la fissazione di limiti temporali troppo stretti. Tuttavia, non si può ricorrere alle intercettazioni senza limiti, perché se no diventiamo un popolo di intercettati. E questo è inammissibile. Si tenga conto che fra poco saremmo anche intercettabili per immagine dall’alto…se non scaviamo cunicoli per recarci da un luogo all’altro!
Ora è fuor di dubbio che l’enorme numero delle intercettazioni in Italia segnala che siamo in presenza di un eccesso. Altro problema è quello della libertà di stampa nel pubblicare il contenuto delle intercettazioni, che non può essere limitato, dovendo le restrizioni anche alla divulgazione, essere imposte a monte. Come si vede, bisogna dunque apprestarsi a disciplinare queste materie con rigore e ragionevolezza. Ma forse è speranza vana. Anche qui gioca il conflitto d’interessi di molti deputati, non a caso indagati, rinviati a giudizio o addirittura condannati, a partire dai vertici dello Stato, i quali, non a caso, si sono resi immuni col lodo Alfano. E gioca, però, anche una sottovalutazione, da parte delle forze di centrosinistra, della tutela della riservatezza.
La società moderna pone questioni molto delicate che investono in modo nuovo i diritti e le libertà e se non si è all’altezza, se non si è capaci di compromessi alti, come fu quello costituzionale del 1946/47, si rischia d’introdurre nuove sudditanze, nuovi coni d’ombra, nuovi autoritarsimi non meno odiosi di quelli del passato. Insomma, esiste una questione impellente, la difesa della Costituzione, ma ne esiste un’altra, non meno urgente, di vivificarla con l’adeguamento delle leggi alle nuove frontiere delle libertà.
1 commento
1 Giacomo Meloni /CSS
13 Febbraio 2009 - 12:31
Sono molto d’accordo sulle considerazioni di A.P,sui tre temi fondamentali che sono all’ordine del giorno della discussione del Parlamento e dell’opinione pubblica,Ho timore,però,che la classe politica attuale non sia all’altezza di proporre soluzioni alte che rispettino la libertà di tutti.Troppi conflitti di interesse si agitano intorno ai grandi temi citati.
E’ mia convinzione che nel testamento biologico l’unico vincolo richiesto dalla Legge debba essere quello della volontà certa e manifesta di chi lo sottoscrive.Altri vincoli ne negherebbero la validità.
Siamo alla vigilia di un voto importante per la nostra Sargegna.L’auspicio è che prevalga la scelta di uomini e donne eletti capaci , onesti e liberi.
La disgraza più grande sarebbe avere un Consiglio fatto ad immagine del “Presidente “chiunque esso sia.Purtroppo il premio di maggioranza,previsto dalla Legge elettorale previsto per assicurare la governabilità,può provocare sudditanza e appiattimento.La sovranità di un Parlamento è affidato alle regole scritte della Costituzione e dello Statuto e all’agire degli eletti che debbono rispondere alla loro coscienza e al mandato popolare.Viva la Sardegna libera e sovrana.
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