L’assurda guerra di Martello

18 Settembre 2017
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Giuliana Sgrena Il Manifesto 17.9.2017

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Leggo con sgomento le dichiarazioni allucinanti del sindaco Totò Martello sulla situazione a Lampedusa. «I bar sono pieni di tunisini che si ubriacano e molestano le donne. Ricevo decine di messaggi di turisti impauriti, gli albergatori, i commercianti e i ristoratori subiscono quotidianamente, non ce la fanno più».
Sono appena tornata dall’isola, dove trascorro ogni anno le mie vacanze. Rispetto al passato l’unica novità è l’aumento dei turisti, molti dei quali sono affezionati all’isola e ci tornano ogni anno. Per qualcuno i turisti sono persino troppi e non sempre rispettosi dell’ambiente.
Ma Martello parla d’altro. Non escludo che possa esserci stato qualche caso di furto (come ovunque), ma dove sono i tunisini che si ubriacano nei bar e molestano le donne? I turisti che si lamentano, gli albergatori, che non hanno mai fatto tanti soldi come quest’anno, i negozianti…. Invece io ho visto più africani neri che tunisini, giovani che lavorano nei bar, come camerieri e non ubriachi.
Forse io sono stata su un’altra isola o Totò Martello è stato convertito da Salvini, ma francamente trovo una descrizione indegna quella che fa della sua isola e se vuole attenzione da parte delle istituzioni, non mi sembra questa la strada giusta. Se l’obiettivo è ottenere soldi, senza l’hot spot che vuole chiudere, ne arriveranno anche meno. E i turisti di fronte a queste descrizioni allarmanti saranno tenuti lontani da Lampedusa, nuocendo all’economia dell’isola. Un disastro.
I lampedusani rimpiangeranno la sindaca Giusi Nicolini che con la sua umanità aveva posto l’isola al centro dell’attenzione mondiale.
Chi va a Lampedusa non si è mai scandalizzato per la presenza di migranti, nemmeno nei periodi in cui sbarcavano direttamente sulla spiaggia dell’isola dei conigli e il centro di prima accoglienza era stracolmo fino all’inverosimile.
Così come la solidarietà manifestata dagli abitanti difficilmente si riscontra in altre parti d’Italia. Mi ricordo il racconto di due pescatori che il 3 ottobre del 2013, quando centinaia di migranti morirono in mare (366 i corpi ritrovati), erano riusciti a salvare una ragazza eritrea. Tra tanti corpi ormai privi di vita avevano visto alzarsi una mano, era la sua, e loro l’avevano salvata e volevano tenerla a Lampedusa, ma la burocrazia l’aveva impedito.
Uno di loro è poi riuscito ad avere in affido un ragazzo senegalese. Questa è umanità.
Questa è la ricchezza di Lampedusa che il sindaco invece vuole buttare a mare.

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