Andrea Pubusa
Clara Murtas ha fatto un mezzo miracolo, è riuscita a dare a Gramsci quella umanità che gli è propria. Di più: come si legge nella presentazione, “Essere Gramsci” è l’umanità intera con la sua storia drammatica, tra natura e cultura, volontà di dominio e passiva accettazione. Non sempre è così. Nel film “Nel mondo grande e terribile” emerge la testa, ma non il cuore di Nino. Troppo cervellotico e troppo statico, anche se è sempre un opera importante. Per Clara, seguendo la lezione di Baratta, “la vicenda umana e il pensiero di Gramsci ancora oggi ci può aiutare a capire il mondo e a trovare una possibilità di cambiamento. Ci mostra come - non solo e non tanto la pura razionalità , ma “con l’amore per la lotta si possa trasformare in una passione creativa molto più forte e potente di qualsiasi genere di guerra. Una passione in grado di cambiare nel tempo la coscienza dell’umanità”.
Questa è la chiave di lettura che consente agli attori, la stessa Clara e Corrado Giannetti, di rappresentare anche l’allegria di Nino e di Giulia nei momenti felici del loro amore a Mosca. Ne ha scritto Noemi Ghetti, “La cartolina di Gramsci. A Mosca tra politica e amori, 1922-1924 (Donzelli, Roma 2016). E ce ne ha riferito Tonino Dessì, con l’abituale acutezza, in questo blog. E’ un periodo intenso, ancorché breve di permanenza di Antonio Gramsci a Mosca, tra il 2 giugno 1922 e il novembre 1923, con un’estensione al soggiorno viennese dal dicembre 1923 fino al rientro a Roma nel maggio 1924 e fino all’arresto, l’8 dicembre 1926. E’ il periodo nel quale Gramsci “viene in contatto fisico diretto col crogiuolo incandescente di eventi europei che segneranno la storia mondiale del XX secolo”. Fa parte della delegazione del PCd’I guidata da Amedeo Bordiga, giunta nella capitale sovietica per partecipare ai lavori del Comitato Esecutivo allargato dell’Internazionale Comunista. Ma è anche il periodo in cui - come osserva Tonino - il giovane Gramsci “ha modo, in un ambiente molto diverso da quello sardo e italiano, di intrecciare due delle pulsioni più intense che possono marcare quel preciso periodo della propria maturazione individuale, l’amore e la rivoluzione, e di conoscere più profondamente sé stesso attraverso le relazioni sentimentali”.
Clara Murtas, con spiccata sensibilità femminile, coglie anche questo momento, anche se poi - immancabilmente - la vicenda s’intristisce e riacqusisce l’usuale e ovvia drammaticità. Un pregio della regia di Clara Murtas e della recitazione dei due attori è che questo aspetto non diventa assorbente. C’è un piccolo spazio anche per il Gramsci cagliaritano, che studia al Dettori e inizia la sua prima attività politica e giornalistica, di cui ci ha parlato con intelligenza Francesco Cocco. Clara raccoglie anche queste suggestioni, benché abbia prevalentemente lavorato sui testi di Antonio Gramsci e Tania Schucht, ispirandosi al commento da Giorgio Baratta. Come in un puzzle, ricercando, ricomponendo e rimontando tanti frammenti, Clara Murtas continua il percorso cominciato con Baratta, ma, rielaborandolo in versione drammaturgica, aggiunge nuovi elementi della biografia gramsciana, e sopratutto mette al centro l’umanita di Nino. E questo è forse il suo merito maggiore, che si traduce anche in una recitazione intensa, ma leggera, sciolta. Per il pubblico un racconto avvolgente sull’uomo-Gramsci, che è anche un grande intellettuale e un gigante del pensiero. E forse è questa la chiave su cui lavorare in futuro. Gramsci è grande e profondo, ma è anzitutto Nino. A Clara il merito di avere fatto da apripista.
4 commenti
1 Oggi sabato 16 settembre 2017 | Aladin Pensiero
16 Settembre 2017 - 10:22
[…] Essere Gramsci, ma anche Nino 16 Settembre 2017 di Andrea Pubusa su Democraziaoggi. Clara Murtas ha fatto un mezzo miracolo, è riuscita a dare a Gramsci quella umanità che gli è […]
2 Oggi domenica 17 settembre 2017 | Aladin Pensiero
16 Settembre 2017 - 10:25
[…] Essere Gramsci, ma anche Nino 16 Settembre 2017 di Andrea Pubusa su Democraziaoggi. Clara Murtas ha fatto un mezzo miracolo, è riuscita a dare a Gramsci quella umanità che gli è […]
3 Noemi Ghetti
17 Settembre 2017 - 09:27
Grazie Andrea Pubusa per avermi consentito di leggere di uno spettacolo che purtroppo non ho potuto vedere. E grazie per aver ricordato il mio lavoro, che Antonio Dessì ha recensito su questa testata (recensione ripresa dal sito italo-francese Altritaliani) e poi presentato con me a Ghilarza il 28 marzo scorso.
Ai generosi amici sardi, nella speranza che lo spettacolo arrivi a Roma, un cordiale saluto.
4 Clara Murtas
18 Settembre 2017 - 08:27
Carissimo Andrea,
grazie per la bella recensione, sono felice che tu abbia colto il senso del mio lavoro e lo abbia così puntualmente e riccamente illustrato. Ne sono lieta anche per tutta la squadra che ha lavorato sodo con me, (Simone Murtas,video, Gustavo Gini musiche, Sabrina Cuccu, Scene, Marco Veloce, luci e direzione tecnica, Manuel Carreras, suono) ma soprattutto spero che questi pensieri di Nino e di Tania ci ispirino quella fraternità e quella com-passione che credo sia l’unico motore in grado di trasformare noi stessi e il mondo. Ho letto il commento di Noemi Ghetti che spero di conoscere presto e che ringrazio per il suo prezioso lavoro. Clara Murtas
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