Andrea Pubusa
Se non ci fosse la tragedia delle morti, che tormenta le coscienze, verrebbe da dire: che noia! Dopo ogni disastro, spesso lacrime di coccodrillo. sempre le stesse cose. I fiumi deviati, che riprendono il proprio alveo, le case costruite nei dirupi o su terreni instabili, gli immobili abusivi e via ripetendo. E d’altronde, quando un sindaco fa sul serio, ossia fa rispettare la legge, ecco che la sua stessa maggioranza lo sfiducia. Come è accaduto ad Angelo Cambiano, il sindaco anti-abusivi di Licata (Ag) che, per di più. poveretto, vive scortato perché minacciato più volte, e, ancora peggio, si è visto incendiare due case di famiglia. sembra di rivedere il film “L’ora legale” di Picone e Ficarra, ma stavolta non è fiction. D’altronde, se si dovesse demolire tutto il costruito abusivo non si saprebbe dove mettere le macerie.
E allora? Non c’è nulla da fare? Beh, da fare ce n’è. Intanto far rispettare la legge per il futuro, col rischio di un raplay della vicenda di Licata. Poi, realisticamente, demolire le costruzioni più impattanti e speculative. Terzo, creare un sistema di allerte e di avvisi funzionante, con indicazioni precise per addetti e per i cittadini. Ciò che si deve e si può fare è evitare i morti, tutelare i cittadini.
Si è da poco concluso il processo per l’alluvione di Capoterra del 22 ottobre 2008 con l’assoluzione di tutti con formula piena, perché il fatto non sussiste. Ed è bene che sia finita così. E sapete perché? Perché le indagini hanno preso una direzione sbagliata. Ma non poteva essere diversamente, dato lo svolgimento delle indagini. Era un’assoluzione annunciata. Se responsabilità c’erano queste non erano certo di Giovanni Calvisi, presidente della cooperativa Poggio dei Pini, Antonio Deplano e Sergio Virgilio Cocciu, rispettivamente direttore e funzionario del Genio Civile per il crollo di un ponte. In realtà, la responsabilità (non sta a me dire se di rilievo penale) era dello stesso Corpo forestale, che tuttavia è quello che ha condotto le indagini per conto della Procura. E tutto ha fatto fuorché indagare sull’operato del Corpo.
Qualche giorno dopo il disastro, ho parlato con un ex assessore regionale all’ambiente che mi spiegava il meccanismo delle allerte e mi diceva che nel caso di Capoterra una corretta applicazione dei protocolli avrebbe senz’altro scongiurato le morti per la semplice ragione che in quel caso (allerta massima) i forestali (nella zona di Capoterra ce n’è molti) avrebbero dovuto dislocarsi nel territorio e impedire alle persone di uscire di casa o comunque dal paese. Una misura semplice da attuare. Invece, niente di tutto questo è accaduto. Forse qui c’era da capire e da approfondire il perché dell’omissione. Ma, ripeto, è vano sperare che questi approfondimenti vengano fatti dagli agenti dello stesso Corpo forestale regionale, che oggi, anziché essere un corpo al servizio del territorio, sono il braccio investigativo e operativo delle Procure sarde. E sia detto, per inciso, contra legem e contro il buon senso: coi fondi regionali finanziamo una funzione statale.
Tornando ai fatti di questi giorni, poiché pensare di rimettere i fiumi dove erano, abbattere le case costruite nei vecchi alvei o in aree instabili è irrealistico, si lavori bene sulle allerte e sulla educazione preventiva. Bisogna che ognuno faccia rigorosamente il proprio dovere, a partire dai forestali. Ma se il Corpo forestale statale è stato accorpato ai Carabinieri e non esiste più e quelli regionali addetti alle Procure o alloggiati negli uffici anziché dislocati sul territorio, che speranza abbiamo? Forse, bisogna iniziare da qui: rimettere ognuno al proprio posto, ridare ad ogni corpo la propria funzione, combattere gli imboscamenti ex lege e di fatto. Sembra poco, ma è già molto, almeno per salvare le vite umane. Che poi, alla fin fine, è la cosa più importante.
2 commenti
1 Giovedì 14 settembre 2017 | Aladin Pensiero
14 Settembre 2017 - 09:11
[…] Alluvioni, le solite litanie…Almeno evitiamo i morti 14 Settembre 2017 Andrea Pubusa su Democraziaoggi. Se non ci fosse la tragedia delle morti, che tormenta le coscienze, verrebbe da dire: che noia! […]
2 Marco
14 Settembre 2017 - 16:09
Finalmente dopo tanti anni leggo un ragionamento serio e concreto (quindi difficilmente applicabile) sul problema delle alluvioni.
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