Sicilia, scende in campo la «nazionale democristiana». Fava non ci sta

9 Settembre 2017
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 Matteo Renzi, Leoluca Orlando, Angelino Alfano, Pier Casini, Giampiero D’Alia, Bruno Tabacci e Totò Cardinale. È quel che resta del «modello Palermo» dopo l’addio delle varie anime della sinistra alla grande ammucchiata che ha rieletto Orlando sindaco di Palermo.
È né più né meno che una grande reunion di ex Dc della prima repubblica sparsi sotto diverse sigle; una sorta di «nazionale democristiana», messa in campo da Leoluca Orlando, il sindaco delle venti e passa primavere mai realmente fiorite a Palermo, per le elezioni regionali siciliane di novembre, e perfezionata dal Nazareno con il patto Renzi-Alfano in vista delle prossime politiche nazionali.
Ma è anche la versione in salsa sicula dello sciagurato «modello Roma», praticato un anno e mezzo fa dal Partito democratico nella Capitale con l’estromissione di Ignazio Marino dal Campidoglio per mano notarile. Obiettivo: sostituire a tavolino Rosario Crocetta, che resta comunque in corsa dopo aver chiesto inascoltato le primarie per la scelta del candidato governatore del centro sinistra, con il rettore dell’università di Palermo Fabrizio Micari, un «signor nessuno» oltre Monte Pellegrino, scovato dallo stesso Orlando per guidare il centro ormai senza sinistra nella competizione regionale.
La redazione del programma, sempre su mandato di Orlando, è stata affidata a Vittorino La Placa (detto Rino), ex consigliere comunale Dc a Palermo negli anni ’80, ex deputato regionale Dc negli anni ’90, e attualmente presidente dell’Associazione degli ex deputati dell’Assemblea siciliana.
Insomma, un pentapartito monocolore dagli esiti imprevedibili. Ma in questo inedito scenario, cosa resta dei big del Pd siciliano di estrazione non democristiana, che detestano Orlando nella stessa misura in cui il sempre sindaco detesta il Pd? Relegati al ruolo di gregari, sperano nel miracolo di Santa Rosalia per poter poi sperare, in Sicilia o a Roma, di ottenere un posto di lavoro sotto le «stelle» scudocrociate.

 

Ecco ora la dichiarazione di Claudio Fava a Huffington Post

Claudio Fava non ascolta Giuliano Pisapia e tira dritto in Sicilia: “Non si possono fare certe alleanze”
Claudio Fava sarà il candidato della sinistra unita in Sicilia. È quanto si legge in una nota congiunta firmata proprio dal vicepresidente dell’Antimafia con l’editore Ottavio Navarra, che era stato indicato come candidato da Prc e altri partiti di sinistra prima dell’avvio del dialogo con Mdp e Sinistra italiana, che si sono giù espressi a favore di Fava. Il 10 settembre è in programma un’assemblea regionale per il programma e l’ufficializzazione di Fava.

“Siamo convinti che la sfida messa in campo è inedita per la Sicilia e per il nostro Paese - dicono Fava e Navarra - L’assemblea del 10 sancirà l’atto di nascita di una sfida politica che non si esaurirà con il voto del 5 novembre. Per questo chiamiamo a raccolta le esperienze migliori della società siciliana. È il tempo di un cambiamento necessario ed utile. Vogliamo mettere a disposizione - proseguono Fava e Navarra - dei siciliani e di tutte le forze che sostengono questo progetto le nostre competenze e la nostra passione”.
Sul piano programmatico è stato ribadito un impegno sul tema dei beni comuni e sulla necessità “di una oculata gestione ponendo fine ai processi di privatizzazione, la necessità di una azione contro le povertà in Sicilia, l’opportunità di offrire risposte al diritto allo studio”.
“Nella sostanza - si legge nella nota congiunta - si raccolgono oggi i frutti avvelenati causati dalla coalizione che sostiene Crocetta, in continuità con i governi Lombardo e Cuffaro. La crisi di funzionamento e di credibilità dell’Ars, con la costante delegittimazione del ruolo storico dell’autonomia siciliana, sono da addebitare alla responsabilità di un ceto politico trasformista, dedito alla sua autoconservazione e a garantire esclusivamente clientele ed affari. Nella stessa direzione vanno privatizzazioni, sperpero e perdita delle risorse comunitarie, rapina delle ricchezze naturali, devastazioni ambientali, degrado dell’assetto idrogeologico dei territori, incuria e abbandono del patrimonio boschivo, storico e paesaggistico, negazione dei diritti costituzionali, della salute come del sapere e dell’assistenza ai soggetti svantaggiati”.
Per Fava e Navarra “di questo contesto il Pd è oggi il principale responsabile” e “da questa consapevolezza, nasce la volontà di costruire una alternativa al Pd e ai poli politici esistenti e alla rete di potere da essi rappresentati”.

Fava: “Accetto la candidatura”. “Non ho cercato io questa candidatura. Non mi sono proposto. Me l’hanno chiesto sulla soglia di un bivio. Accettare di essere gli inutili Ascari nella coalizione con Alfano; oppure andare da soli, provando a cercare un voto largo, vasto, libero e d’opinione: tutto, tranne che di testimonianza. Avrei potuto rifiutare, per molte buone ragioni di convenienza personale e politica. Per evitare gli sfottò, i risentimenti, le analisi del sangue, le preoccupazioni. E invece non mi tiro indietro”. Lo scrive su Facebook, Claudio Fava, candidato alla presidenza della Regione siciliana con i partiti della sinistra.
Scrive Fava: “Ho messo nel conto tutto. Lo sfottò, prevedibile, sulla mia residenza (cambiata!). Il risentimento - così, a prescindere - di qualche vecchio compagno malmostoso. L’analisi del sangue di quelli per cui Fava ‘non è abbastanza’ oppure “è troppo”. La preoccupazione (questa sì, autentica) di chi mi vuol bene e sente in questa campagna elettorale molte fatiche, molte insidie, molta asprezza. Ho messo nel conto tutto: tranne la rassegnazione”.
“L’idea cioè che questa Sicilia debba rimanere sempre e solo luogo smarrito, colonia svenduta, terra di risulta. E che non meriti nemmeno una disobbedienza, un gesto di coerenza, l’azzardo di una sfida”, aggiunge.
E ancora: “Da quando ho cominciato a fare politica a fianco di Leoluca Orlando (è lui che ai tempi della Rete m’insegnò il primato della coerenza, qualunque fosse il prezzo da pagare) ho sempre saputo che questa è una terra appassionata e ingrata”.
“Verrebbe voglia di dire basta, vero? Arare, seminare: per chi? Per cosa? Leggo perfino un florilegio di post dove anche la vita e la morte di Giuseppe Fava - prosegue - diventano gioco di parole oscene, il ricamo di miserabili calunnie perché tutto è lecito quando c’è da sputare sul candidato”.
“Ripeto la domanda: che si fa, allora? Tutti con Alfano? Facciamo i puri e gli incazzati e ce ne restiamo felicemente al balcone di casa? Aspettiamo che qualcuno faccia un passo avanti e subito gli spariamo sui piedi? Oppure pensiamo solo a ciò che ci conviene? Ai costi e ai profitti? A non scontentare nessuno? Ecco come stanno le cose: a me non conviene candidarmi ma lo faccio lo stesso”. “Non per fare la guardia alla bandiera - sostiene - ma per andare a cercare anime libere oltre l’ombra di ogni bandiera. E lo farò assieme a Ottavio Navarra, un antico amico e compagno di cento battaglie”.

 

1 commento

  • 1 Sabato 9 settembre 2017 | Aladin Pensiero
    9 Settembre 2017 - 09:32

    […] Sicilia, scende in campo la «nazionale democristiana». Fava non ci sta 9 Settembre 2017 Su La Repubblica, ripreso da Democraziaoggi. […]

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