Legge elettorale regionale: per noi il modello Sicilia?

7 Settembre 2017
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Pierluigi Marotto

L’Assemblea regionale siciliana - a partire dalle prossime elezioni del 5 novembre - passerà da 90 a 70 deputati, tra di loro anche il presidente della Regione eletto direttamente dai votanti. Dei 70 parlamentari regionali, saranno 62 (finora erano 80) i deputati che andranno all’Ars con il sistema proporzionale, mentre nel cosiddetto “listino del presidente” ci sarà posto per sette nomi, tutti eletti in caso di vittoria del candidato governatore. L’ultimo seggio sarà assegnato di diritto al candidato presidente secondo classificato. Per quanto riguarda l’attribuzione dei seggi su base provinciale, Palermo eleggerà 16 deputati (finora erano 20), Catania ne avrà 13 (al posto degli attuali 17), a Messina 8 (erano 11), ad Agrigento 6 (prima erano 7), a Siracusa e a Trapani 5 (Trapani ne aveva 7 mentre Siracusa ne aveva 6), a Ragusa spettano 4 seggi (ne aveva 5), a Caltanissetta 3 seggi (ne aveva 4) e a Enna 2 seggi (ne aveva 3). I seggi verranno assegnati con il metodo proporzionale e l’attribuzione dei più alti resti (con recupero sempre a livello provinciale) alle liste che abbiano superato lo sbarramento del 5% a livello regionale.
Questa, in sintesi, la disciplina contenuta nella nuova legge elettorale siciliana. E’ un modello utile per la riflessione e il dibattito in corso da noi, in Sardegna.
Per alimentare la discussione, sottolineo alcuni elementi, da tenere in debito conto:
- la Sicilia riduce i parlamentari regionali da 90 a 70  con 5 milioni di ab. e 9 provincie (1 consigliere ogni 71.000 ab.), noi abbiamo 60 consiglieri (1 ogni 27.000 ab). E’ mia convinzione che 40 (1 ogni 40.000 ab.) sia il numero corretto affinché il Comsiglio regionale sardo sia un vero Parlamento e i consiglieri rappresentino la Sardegna e non le camarille territoriali e correntizie, e, cosa importante, la Regione non diventi centralista nei confronti delle istituzioni democratiche territoriali;
- elegge direttamente il Presidente che è anche membro  effettivo dell’assemblea;
- lo sbarramento siciliano è al 5% su base regionale per partito/coalizione con sistema proporzionale per l’elezione dei consiglieri su base provinciale: mi sembra un buon compromesso
- i siciliani prevedono il listino del presidente, c’era da noi - si ricorderà - all’elezione di Soru, ma - si badi - non prevedono premi di maggioranza. Tuttavia il listino è molto ampio (7 consiglieri) così i seggi  si configurano con 1 presidente vincente+61 consiglieri +7 listino+ 1 al presidente secondo piazzato.  Con maggioranza a 36 (50+1) la quota del listino rappresenta circa 1/5 della maggioranza teorica. Questo è un elemento, a mio avviso, distorsivo, nel senso che è un premio di maggioranza camuffato che toglierebbe per quantità, la voce e la rappresentanza significativa a tutti coloro che superano la soglia, ma non arrivano secondi.
Sarebbe utile dimezzare a 3, massimo 4, gli eletti del listino  e prevedere nella distribuzione dei seggi che ai  candidati presidenti perdenti siano riservati almeno 2 seggi + 2 seggi di genere riservati in via esclusiva tra quelle in ordine di lista presenti nei rispettivi listini.
Insomma, la nuova legge siciliana è più equilibrata di quella truffaldina vigente in Sardegna. Con qualche miglioramento potrebbe costituire un modello per noi. Comunque offre interessanti spunti di riflessione per il movimento isolano che si batte per una nuova legge elettorale regionale, anche perché coniuga l’elezione diretta del presidente al sistema proporzionale nella distribuzione dei seggi, che - da noi - molti ritengono incompatibili.

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