Aldo Lobina
Il fatto Quotidiano di Lunedì ha ripreso le diverse esternazioni di Renzi, anticipazioni della sua ultima fatica letteraria, comparse in ben nove testate italiane. Secondo la tecnica del “unicuique suum tribuere” ogni giornale ha ricevuto un pezzo rignanese artatamente indirizzato, a seconda della vocazione e del pubblico dei lettori destinatari dei messaggi sapienziali.
Un politico deve farsi conoscere, deve comunicare, deve contribuire a chiarire la sua visione politica per confrontarsi con gli interlocutori, appartengano essi al suo schieramento o ad altri contrapposti. Fin qui non trovo nulla da ridire, anche se vi si possono facilmente rilevare alcuni repentini cambiamenti di rotta relativi ai rapporti con l’Europa in campo economico e non solo.
“Avanti” - così si chiama l’ultimo libro del nostro, edito da Feltrinelli - avanti si va anche quando si gira in tondo, quando ci si illude di progredire, mentre si sta tornando indietro. E’ quello che ha fatto proprio il PD, quando gli si è affidato ancora una volta, dopo il fallimento dei suoi mille giorni di governo in cui lo stesso personaggio manteneva inopinatamente il doppio incarico di presidente del Consiglio dei ministri e di segretario politico del PD.
La cattiva riforma del lavoro, quella della scuola, quella della legge elettorale ed il fallimento della riforma costituzionale, bocciata dal popolo a larghissima maggioranza, non sono bastate a farlo desistere, a costringerlo a vita privata.
L’uomo nuovo della politica italiana – una imitazione riveduta e corretta di Silvio – gira pervicacemente in tondo e crede di andare avanti . Non sono i suoi tratti di bell’imbusto egocentrico, facondo chiacchierone con buona dose di luoghi comuni, miscelati a logiche rottamatorie (degli altri) che ci piacciono poco, quello che ci dispiace di più è che l’assemblea del suo partito non abbia saputo partorire un gruppo dirigente all’altezza dei problemi epocali, permettendo al nostro di dirigere la rotta verso un destino finale di fusione di fatto con le istanze della destra italiana, possibile prossima alleata di governo. L’involuzione demagogica incombe: Salvini, Berlusconi, Grillo e non ultimo Renzi se ne contendono il primato, mentre gli schieramenti della sinistra stentano a ricomporsi in un progetto comune, divisi come sono in mille satrapie.
Ha ragione Veltroni quando dice che il PD non ha più una identità. In effetti la connotazione socialdemocratica del partito è sfumata in una indistinta proposta che è priva di una visione ideale della società e dell’ambiente e guarda in modo strabico alla realtà in continua trasformazione, senza un programma chiaro che metta l’uomo e non il mercato al centro dell’interesse della polis.
Velardi, un consigliere ascoltato di Renzi, comincia a non gradire più certe esternazioni del segretario e non dubita che per cambiare linguaggio deve cambiare la testa. Ha ragione!
Sembrano ormai lontani i tempi in cui la nostra democrazia aveva modo di affidarsi a politici che avevano maturato una visione del mondo e vi si applicavano, ancorandovi la loro attività pubblica. Moro, La Malfa, Fanfani, Berlinguer, Pertini, Saragat, Malagodi, Spadolini, Pannella avevano tutti un sogno e lo condividevano, cercando di dargli consistenza.
Ora i sogni di certi politici sono diventati i nostri incubi.
1 commento
1 Oggi mercoledì 12 luglio 2017 | Aladin Pensiero
12 Luglio 2017 - 07:36
[…] I nostri incubi? I sogni di Renzi 12 Luglio 2017 Aldo Lobina su Democraziaoggi. Il fatto Quotidiano di Lunedì ha ripreso le diverse esternazioni di Renzi, anticipazioni della […]
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