Realtà e campagne d’immagine: chi dei due coglionerà meglio i sardi?

14 Febbraio 2009
2 Commenti


Andrea Pubusa

Conoscete le campagne d’immagine delle corporation? E’ un mezzo per distrarre la masse dai problemi reali, ossia dalla vera politica aziendale. Esempi? Walt Mart, per battere la concorrenza, maltratta i suoi dipendenti con bassi salari, precariato ed altro. Per questo iniziavano a prender piede le campagne di boicottaggio. Bene. Ha assoldato una squadra di consulenti mediatici, capeggiati da Leslie Dach, che ha assistito anche Bill Clinton e Al Gore, ed ha risposto con una contro-campagna multimiliardaria diretta a dipingere l’azienda come amica dei lavoratori, attenta all’ambiente e socialmente responsabile. Kraft Foods, General Mills e Mc Donald’s sono stati investiti da una pressione popolare perché i loro prodotti sono una delle cause dell’obesità dei bambini. Risposta: una campagna pubblicitaria mirata alla promozione nei bambini di “stili di vita salutari”. Quando diversi magistrati hanno minacciato azioni legali contro MySpace della News Corp.di Murdoch, il conglomerato mediatico ha lanciato una campagna pubblicitaria multimiliardaria di sensibilizzazione nei confronti dei potenziali pericoli che la rete presenta per gli adolescenti. Anche B.P., alias British Petroleum, con una campagna pubblicitaria da 200 milioni di dollari si è accreditata come una compagnia attenta all’ambiente e con una propensione “oltre il petrolio”, verso il solare e l’eolico. Ma - a dispetto della pubblicità - continua ad essere uno dei pricipali produttori di petrolio crudo del pianeta.
Si potrebbe continuare. Guardate la pubblicità TV della auto: son tutte ecologiche e rispettose dell’ambiente! Pensate si tratti di esempi di responsabilità sociale aziendale? Ricredetevi. L’obiettivo è di captare la fiducia della gente verso il marchio, scongiurare gli interventi legislativi e mantenere sostanzialmente mano libera per incrementare i profitti. La particolarità di queste campagne mediatiche è ch’esse tendono ad accreditare un’immagine esattamente capovolta dell’azienda: per nasconderne i vizi reali, s’inventano opposte virtù immaginarie. E così chi inquina si presenta come ambientalista, chi contribuisce all’obesità si mostra paladino del mangiare salutista, chi maltratta e sfrutta i dipendenti se ne mostra attento e zelante tutore. Insomma, alle aziende del bene comune non importa un tubo; migliorano il loro brand image (immagine della ditta) al solo fine di aumentare le vendite e i profitti.
E che c’entra questo con la campagna elettorale sarda? C’entra, eccome! Lasciamo da parte Cappellacci che, anziché lavorare a crearsi un profilo autonomo, ripone le sue fortune sul mostrarsi il più fedele possibile al cavaliere. Quindi immagine deferente verso il dominus e realtà coincidono millimetricamente. Non è invece così per Soru. Vediamone il profilo reale, sulla base dell’esperienza quinquennale di governo. Che sia un autocrate è indiscutibile. Ha scientificamente agito per annullare la Giunta come organo collegiale, trasformandolo in uno staff di collaboratori sottomessi. Ha svilito il Consiglio, facendone dipendere le sorti dal suo tornaconto politico. Ha manifestato l’intento di essere insieme Presidente, come tale proteso all’interesse comune, e imprenditore guidato solo dalla ricerca del profitto. E il tutto ha trasfuso nella legge statutaria, che appunto codifica una forma di governo monocratica e legittima il conflitto d’interessi. E sapete perché su questa legge, a costo di perdere voti, non ha fatto alcuna apertura ai numerosi critici? Perché quella legge rispecchia esattamente ciò che egli è e vuole essere: padrone assoluto del governo regionale e insieme il maggior imprenditore dell’isola. Questi caratteri sono evidenti anche nella gerachizzazione e fidelizzazione dell’amministrazione regionale, nella compressione delle autonomie locali. Non si salva neppure il governo del territorio, dove tutto è stato messo sotto chiave, affinché solo il Presidente possa fare intese e derogare con ampiezza di poteri. Infiine, ha ridotto il centrosinistra ad un Progetto Sardegna più grande, dove solo lui decide e gli altri sono ridotti al rango di esecutori o di tifosi.
Certo, un’immagine di questo tipo - con l’aggravante del coinvolgimento come indagato nel caso Saatchi -  è poco accattivante, sopratutto per il popolo del centrosinistra, d’ispirazione certamente democratica. Ed allora, che fare? Una buona campagna mediatica per costruire un brand image del tutto opposto. E così diventa homo civicus, disinteressato, volto solo al bene dei sardi, sardista, autonomista convinto e, manco a dirlo, ambientalista. Ha soffocato l’autonomia dei sardi, ossia ogni loro capacità partecipativa? Non s’interessa granché dei lavoratori allo sbando nelle fabbriche che chiudono? Bene. Indossa la divisa da sardo verace: abito di vellutino, collo alto o camicia chiusa e senza cravatta alla moda dei pastori che si recano in città. Padrone assoluto del centrosinistra? liste, candidati e collaboratori selezionati con l’unico criterio della fedeltà? Bene. Adotta lo slogan: “Avanti i sardi con la schiena dritta!”. Fidelizzazione dell’ammminsitrazione e ingaggio con lauti compensi  di consulenti esterni? Slogan: risparmio nelle spese per l’amministrazione (escludendo, ovviamente, dal conteggio i compensi per le collaborazioni esterne). Nessun miglioramento del bilancio? Risposta: parità dei conti, mettendo all’attivo entrate future. Potere assoluto derogatorio sul territorio? Cortina di fumo: vincoli stretti fin nelle più sperdute campagne. Unico dominus della politica regionale? Lotta agli oligarchi e alla partitocrazia. Conflitto d’interessi manifesto? Foglia di fico del fiduciario. Indagato per fatti del proprio ufficio (caso Saatchi)? Campagna moralizzatrice contro sprechi e spese inutili.
Insomma, un brand image più o meno capovolto rispetto al suo vero volto, alla moda delle campagne propagandistiche aziendali, il mondo da cui proviene. Ora, cinque anni fà, la campagna d’immagine ha funzionato. I sardi non lo conoscevano se non per Tiscali, erano alla disperata ricerca di un leader ed erano asfissiati dai soliti noti. Ne hanno gradito la candidatura e l’hanno premiato col voto. Ma oggi che sono ben note le sue propensioni monocratiche con l’occhio sempre attento agli affari suoi, Soru riuscirà a convincere ancora i sardi? Certo, in questo il suo miglior alleato è stato Berlusconi. Gli ha opposto un competitor a cui nessuna campagna pubblicitaria può dare un brand image di uomo senza la livrea. Ed allora? Il vero avversario di Soru non è Cappellacci, è il partito dell’astensione. Finale elettorale da postdemocrazia. Sarà chi resterà a casa a decidere le elezioni. E vincerà chi riuscirà a illudere  i sardi della miglior qualità della propria immagine, al di là di ogni  progetto, che, in realtà, sono varianti della stesso disegno di potere. Insomma, vincerà chi coglionerà meglio i sardi, cosicché avrà un peso forse decisivo chi non andrà al seggio o voterà uno dei candidati minori.

2 commenti

  • 1 Elio Pillai
    14 Febbraio 2009 - 14:00

    La Quemada Sarda,di colonianismo moriremo comunque.Che interesse avranno i Sardi di essere governati da Soru-Grauso-De Benedetti-Mazzella o Beneton e &,oppure dalla cordata di imprenditori Berlusconiane?Nessuno!La vittoria di Soru sara’ un distrastro per la sinistra,soprattutto per quella sinistra Che Marcello Madau oggi sulle pagine del manifesto sardo invita a votare.Sara’ un disastro perche’ la sinistra dopo averlo votato e quando comprendera’ e prendera’ atto degl’imbroglio e della trappola i cui è caduta,sara’ troppo tardi per loro e per tutti noi..E’ una pagina gia’ letta,ricorda l’esperienza del Governo Prodi,D’altronde Soru,non è neppure Prodi ma come lui è un esponente di spicco del PD che ieri ha disertato la manifetazione della CGILe che avanti ieri Veltroni aveva costretto Epifani a sedersi al tavolo di Berlusconi sulla vicenda Alitalia…Non è lo stesso Soru che ha voluto il presidenzialismo in sardegna anticipando persino Berlusconi ?E cosa avrebbe inventato Brunetta che lui non ha gia inventato in Sardegna ancora prima di lui,di cui ama tanto vantarsi.
    Soru non appartiene a quello stesso PD che in parlamento si accingeva a votare il DDL di Berlusconi sul caso Eluana?
    C’è ancora una cosa,dopo tutte quella indicate da Andrea,lasciatemela dire:ma Soru non ha governato con 12 persone che hanno fatto parte della sua Giunta..ecco Giunta cosi’ un tempo si chiamava.Dov’erano queste 12 persone in questa campagna elettorale?Soru Ha avuto mai una volta,ieri o avanti ieri o prima ancora,all’appertura della campagna elettorale il buon senso e la correttezza che impone a un Presidente che ripresentandosi alle elezioni ringrazi a uno a uno chi l”ha sostenuto e ha lavorato con lui in questi 5 anni,anche solo per averlo sopportato?Almeno Berlusconi a Capellacci qualche volta lo autorizza a parlare.
    Nella cultura sarda ogni tanto i servi pastori nelle grandi riccorrenze,tipo i matrimoni dei loro padroni,venivano invitati:

  • 2 Sergio Ravaioli
    14 Febbraio 2009 - 17:31

    Berlusconi è diventato padrone d’Italia distruggendo la destra. Perdita sulla quale non ho versato neppure una lacrima (sebbene una settimana fa, ascoltando Sarkozy su France24, ho provato molta invidia per i Francesi).
    Soru per diventare padrone (pro tempore) della Sardegna ha distrutto la sinistra. Distruzione che sarà definitiva se tra due giorni vincerà. E la cosa mi farebbe versare qualche lacrima.
    Non che rimpianga l’establishment di sinistra annientato da Soru, rimpiango il pluralismo anzi, diciamola tutta: rimpiango la politica!
    Non per nulla i più ferventi supporter di Soru sono o persone che hanno sempre disprezzato la politica (generalmente vantandosene: … mai fatto politica …) oppure quelle che in Francia etichettano come “gauche caviar” (sinistra al caviale): persone libere dal bisogno, che fanno della politica una questione puramente intellettuale, culturale.
    Per carità: niente contro la cultura e gli intellettuali, ma in Italia sono ben lontani dal diventare la “classe generale” di cui tutte le democrazie hanno bisogno.
    Ne riparliamo da martedi’ prossimo.

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