Sergio Ravaioli
Organizzando le informazioni sparse nel sito Web della Regione Sardegna si deduce che negli ultimi anni la stessa ha impegnato per interventi della Società dell’Informazione, e cioè per informatica e telematica, circa 250 milioni di Euro (130 milioni fondi Comunitari e 119 milioni fondi Statali e Regionali), per quasi il 90% gestiti sotto il governatore Soru. Occasione irripetibile che, infatti, non si presenterà più.
Si tratta di un’enormità, che avrebbe dovuto produrre per la Sardegna il salto nel XXI secolo promesso nella campagna elettorale di cinque anni fa, ed al quale in molti (compreso chi scrive) abbiamo creduto sia per il curriculum di mister Tiscali, sia perché un’indagine dell’Osservatorio Industriale della Sardegna pubblicata nel 2004 attestava una robusta base imprenditoriale della nostra Regione in quel settore delicato, strettamente correlato agli incrementi di produttività e strategico per un superamento degli aspetti negativi connessi all’insularità.
Com’è andata?
I numeri precisi si avranno nella prossima legislatura: intanto i risultati li possiamo vedere guadandoci intorno e magari analizzando i rapporti prodotti da organismi terzi e disponibili su siti Internet, quali ad esempio:
http://bancadati.italialavoro.it/BDD_WEB/directly.do ?w=3&p=DOCUMENTA&titolo=strumenti_4703.jsp
oppure:
http://www.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20080307_00/
dai quali si evince cha la Sardegna, ai primi posti per entità della spesa regionale e per quantità di PC distribuiti negli uffici pubblici, in quanto a servizi disponibili online è sistematicamente al disotto della media nazionale e rispetto ad alcuni indicatori anche sotto la media meridionale.
Significativo di un approccio orientato più all’apparire che all’essere, è anche il fatto che, con sei anni di ritardo rispetto alla Lombardia e dopo aver speso un mare di denaro, la giunta regionale si è accorta che per erogare servizi online che vadano al di là dell’accesso alle informazioni di pubblico dominio (per i quali però si spendono poche migliaia e non centinaia di milioni di Euro) è necessaria, oltre che una complessa e robusta struttura di back office, anche una adeguata infrastruttura di gestione degli accessi capace di dare ragionevoli certezze sui soggetti che chiedono un qualche servizio senza doversi recare personalmente allo sportello. Ben venga quindi la delibera di giunta del 19 dicembre (2008 e non, come si sarebbe dovuto, 2004) con la quale si destinano circa 10 milioni di Euro per distribuire a tutti i Sardi tra i 18 ed i 65 anni la “Carta Regionale dei Servizi” (brevemente CRS), strumento chiave per i servizi di gestione delle identità, che da diversi anni il CNIPA indica come il pilastro tecnologico per la cooperazione tra diverse pubbliche amministrazioni.
Ma è legittimo chiedersi come mai tanto ritardo e perché mai i pilastri si tirano su dopo aver speso tanti soldi per costruire la casa ? E quanto bisognerà ancora spendere per adattare al “Sistema Pubblico di Connettività e Cooperazione” per il quale dal febbraio 2005 esistono precise norme di legge (in attuazione di una legge quadro del 2003) la Babele messa su con tanti progetti e tanti soldi?
Tale ritardo è in gran parte da attribuirsi personalmente al nostro Governatore, il quale ha evidentemente sopravvalutato le proprie competenze sistemistiche - informatiche (presuntuosamente fatte coincidere con le allora fortunate vicende borsistiche di Tiscali) e sottovalutato i problemi di interoperabilità dei sistemi informatici delle pubbliche amministrazioni. Riprova del dilettantismo con il quale vengono spese enormi risorse e sprecate storiche occasioni di modernizzazione è l’affermazione, che ancor oggi il governatore uscente ama ripetere: “Che senso ha spendere per centinaia di programmi di gestione dei servizi comunali, quando ne basterebbe uno gestito centralmente?”, come in effetti ha cercato di fare assegnando (non si sa con quale gara) diversi milioni di Euro al progetto COMUNAS (messaggio ricorrente per chi vi si collega: “Siamo spiacenti. Le pagine richieste non sono momentaneamente disponibili”). Dentro questa logica Orwelliana da “grande fratello” sarebbe lecito obiettare: “Ma allora perché un solo software a Cagliari per 377 Comuni e non uno a Roma per 8.101 Comuni? Oppure uno in India, a Bangalore, per tutti i Comuni del Mondo?”.
Non per nulla questa soluzione, buona per discussioni salottiere e forse per comizi elettorali, non è stata seguita da chi, come il CNIPA, se ne è occupato seriamente, ed ha invece proposto non la fantomatica riduzione ad uno dei tanti software in commercio, bensì –appunto- l’interoperabilità e la cooperazione applicativa: concetti più difficili da spendere nella propaganda auto celebrativa. Sistemi neppure facili da costruire, ma strada obbligata per renderli funzionanti e per non dissipare i nostri soldi in un perenne rinvio della verifica dei risultati.
Dopo oltre quattro anni di lavoro, dopo aver bloccato nel 2004 l’appalto da 48 milioni di Euro “Regione digitale” perché sperperava i soldi del contribuente, possiamo chieder conto dei servizi realizzati con somme che superano di cinque volte quella del presunto sperpero di Regione digitale? E quali risultati hanno i cittadini e le imprese della Sardegna, dagli interventi realizzati per gli Enti Locali in sostituzione di quelli (anche essi annullati) previsti dal programma “Isola digitale”?
E cosa dire dello scarso o nullo coinvolgimento delle aziende sarde nella realizzazione di quei progetti?
Sarà interessante ripetere l’indagine pubblicata nel 2004 dopo 250 milioni di spesa e cinque anni di governo di Mister Tiscali & Co.
7 commenti
1 Quesada
9 Febbraio 2009 - 12:34
Ma da dove li prende i numeri che spara fuori?
2 Sergio Ravaioli
9 Febbraio 2009 - 14:19
Per quanto riguarda i fondi Nazionali e Regionali le informazioni sono prese da questa pagina Web, a partire dalla quale si possono scaricare sia l’APQ Società dell’Informazione che i successivi tre atti integrativi:
http://regione.sardegna.it/j/v/30?s=1913&v=2&c=4392&t=1
Riassumo i dati principali:
APQ Società dell’Informazione (base: sottoscritto il 28.12.2004) Euro 56.226.000
1° atto integrativo (13.04.2005) Euro 35.360.000 (di cui POR 793.000)
2° atto integrativo (15.12.2005) Euro 25.000.000
3° atto integrativo (31.07.2007) Euro 20.240.000 (di cui POR 5.000.000)
Totale 135.826.000 Euro Togliendo la quota POR rimangono: 130.033.000 Euro
Per i fondi POR, da questa pagina:
http://regione.sardegna.it/argomenti/europa/programmazione_europea/2000-2006/por/monitoraggio.html
si può scaricare il rapporto sullo ”Avanzamento finanziario al 30 giugno 2008” (file pdf), nel quale a pag. 5 si può leggere che per la misura 6.3 “Interventi per il settore telematico” Il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) ha erogato un contributo di 94.660.000 Euro. Per la misura 6.4 “Formazione per la Società dell’Informazione” il Fondo Sociale Europeo (FSE) ha erogato 24.056.000 Euro.
Totale fondi Europei: 118.716.000 Euro. Totale complessivo 248.749.000 Euro
Va aggiunto anche che parecchi interventi di Information Technology sono inglobati in altri APQ (molti nell’APQ Beni Culturali) per cui un resoconto esatto richiederebbe un’indagine ad hoc che credo non tarderà ad essere svolta, o dal prossimo Consiglio Regionale o dalla Corte dei Conti (o da entrambi).
3 Comunas
9 Febbraio 2009 - 20:56
Pubblichiamo questo commento, purgandolo di alcune espressioni fuori luogo, non esimendoci però dal rilevare che l’Ing. Ravaioli si assume la responsabilità di quanto dice (”ci rimette la faccia” come rimprovera Comunas), mentre l’estensore di questo commento si nasconde dietro uno pseudonimo, ci invia uno scritto anonimo, che in quanto tale andrebbe cestinato. Non sarebbe meglio, caro lettore, confrontarsi con rispetto e mettendoci tutti la faccia? Non le pare che le sue argomentazioni avrebbero maggior forza?
Ravaioli, lei dovrebbe informarsi meglio, non andando a ripetere solo quello che gli esponenti di destra dell’Unione editoriale probabilmente le hanno fatto sapere.
Parlando di queste cose senza la giusta cognizione di causa, lei che può vantare molti trascorsi nell’Information Technology della PA, oggi ci rimette la faccia.
Eppure, dovrebbe sapere che questi signori che rimpiangono SardegnaDigitale sono solo quelli dell’Unione Editoriale (braccio informatico della società di Zuncheddu) e probabilmente parlano cosi solo perchè sono stati resi orfani (insieme ad Accenture, nota società di cui è partner il figlio del ns. caro Beppe Pisanu) proprio grazie a Soru dell’enorme “mangiatoia dell’e-gov” che quel progetto SardegnaDigitale rappresentava nel 2004. (Quel progetto conteneva tra l’altro il progetto eGos, che faceva molto peggio, seppure con molti più denari a disposizione, di quello che ora fa Comunas. Sono certo lei sappia a cosa si riferiva).
Comunas è forse una delle poche cose serie realizzate nell’eGovernment italiana.
Comunas non è un software centralizzato. Mi stupisco per la sua affermazione.
Comunas è solo un portale Web di FRONT-OFFICE PER I CITTADINI E LE IMPRESE.
E lavora interrogando in tempo reale i software dei comuni mediante webservices, ad un livello di complessità verso il quale il sistema pubblico di connettività SPcoop sta tendendo solo ora. Sicuramente quindi NON è un software centralizzato.
I comuni aderiscono permettendo di interrogare in modo protetto, al singolo cittadino autorizzato, i propri dati via xml.
Lo fanno sui loro server web e attraverso software che sono quelli da loro usati e loro forniti da molte aziende diverse. Nella logica più trasparente della cooperazione applicativa. Se lei trova un messaggio di errore, la colpa non è certo di Comunas, ma del sistema di quel comune che lei sta interrogando.
In ogni caso tutto il progetto Comunas è costato finora molto meno di 2 milioni di euro eppure mette in linea decine e decine di servizi su oltre cento comuni Sardi e raggiunge quasi un milione di cittadini. Di cui oltre 10mila sono utenti registratisi in 3 anni di attività che hanno usato i suoi servizi.
Il progetto eGos (tanto per rinfrescare la memoria) metteva in linea solo 5 comuni e 3 servizi eppure la giunta Pili ci investì sù per fare contenti i suoi amici oltre 9 milioni di euro in 3 anni.
Provi anche ad indovinare quanti cittadini utilizzarono in 4 anni quel progetto? Glielo dico io: meno di 50.
Chi era quindi più propenso ad apparire o a essere?
La maggior parte dei 200 milioni a cui si riferisce sono infatti stati destinati dalla regione a decine di altri progetti.
Tutti molto più avanti di quanto non si immagini.
E la Sardegna è la 3° regione italiana per uso dei sistemi online della PA da parte dei suoi cittadini, se rapportati alla sua popolazione. I dati ISTAT vanno letti e interpretati.
Tra questi progetti ci sono sia l’intera digitalizzazione delle centrali telefoniche obsolete (fatta per portare l’Adsl in tutta l’isola che sarà la prima regione in italia per questo) entro il 2009 ma anche il rifacimento di tutti i sistemi regionali e della sanità.
Oltre a ciò, ci sono 15 portali tematici, tra cui SardegnaDigitalLibary, SardegnaTurismo, Sardegna3D e molti altri.
Ognuno di questi progetti è considerato un caso di eccellenza nel resto d’italia.
4 Sergio Ravaioli
10 Febbraio 2009 - 12:29
Egregio signor Comunas,
“Gli altri hanno fatto peggio di noi, quindi noi siamo bravi!
Se critichi Soru vuol dire che sei nostalgico di Pili!
Anche Zuncheddu ci critica quindi tu sei il portavoce de L’Unione Editoriale!”
Questo è il clima da curva sud nel quale vive la politica sarda e nazionale da ormai troppo tempo.
Si vince o si perde utilizzando al meglio il fattore K (Komunism) oppure il fattore B (Berlusconismo), non amministrando bene o male, e tanto meno ragionando.
Siccome ragionare è una delle poche cose che credo di saper ancora fare, insisto.
“Gli altri sono peggio di noi”. Concordo che il programma di e-Government è stato una grande mangiatoia priva di risultati, però non varato dalla giunta Pili, ma dal DIT (Dipartimento per l’Innovazione e le Tecnologie), e precisamente dall’ufficio allora diretto dal dr. Giulio De Petra il quale, come noto, ha poi proseguito la sua opera qui in Sardegna in qualità di Direttore della “Direzione generale per l’innovazione tecnologica e per le tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni” dipendente dalla Presidenza Regionale.
Non sono nostalgico di Pili: sono nostalgico della buona amministrazione!
Non sono portavoce de l’Unione Editoriale, tanto è vero che lo scorso 29 dicembre ho inviato all’Unione Sarda una mia nota sostanzialmente uguale a quella qui sopra, mai pubblicata. Come mai? Devo forse chiedere spiegazioni a Soru oppure a Beppe Pisanu?
Arriviamo alla vostra bravura: può essere pure che voi siate bravi: conosco un paio di vostre persone e lo sono, o almeno lo erano; se nel progetto Comunas c’è qualcosa che merita di essere salvato, spero vivamente che lo si farà.
Il punto sul quale meriterebbe discutere è il rapporto tra benefici e costi di ciò che avete fatto (voi come gli altri) e del rispetto della legalità nelle procedure di affidamento degli incarichi. Su quest’ultimo punto anche lei sorvola; io non ricordo un bando di gara per Comunas, ma può essere che la memoria mi difetti: prego me la rinfreschi.
Riguardo al costo: non è vero che Comunas è costata 2 milioni, è costata 4 milioni e 700 mila Euro (diciamola in lire: più di nove miliardi). Due milioni assegnati con il secondo atto integrativo all’APQ (15.12.2005) e 2.700.000 con il terzo atto integrativo (31.07.2007), il quale precisa che l’estensione è rivolta ad incrementare i servizi e ad estendere la fornitura dei servizi comunali in modalità ASP, la qual cosa, per chi ne capisce un po’, non lascia dubbi che si tratti di servizi gestiti centralmente (come fa Zucchetti, Maggioli e qualunque altro grosso fornitore). Documenti disponibili sul sito RAS, vedi link in precedente intervento. (Lei non si firma: siamo sicuri che lavora per Comunas ???).
Diecimila utenti registrati in tre anni già sono pochi e per di più vanno presi con riserva: infatti l’iscrizione a Comunas scade dopo sei mesi di non collegamento al sito, e quindi io per verificare periodicamente la progressione dei servizi (per Cagliari inesistente) mi sono dovuto iscrivere tre volte, ricevendo per tre volte la lettera con parte della password, per scoprire sempre che il solo servizio disponibile era sapere quando e dove sono nato (cioè visualizzare la mia scheda anagrafica). Sono stato conteggiato una volta oppure tre?
Ma il problema è più vasto e serio di questa polemichetta che poco mi interessa. Ciò che mi indigna è lo spreco di un’occasione storica: cinquecento miliardi di lire disponibili nel periodo in cui nel mondo tutto è stato convertito al digitale ed al telematico; soldi in gran parte sperperati per stupidaggini che neanche hanno alimentato i consumi perché hanno preso il volo per il continente, mentre invece avrebbero potuto far crescere anche qualitativamente il sistema imprenditoriale sardo coinvolgendolo in progetti all’avanguardia.
Al di là della propaganda e dell’autogiustificazione, basti un dato: “Comuni che consentono a cittadini e imprese di effettuare pagamenti on-line: Sardegna 31,4% - Media nazionale 42,9%” nel Meridione siamo davanti solo alla Calabria. Dati ISTAT 2007 vedasi tabella Excel – Tavola 20 scaricabile da qui:
http://bancadati.italialavoro.it/BDD_WEB/directly.do?w=3&p=DOCUMENTA&titolo=strumenti_4703.jsp
5 Quesada
10 Febbraio 2009 - 14:00
Del progetto eGoS ho notizia che all’arrivo del governatore Soru non era ancora stato speso un Euro. Perchè non l’ha bloccato come ha fatto con altri progetti?
Anzi, diciamo che lo ha rifinanziato perchè dai link che riportava Ravaioli leggo che
“Il progetto Comunas ha lo scopo di estendere il progetto eGoS….”
Che casino !
6 scarognas tecnologik
11 Febbraio 2009 - 23:55
“I Sardi non devono fare + i camerieri in costa smeralda!” Questo è uno degli sloogan usati da Soru.
Invece a causa delle gare di mister tiscali ho visto sparire diverse aziende sarde, tagliate fuori da capitolati che richiedevano requisiti di fatturato e di commesse irragiungibili anche se le avessimo accorpate tutte insieme. Purtroppo nei progetti portati avanti da soru non abbiamo potuto fare neanche i Zeracchi. Ma mister Soru ha rimediato dando in affidamento diretto comunas a sole tre aziende presenti sul territorio. Non so che parametri di scelta abbia usato per selezionare solo queste tre aziende: non puo’ essere di certo il fatto che un socio di queste è di Sanluri?
non puo’ essere di certo il fatto che queste siano leader nel territorio isolano?
Non potrebbe essere per competenze? anche perchè nessuna aveva realizzato progetti simili.
Ma senza dubbio Il mio governatore selezionando solo quelle tre aziende ha creato una disparità verso tutte le altre: Studiok, Deltadator, Siscom, A&B, Zucchetti, krenensie,l Saga, maggioli etc.
Caro Comunas per riparare a tutto soru ha provato ad accreditare le altre aziende promettendo un obolo per interaggire e cercare di animare Comunas… Stolto chi ha accettato.
In un periodo di interoperabilità è masticcata da tutte le aziende che senso aveva riempire le i salvadanari di sole tre aziende con un affidamento diretto!?
Tra le aziende che ho nominatoci sono aziende che hanno progetti di interoperabilità di integrazione di banche dati diverse, di gestione di tributi che son al RIUSO CNIPA (Progetti Gratis) già collaudati.
io da cittadino sardo, contrariamente al Signor Comunas non vedo i servizi che il contenitore comunas o la PA sarda offrono: se devo firmare un un contratto con un ente o protocollare un documento devo recarmi presso l’ente….sapete cos’è la firma digitale e quanti enti la usano?
Qualcuno mi deve dire cosa ci faccio con le Password che ho ricevuto da comunas(MEDIOEVO) quando i dati tributari del mio Comune sono in mano di società esterne?
7 Sergio Ravaioli
13 Febbraio 2009 - 12:30
Ho letto l’appello al voto firmato Soru pubblicato oggi sulla stampa locale.
Aprrezzo il senso del pudore che lo ha portato ad escludere, dall’elenco delle sue gloriose realizzazioni, quanto fatto per la Società dell’Informazione.
Mi auguro che ciò preluda a sostanziali correzioni, comunque vadano le elezioni (dò per scontato che ci saranno se vincerà Cappellacci).
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