Rosamaria Maggio
Sono appena rientrata da un viaggio in due stati, Israele e Palestina ……ovviamente è una farsa…sono entrata dalla frontiera israeliana all’aeroporto Ben Gurion e poi, nel percorrerlo con la mie compagne di viaggio (mia figlia e Francoise), abbiamo attraversato check point isreliani soprattutto e palestinesi (molti di meno), attraverso un territorio ridotto ormai ad una fetta di gruviera.
Comunque la si voglia vedere, immaginare due stati in questa situazione diventa sempre più complesso perchè ormai, se era difficile pensare ad una Palestina costituita dalla Cisgiordania e dalla striscia di Gaza mentre la parte israeliana conservava la sua integrità territoriale, le occupazioni degli ultimi anni, hanno frantumato i territori paelestinesi, ed hanno altresì ridotto Israele ad una pelle di leopardo.
Devo confessare che, seppur proveniendo da una educazione religiosa cattolica formatasi nella famiglia e nell’associazionismo e volontariato, ed essendo in età adultà diventata ormai assolutamente laica, i percorsi di”fede” non mi hanno emozionato, non solo per la mia mancanza di fede, ma anche e soprattutto perchè non si possono visitare questi territori ignorando l’ignobile realtà che si perpetua da quasi 70 anni (69 per la precisione, dalla Naqba, come la chiamano i palestinesi), nell’indifferenza o quasi, del mondo intero.
La forte presenza di pellegrini, soprattutto cattolici, mi sembra caratterizzata dalla inconsapevolezza dei più, che visitano quei lughi in uno stato di totale coinvolgimento spirituale che consente di ignorare la situazione circostante. E’ questa l’impressione che ne ho ricavato scambiando alcune battute con alcuni volontari cattolici che ci raccontavano rapiti, di aver trascorso quasi una notte all’interno del Santo Sepolcro, perchè chiusi erroneamente dentro dai guardiani ortodossi, ma che aveva consentito loro di trascorrere quelle ore in preghiera…a poche centinaia di metri dalla piazza del Municipio di Betlemme dove le donne di mariti, figli ,padri, detenuti da anni, condannati all’ergastolo sulla base di processi sommari, cercano di denunciare al mondo intero con la loro presenza, la situazione dei detenuti palestinesi e di alcune centinaia che fanno lo sciopero della fame……
Mi sono ricordata di alcuni viaggi in Turchia in cui la condizione dei Kurdi mi era stata celata, per i turisti la Turchia è bravissima nell’accoglienza e solo quando sono tornata per la terza volta con l’associazione sardegna- kurdistan ed alcuni osservatori europei nella zona del Kudistan turco, fino a Dijarbakir eSyrnak, ho avuto la reale consapevolezza di quella che era la condizione di segregazione e di negazione di identità che il popolo Kurdo subiva da anni.
Allo stesso modo credo che in Israele si pratichi la politica dell’ accoglienza dei pellegrini di modo che possano ignorare quanto accade ai palestinesi.
Popolo, territorio, sovranità, sono gli elementi che caratterizzano uno Stato.
La Palestina possiede i primi due, il terzo gli è negato dai più, da quegli stati che in gran parte hanno contributio a creare questa situazione
Con la Risoluzione delle nazioni unite 181, con il voto favorevole di 33 nazioni, quello contrario di 13 (tra cui gli Stati arabi) e l’astensione di 10 nazioni (tra cui la stessa Gran Bretagna che ne aveva avuto il prottetorato), venne sancita la spartizione della Palestina in due Stati, uno arabo e uno ebraico, il controllo dell’ONU su Gerusalemme e la fine del mandato britannico il prima possibile e comunque non oltre il 1º agosto 1948.
Da allora la situazione è solo peggiorata .6500 Palestinesi sono detenuti politici, 24 le prigioni israeliane e i centri di detenzione, 28 giornalisti detenuti, 56 donne, 13 membri del Consiglio legislativo palestinese, 300 ragazzi (di meno di 18 anni), 500 sotto detenzione amministrativa, 500 detenuti a vita, 85 detenuti malati.
Nella piazza di Betlemme le donne, Raja, Fatima (sono nomi di fantasia) e le loro amiche, quotidianamente, a turno, da anni con le foto dei loro cari abbracciate ed esposte, cercano di farsi sentire.
Said , la nostra guida, ci voleva portare ad Hebron. Diceva: Betlemme è turistica, se volete vedere che cosa è la condizione dei palestinesi, dovete venire ad Hebron. Dove vige il coprifuoco, la gente esce da casa velocemente per fare un po’ di spesa, dove le strade sono presidiate da controlli incessanti…..Abbiamo deciso che non ce la sentivamo di andare da sole…..e ci siamo mestamente dirette verso il check point israeliano, che cinge con un muraglione la città di Betlemme, a farci controllare per l’ennesima volta i documenti, i bagagli, l’auto…….per noi sono stati pochi giorni per loro è una vita!!!
Qualche giorno dopo il nostro rientro due buone notizie:la cessazione dello sciopero della fame dei detenuti palestinesi a seguito dell’accoglimento da parte israeliana di alcune loro richieste; la grande manifestazione a Tel Aviv, promossa dalla parte democratica che chiede il riconoscimento dello stato di Palestina!
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