Andrea Pubusa
L’opposizione al presidezialismo del campo democratico dei comitati nasce dall’assunto ch’esso non favorica la rappresentanza e la partecipazione al voto e che, in fondo, non produce governabilità. Non occorre lunga illustrazione per mostrare questa verità. La riprova ci viene proprio dalla Giunta Pigliaru. In Sardegna abbiamo oggi il più feroce dei maggioritari con iperpremio di maggioranza e doppio sbarramento e abbiamo anche il governo dei sapienti, quello vagheggiato fin dall’anichità da non pochi filosofi. Una giunta di professori universitari e legge maggoritaria: l’ideale per la governabilità. Eppure questa è una delle giunte più tristi e inconcludenti della storia dell’autonomia. Basta vedere la follia dell’assetto del governo locale con la nomina dei podestà a reggere le province, in violazione della Costituzione che ne postula il carattere rappresentativo delle rispettive comunità. E ancor peggio con la creazione di assurdi ambiti territoriali: la provincia del Sud Sardegna, non prevista nello Statuto, che va da costa a costa e giunge fino a Seulo e Sadali. Follia allo stato puro…per di più con sede non nel capoluogo Carbonia…ma a Cagliari, ossia fuori circioscrizione, nel territorio dell Città metropolitana. Basta vedere le erbacce e le voraggini nelle strade per rendersi conto della situazione in cui i ”sapienti” hanno ridotto il governo locale.
Più che una opzione ideologica è dunque l’osservazione empirica e consigliare di voltar pagina e tornare a privilegiare la rappresentanza. Anche se in materia elettorale l’opzione ideologica è in re ipsa, è inevitabile: chi è per una democrazia integrale opta per il proprozionale; nel maggioritario si privilegia una soluzione tendenzialmente oligarchica nelle sue varie sfumature.
Tuttavia, a ben vedere, la scelta elettorale del presidente non è di per sé in irrimediabile contraddizione con il sistema proprorzionale. In Germania ad esempio c’è compatibilità, seppure rimessa alla consuetudine costituzionale e/o alla prassi politica. Al momento del voto si sa chi diventa cancelliere: è il candidato della lista vincente, che se non raggiunge la maggioranza ha il conforto della Grosse Koalition. Il risultato? Rappresentanza e governabilità coesistono. Si può fare così in Sardegna? Possiamo provarci, possiamo fare da laboratorio e battistrada. Perché fermarci a su connottu, alle alternative note? Il problema è trovare un meccanismo che induca le liste alla dichiarazione preventiva di coalizione, dandole rilevanza non solo politica ma anche giuridica. Come fare? Si può lavorare sullo sbarramento: più alto per chi non si coalizza, più basso per chi lo fa. Si può aggiungere, per non ingessare il sistema, che chi non si coalizza non può nominare assessori fra i propri eletti, introducendo la regola che l’esecutivo va formato fra i consiglieri. Insomma, aguzzando l’ingegno e la fantasia, le coalizioni si possono individuare prima, assecondando le affinità politiche e di schieramento. Si assicura così al presidente eletto una maggioranza. Possono introdursi anche regole di contrasto al turismo politico. Possibilità di cambio casacca solo entro lo stesso schieramento, chi cambia schieramento va fuori dal Consiglio (proposta Zagrebelsky).
Certo, non sfugge che l’ingessamento in regole della dialettica politica conduce talora a fedeltà formali e a disobbedienze sostanziali, ma questo accade anche col maggioritario. Giustamente Tonino Dessì, con l’abituale acutezza, vede nella maggiorzanza attuale una crisi compressa, ossia uno stato di malessere che non sfoccia in crisi formale per via della regola simul stabunt simul cadent. Questo principio varrebbe anche nel sistema proporzionale qui proposto perché il presidente non è scelto dal Consiglio regionale ma degli elettori stessi. Quindi, niente di nuovo sotto il sole da questo punto di vista. Si potrebbe però mitigare il principio, razionalizzandolo: scioglimento dell’Assemblea solo in caso di dimissioni per ragioni politiche, avvicendamento col vice-presidente in caso di cessazione dalla carica per altre ragioni: morte, infermità permanente e simili.
Direte: ma con questa classe politica a che serve questo riflettere ed elaborare. Non m’illudo di risultati. Credo tuttavia che abbiamo, come intellettuali democratici e come Comitati, il dovere di spostare la frontiera del dibattito, di esplorare strade nuove capaci di coniugare realismo e democrazia piena. Insomma, anziché il richiamo al déja vu proviamo a uscire dal seminato, andiamo oltre su connottu.
1 commento
1 ElettorandoSardegna | Aladin Pensiero
27 Maggio 2017 - 08:37
[…] elettorale regionale: usciamo da su connottu? 27 Maggio 2017 Andrea Pubusa su Democraziaoggi. ElettorandoSardegna Aladinews Democraziaoggi aladin aladinpensiero Andrea […]
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